Cdp Equity possiederà il 7,3% del capitale azionario di Euronext, mentre l’istituto guidato da Carlo Messina deterrà una quota di circa l’1,3%
Secondo Euronext, il gruppo diventerà la prima sede di quotazione in Europa con oltre 1.800 società quotate
Fabrizio Palermo, amministratore delegato di Cdp: “La Borsa Italiana e le sue controllate diventeranno centrali nel sistema Euronext, nel quale l’Italia rappresenterà il mercato più rilevante, assumendo un ruolo di riferimento a livello continentale”
Il listino paneuropeo ha inoltre sottolineato il fondamentale “supporto di Cdp e Intesa Sanpaolo come investitori strategici, con impegno a lungo termine a sostegno della crescita del Gruppo Borsa Italiana per attirare le piccole e medie imprese sui mercati dei capitali e per sostenere le ambizioni di crescita di Euronext”. Contestualmente, infatti, il consiglio di amministrazione di Cdp ha dato il via libera a un accordo vincolante che permetterà l’ingresso di Cdp Equity (società interamente partecipata da Cdp) nell’azionariato di Euronext e l’acquisizione da parte di quest’ultima di Borsa Italiana. In questo modo, Cdp Equity possiederà il 7,3% del capitale azionario di Euronext, al pari della Caisse des dépôts et consignations, omologa di Cdp, mentre l’istituto guidato da Carlo Messina, dopo la diluizione del private placement, deterrà una quota di circa l’1,3%.
Un’operazione, tra l’altro, in linea con l’obiettivo di Cdp di sostenere le infrastrutture strategiche del Paese. Secondo la società, l’integrazione di Borsa italiana – con la presenza di 370 società quotate per una capitalizzazione complessiva superiore al 30% del prodotto interno lordo nazionale – “all’interno di un unico pool di liquidità paneuropeo, aumenterà la liquidità del mercato dei capitali italiano” nonché “la visibilità degli emittenti italiani”.
Stephane Boujnah, amministratore delegato di Euronext, ha invece affermato che “la combinazione di Euronext e del Gruppo Borsa Italiana, con il supporto strategico di investitori di lungo termine come Cdp, offre l’ambizione di costruire la principale infrastruttura di mercato paneuropea, collegando le economie locali ai mercati dei capitali globali”. Soddisfazione anche per Carlo Messina, consigliere delegato e ceo di Intesa Sanpaolo: “Da grande gruppo bancario europeo, crediamo fortemente in un progetto che porta verso una maggiore integrazione e il rafforzamento dell’infrastruttura finanziaria del Continente. A breve, con la Brexit, l’Europa perderà il suo mercato dei capitali più importante. Noi crediamo che sia un’opportunità preziosa per costruire un mercato finanziario profondo al di fuori di Londra o New York”. “Il nostro – aggiunge Messina – è un investimento strategico a favore di un progetto europeo che porta verso la Capital Markets Union e nel contempo sostiene le realtà italiane che vogliono espandersi anche oltre i confini nazionali, consentendo l’accesso a servizi che possano rafforzarle da un punto di vista patrimoniale e renderle più competitive a livello internazionale”.
Il gruppo così combinato diventerà infatti la prima sede di quotazione in Europa con oltre 1.800 società quotate e 4,4 trilioni di euro di capitalizzazione di mercato complessiva delle società quotate, ma anche la sede principale per i mercati secondari in Europa e per il finanziamento azionario. Intanto, precisa Euronext, il corrispettivo di 4,325 miliardi di euro “sarà pagato in contanti alla chiusura” e il “completamento della proposta di combinazione è previsto nella prima metà del 2021”.
Tira il freno Rony Hamaui, professore a contratto dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che in un intervento per lavoce.info nelle scorse settimane aveva sottolineato come l’operazione “se da un lato ci permette, seppure a caro prezzo, di giocare un ruolo rilevante sullo scacchiere europeo in un settore in forte sviluppo, non ci assicura affatto che le imprese italiane correranno a quotarsi”. Inoltre, aggiunge, Euronext “dove le commissioni tradizionali pesano ancora per il 75% del suo fatturato, più che un’infrastruttura paneuropea dovrà evolvere verso una società di gestione dei dati, se vorrà competere con le sue più forti rivali”. Secondo Hamaui, per rendere un servizio al Paese, bisognerà aprire un tavolo di discussione con i partner francesi su una serie di temi molto più operativi, come il costo dei servizi per gli intermediari e i clienti finali, la qualità della piattaforma utilizzata, una drastica semplificazione della documentazione richiesta per la quotazione e la disponibilità della ricerca.