I titoli stellari del comparto tech hanno trainato il rally azionario Usa verso il miglior agosto di sempre dal 1986, anche se Wall Street ha chiuso in altalena
Il carico maggiore lo ha messo la numero uno dell’S&P 500 – Apple, 2000 miliardi di dollari di capitalizzazione – che nel mese più caldo dell’emisfero boreale è cresciuta del 18% a Wall Street. Le big tech nel complesso vi hanno contribuito per un terzo
Nel coro della tifoseria azionaria, si levano però alcune voci contrarie. La media dei prezzi S&P 500 è ancora lontana dai picchi del febbraio 2020. Gli analisti in particolare temono il cosiddetto “rimbalzo a K”
Nel coro della tifoseria azionaria, si levano però alcune voci contrarie. La media dei prezzi S&P 500 è ancora lontana dai picchi del febbraio 2020. Il rally è stato trainato da pochi titoli tech blue chip. Gli analisti in particolare temono il cosiddetto “rimbalzo a K”. Si tratta una biforcazione severa e speculare del mercato: a un crollo repentino e condiviso, fanno seguito due rimbalzi di segno opposto. L’azionario legato al commercio online e al lavoro agile è in salita, ma quello di altre tipologie di imprese (es. Domino Pizza, Colgate-Palmolive, la compagnia navale Carnival, Ralph Lauren) è ancora lontano dal recupero. Al momento, il 20% delle società dell’S&P 500 è al di sotto del 50% rispetto ai propri massimi. Di contro, le big tech sono salite del 56% da marzo. La media è del -28% se paragonata ai picchi. Gli esperti (tipo Michael Kantrowitz di Cornerstone al Financial Times) ammoniscono che le performance dei primi della classe nasconde sotto la superficie una realtà tutt’altro che rosea.
Intanto, Zoom quadruplica le sue entrate rispetto allo scorso anno. La società californiana specializzata in servizi di teleconferenza nel secondo trimestre dell’anno incassa 663,5 milioni di dollari, cifra al di sopra delle previsioni, con il 355% in più rispetto allo stesso periodo del 2019. E il titolo del gruppo vola nelle contrattazioni after hours a Wall Street, sfiorando il 10%.