Le autorità fiscali di tutto il mondo hanno agito con una forza senza precedenti per combattere gli effetti avversi della pandemia. Un’azione “davvero senza precedenti e decisiva, ed estremamente importante per evitare un collasso finanziario ed economico”, come dice Vitor Gaspar, direttore del Dipartimento per gli affari fiscali del Fondo monetario internazionale. Le misure includono spese dirette, tagli fiscali, prestiti e garanzie e iniezioni dirette di capitale. I governi hanno impegnato 11.700 miliardi di dollari, pari al 12% della produzione globale. 7.500 i miliardi di dollari iniettati dalle banche centrali nel mondo con gli acquisti di titoli di Stato e societari.
È importante “non ritirare gli stimoli all’economia troppo presto nonostante gli elevati livelli di debito” a livello globale: “l’economia riapre, ma l’incertezza resta”. Gli aiuti dovrebbero diventare però più selettivi, con una seria lotta all’evasione fiscale. “I governi dovrebbero anche considerare tasse più alte per i gruppi più ricchi e per le aziende più redditizie. Questo aiuterebbe a pagare per servizi essenziali, come la sanità e le reti di assistenza sociale durante una crisi che ha colpito in modo sproporzionato i segmenti più poveri della società”.
È perciò necessario un “ulteriore sostegno per proteggere le persone che non possono guadagnarsi da vivere nelle circostanze attuali e per promuovere una forte ripresa”, aggiunge l’Fmi. Ciò è particolarmente vero per quelle economie emergenti che già partivano da livelli elevati di indebitamento. Si prevede che tra 100 e 110 milioni di persone in tutto il mondo cadranno in estrema povertà a causa della recessione. Per questi Stati, l’International Monetary Fund vede avvicinarsi forme di ristrutturazione del debito senza trascurare la “lotta alla povertà e alla disuguaglianza per garantire la pace sociale e la crescita sostenibile”.