Tariq Fancy è stato il cio per gli investimenti sostenibili di BlackRock fino al marzo 2019. Credeva nel suo ruolo, all’inizio, prima che prendesse il sopravvento la consapevolezza di proporre fondi “privi di reale impatto” nella grande sfida al cambiamento climatico
La sua è un’amara conclusione: una vera lotta al riscaldamento globale è contro gli interessi a breve termine di Wall Street
Tariq Fancy non si limita ad affermare che la finanza sostenibile incide poco sulla condotta delle imprese. Secondo lui, è “placebo pericoloso”, una “distrazione” che reca “più danno che beneficio” nella lotta al cambiamento climatico. Questa sua tesi ha di recente guadagnato visibilità sui grandi media americani per una semplice ragione: perché a sostenerla è la stessa persona che, per circa due anni fra il 2017 e il 2019, ha ricoperto la carica di chief investment officer degli investimenti sostenibili in BlackRock, la più grande società di gestione patrimoniale al mondo. BlackRock ha assunto la guida del movimento Esg dai tempi della lettera agli investitori firmata dal fondatore e ceo Larry Fink nel 2018 ed intitolata: “A sense of purpose”, “Una percezione dello scopo”. Secondo Fink, questo “scopo” è accompagnare un mondo più sostenibile grazie al contributo della finanza. Il ceo di BlackRock è diventato, nella rappresentazione di Fancy, il leader di una corrente di pensiero per la quale i profitti e il “purpose”, l’obiettivo della sostenibilità, non sono affatto in conflitto. Il 43enne canadese, oggi alla guida della sua società non-profit Rumie e svincolato dal mondo finanziario, crede che cose stiano diversamente.
In un saggio di 40 pagine pubblicato gratuitamente su Medium, Fancy ha raccontato i retroscena della macchina Esg, sostenendo che la stragrande maggioranza dei fondi non ha reale impatto. Non solo: l’ex cio di BlackRock sostiene che la ricerca del profitto e la lotta al cambiamento climatico collimano solo in una minoranza dei casi. Per fare davvero quanto necessario per il clima, ossia cambiare le regole del gioco e costringere le imprese a ridurre le proprio impatto, sono solo i governi a poter intervenire, ha affermato Fancy. Nessuna azienda, infatti, sacrificherà parte dei suoi profitti per la causa del cambiamento climatico: sarebbe contro il patto fiduciario sottoscritto con i suoi azionisti.
L’ex cio di BlackRock ritiene che la narrazione Esg distolga l’attenzione da queste scomode verità, poiché porta i risparmiatori a credere che le imprese abbiano già tutto l’interesse a fare quanto serve per combattere il cambiamento climatico. “BlackRock ha peggiorato le cose guidando il mondo verso questo miraggio pericoloso” ha scritto l’ex cio nel suo saggio, facendo così “bruciare tempo prezioso”.
Ufficialmente BlackRock non ha commentato in alcun modo, salvo dire che la società è contraria al greenwashing. Larry Fink ha evitato del tutto di pronunciarsi, al punto che sono usciti dei titoli alcune settimane fa secondo i quali io l’avrei accusato di evitare intenzionalmente il dibattito. Ma ciò che è veramente interessante è che, dietro le quinte, le persone con cui parlo nella community degli investimenti, inclusi quelli quelli che si occupano di Esg, sono d’accordo con quanto sostengo. Ossia sul fatto che il fenomeno Esg sia composto principalmente da prodotti che non hanno un vero impatto e da narrazioni che spingono la gente a credere che il mercato magicamente correggerà da solo . Allo stesso tempo, le persone con cui parlo hanno difficoltà a dichiarare queste cose pubblicamente – magari perché il loro ceo o il loro team di comunicazione ha sostenuto qualcosa di diverso.
Ritiene che l’introduzione di una carbon tax e un’autentica lotta contro il cambiamento climatico sia contro gli interessi di Wall Street?
Si. Potranno dirvi di no, ma ovviamente lo è. In generale, il cambiamento che dobbiamo apportare sotto il profilo della sostenibilità ci costerà del denaro. Il cambiamento climatico non è una benedizione, ma una crisi e risolverlo comporterà dei costi. Combattere il cambiamento climatico, ovvero aumentare alcune tasse e incrementare la regolamentazione, deprimerà in una certa misura la crescita del Pil e degli utili societari, nel breve termine. Quando ti confronti con una crisi a lungo termine come questa, ma hai un sistema con incentivi molto a breve termine, ebbene non si cercherà di risolvere il problema oggi, ma di rinviarlo per quanto possibile. In questa situazione. la cosa più redditizia che una grande azienda può fare è esercitare la sua influenza per ritardare la legislazione adeguata ad affrontare il problema del clima. Così potrà spremere quanto più profitto possibile.
Gli asset manager non mettono l’accento sui cambiamenti necessari per combattere il riscaldamento globale perché non hanno interesse a farlo?
É così, del resto non sono pagati per risolvere il cambiamento climatico, ma per battere le aspettative sui risultati trimestrali. Dovremmo chiederci che cosa definisca nel concreto un ‘business responsabile’. Se la risposta è un business che crea una serie di nuovi fondi con costi di gestione più elevati e che spende milioni di dollari per comunicare un prodotto nella consapevolezza che non ha un reale impatto sull’ambiente… come possiamo chiamare tutto questo ‘responsabile’? Mi sembra piuttosto ridicolo.
Quale ruolo vede per l’industria del risparmio nella transizione verde?
Credo che la cosa più responsabile da fare per gli asset manager sia essere molto più onesti su cosa i fondi sostenibili possono e non possono fare. Ma non è ciò che avviene adesso. Ci stanno vendendo questi fondi come se fossero una grande soluzione per risolvere i nostri problemi. La gran parte dell’Esg investe in azioni quotate che cambiano semplicemente il contenitore in cui si trovano e non ci sono prove che questo abbia un impatto. In secondo luogo, i gestori e gli imprenditori dovrebbero invocare l’intervento dei governi per cambiare le regole del gioco. Intendiamoci, non sta a Larry Fink decidere come dobbiamo combattere il cambiamento climatico, perché non è eletto da nessuno. E i suoi interessi, nonostante abbia in gestione migliaia di miliardi, non sono necessariamente allineati a quelli collettivi. La finanza può avere un ruolo per la sostenibilità, ma c’è un sistema di incentivi che deve essere cambiato e questo lo possono fare solo i governi.
L’attenzione delle nuove generazioni verso l’ambiente non sta già incrementando la convergenza fra profitti e sostenibilità?
L’area in cui ciò che funziona per l’ambiente non danneggia i profitti non è grande come vogliono farci credere, ma io sono convinto che crescerà in futuro perché come hai messo in evidenza le nuove generazioni sono più consapevoli. Inoltre, hanno anche molti più strumenti a disposizione rispetto ad un tempo per valutare cosa sta facendo una determinata azienda. Un tempo queste informazioni non erano facilmente disponibili. Quindi l’area in cui profitto e interventi sostenibili coincidono si sta estendendo, ma non abbastanza in fretta perché possano avvenire i cambiamenti di cui abbiamo bisogno. Quindi c’è veramente bisogno che i governi intervengano e questo per decenni non è accaduto.
L’impact investing è una tipologia di investimento sostenibile che reputi più efficace?
Fra tutti gli asset che vengono etichettati come sostenibili, gli unici abbiano un vero impatto sul mondo reale sono l’1-2% che investono a lungo termine su società non quotate, poiché stanno iniettando fondi freschi in società innovatrici, come i climate tech venture capital. E’ solo una frazione del totale, ma è positiva. Il problema è che per la vasta maggioranza dei prodotti Esg non c’è ragione di credere che abbiano un impatto perché stanno solo spostando denaro . Il modo in cui funziona il settore finanziario le impone di spremere profitti ovunque sia possibile: ma, intendiamoci, è una cosa buona, è così che deve funzionare. Se c’è denaro sul tavolo, e lo so bene perché ho lavorato in un hedge fund molti anni fa, se è legale e fa fare soldi qualcuno lo troverà e ci investirà su.