Filippo Diodovich, senior strategist di IG Italia, rileva che “tutto il comparto tech ha avuto una correlazione positiva con il coronavirus. Le persone hanno usufruito delle nuove tecnologie non solo per l’intrattenimento da lockdown ma anche per lavorare. I titoli petroliferi sono legati indubbiamente all’economia reale, ed è facile vedere come i grafici del loro andamento sui mercati siano gli uni l’opposto degli altri”.
“Molti hedge fund hanno cercato di speculare sull’entusiasmo nei confronti dei tecnologici, si pensi al caso Softbank”. Ma i fondamentali di questi titoli sono generalmente buoni. Per questo l’analista si dice “ancora positivo sui tecnologici”. Il settore ha portato a “un cambiamento di visione da parte dei consumatori”. Al momento i guadagni cumulati annuali delle big tech (Apple, Amazon, Alphabet, Facebook) restano ancora nella media di un altisonante 30%, mentre quelli delle società tech di minori dimensioni si attestano comunque su un 20% (media Nasdaq) di rialzo.
“Anche per il settore farmaceutico abbiamo assistito a una forte correzione rispetto ai massimi di agosto”, sottolinea poi Filippo Diodovich. “Alcuni gruppi che partecipano alla corsa per il vaccino rimangono ancora con performance ‘monstre’ da inizio anno come Novavax +2125% e Moderna +185%. Altri grandi titoli del comparto farmaceutico che partecipano alla corsa per il vaccino hanno performance molto piu’ modeste come Astrazeneca +8% ytd e Pfizer -6% ytd”.
Su Tesla pesa il mancato ingresso nello S&P500
Discorso a parte per Tesla. Le azioni del colosso delle auto elettriche di lusso l’8/9 sono crollate del 28%. Secondo alcuni osservatori, la società di Elon Musk è stata vittima di un eccesso di aspettative, fra cui quella del suo ingresso nell’indice S&P500, prospettiva questa che poi non si è avverata. La mancata inclusione nel più importante indice azionario globale esclude automaticamente il produttore automobilistico dai fondi indicizzati. Un brutto colpo: questi fondi acquistano automaticamente i titoli inclusi nei principali indici azionari. Ma non è tutto. Alla base del crash delle automobili high tech ci sarebbe anche l’insostenibilità del suo bilancio, secondo alcuni osservatori. Tesla infatti guadagna anche dalla vendita di crediti normativi ad altre case automobilistiche, operazione che la legge della California consente. Da queste vendite, la casa di Elon Musk avrebbe guadagnato un miliardo di dollari solo nell’ultimo anno.