Nel 2020 le Criptovalute sono state protagonista di un rally persistente che ha portato Bitcoin a guadagnare il 302%. Ethereum, Cardano, Chainlink hanno fatto ancora meglio più che quadruplicando le valutazioni di inizio 2020
Secondo Simon Peter il principale driver che ha guidato i prezzi delle criptovalute è stato un aumento della domanda, in particolare modo istituzionale, sia in cerca di rendimento che di copertura dal rischio inflazione
Istituzionalizzazione delle stablecoin e regolamentazione contro truffe e manipolazioni dei prezzi, sono due scenari probabili che sosteranno ulteriormente il corso al rialzo delle criptovalute
Il 2020 delle criptovalute in numeri
Nei tonfi del 2020 c’è una “neofita” asset class che si è salvata: le criptovalute. E non si tratta solo di Bitcoin, il quale ha raggiunto il suo massimo storico, per poi riassestarsi, sfondando la soglia dei 40 mila dollari. Nel giro di dodici mesi tutte le principali valute digitali hanno guadagnato e ora il mercato nel suo complesso vale più di 1000 miliardi di dollari. A guidare la classifica per rendimento generato nell’ultimo anno ci sono state sia criptovalute “minori”, quali Chainlink (486%) e Cardano (451%), – sia le due regine del mercato Bitcoin (302%) ed Ethereum (476%), che cubano sugli investimenti in criptovalute per il 90% . Non tutte però brillano. Un’altra importante criptovaluta come Ripple ha fatto guadagnare a chi le ha dato fiducia solo il 10%. Come si spiega una tale differenza?
Le criptovalute offrono anche copertura
Secondo Simon Peters, come per ogni asset class, valgono due regole: conoscere per investire e diversificare. Nel mercato infatti ci sono più di 8 mila criptovalute, con finalità e prospettive diverse. “Ripple quest’anno ha avuto problemi ad inizio anno con la Sec e le valutazioni ne hanno risentito. Ethereum invece è stata favorita dagli investitori su Bitcoin che hanno deciso di realizzare il profitto e hanno riallocato su criptovalute con una correlazione positiva rispetto allo stesso Bitcoin” spiega Peters. Al netto delle diverse dinamiche di prezzo, i corsi sono stati guidati da un aumento senza pari della domanda, meno di origine speculativa e più orientata al lungo termine, “non solo dagli investitori al dettaglio. Le istituzioni di tutto il mondo stanno guardando al Bitcoin sia come una risorsa di crescita che come un modo per proteggersi dall’inflazione, che potrebbe tornare, alla luce di tutta la liquidità immessa nel sistema per fronteggiare la crisi covid. Inoltre, gli scambi stanno diminuendo, segno che più investitori hanno adottato un orizzonte temporale meno speculativo”.
Sarà differente questa volta?
Tuttavia, c’è chi pensa che le valutazioni siano troppe alte e che gli investitori siano smemori di quanto successo appena due anni fa. Una prima prova di bolla c’è stata settimana scorsa, quando il Bitcoin in appena quattro giorni ha perso il 16%. Secondo Peters le cose comunque andranno diversamente rispetto al 2018. “La principale differenza tra questa corsa al rialzo e l’ultima è quanto il Bitcoin sia maturato, con gli investitori istituzionali ora sempre più attivi nello spazio crittografico. Sia per guadagnarci che per coprirsi dal rischio inflazione, che se dovesse tornare accelererebbe questa tendenza. Inoltre, le grandi istituzioni che detengono Bitcoin come riserva possono anche iniziare ad accettare Bitcoin come mezzo di pagamento per beni e servizi” afferma Peters che spiega che comunque, sebbene la tendenza a lungo termine sia chiara, c’è da aspettarsi volatilità e ribassi, il che è naturale dopo i guadagni monstre generati.
Stablecoin, nuova valuta delle banche centrali?
Se non un crollo cosa aspettarsi dal 2021? Un anno che, se non nei numeri, sarà comunque all’insegna del sereno come quello appena passato. Oltre che per il possibile ritorno dell’inflazione, buoni motivi per credere a corsi ancora al rialzo sono istituzionalizzazione e regolamentazione. Al centro della prima dinamica ci sono le cosiddette stablecoin, ovvero criptovalute che essendo ancorate a un mezzo di scambio stabile, non soffrono di oscillazioni eccessive di prezzo. “L’interesse da parte delle istituzioni verso le stablecoin, come Diem di Facebook, è sempre più forte. Recentemente l’ufficio statunitense del Comptroller of the Currency (OCC) ha affermato che le banche nazionali possono utilizzare queste criptovalute per attività di pagamento” afferma Peters che è dell’opinione che in un futuro non troppo lontano le banche forniranno ai propri clienti la possibilità di convertire la valuta fiat in una stablecoin all’interno dell’app bancaria.
Regolamentate le criptovalute
Per quanto riguarda infine l’aspetto normativo una maggiore regolamentazione è probabile ed è auspicabile per poter superare tutta una serie di problemi. “Gli ambiti di intervento che più necessitano sono la custodia delle criptovalute sugli exchange cetralizzati e nuove misure per ridurre al minimo le truffe. Inoltre una maggiore regolamentazione potrebbe anche aiutare a ridurre al minimo le preoccupazioni sulla manipolazione dei prezzi. Tuttavia, le autorità preposte dovrebbe sviluppare un quadro normativo non troppo rigido che soffochi la crescita e l’innovazione”