Non credo di poter trovare una definizione piu? calzante di Sacro Graal per parlare del Patek Philippe 1518 in acciaio. E? uno degli orologi a me piu? cari, non solo per aver avuto l’onore di possederlo per tanti anni, ma perche? rappresenta senza alcun dubbio il punto di arrivo per qualsiasi collezionista di orologi.
Peccato pero? che, almeno stando agli esemplari pubblicamente apparsi e conosciuti, solo quattro persone al mondo posso rag- giungere questo ambito traguardo. E? un orologio mitologico, rappresenta un sogno, un’emozione anche solo poterlo aver visto una volta nella vita.
Pertanto averlo posseduto e? un privilegio che mi piace raccontare: per farlo, devo tornare al 2007. Durante la sessione primaverile delle aste ginevrine, dopo anni di corteggiamento, riesco finalmente a convincere il collezionista che lo possedeva da tanti anni a cedermelo. Non potro? dimenticare mai la passeggiata notturna lungo il lago di Ginevra immaginando il giorno in cui lo avrei finalmente tenuto tra le mani.
Erano gli anni in cui i collezionisti erano piu? o meno tutti conosciuti e si trovavano principalmente in Europa (Italia in primis) e Stati Uniti. Ancora non si vedevano i ricchi e importanti collezionisti asiatici che ormai da anni dominano le scene internazionali non solo delle aste ma anche delle trattative private piu? rilevanti. Per poter descrivere il 1518 acciaio si dovrebbe avere la possibilita? di confrontarlo con un esemplare in oro giallo e, perche? no, anche con uno in oro rosa (non proprio un orologio molto comune). Immaginando la cassa in acciaio con il quadrante silver si potrebbe pensare a un orologio asettico, a un oggetto freddo, glaciale, cosa che non e?.
Il calore che emana quell’orologio e? fuori dal comune, anche se ammetto che le mie sensazioni possano essere enfatizzate dalla consapevolezza della sua incredibile rarita?. La cassa in acciaio, pur mantenendo le medesime dimensioni di un esemplare in oro, in qualche modo rivoluziona il design del 1518. L’uniformita? del “bianco” del metallo, delle sfere, degli indici fornisce all’orologio un’impronta davvero unica. Per non parlare poi della mitica “scritta lunga” Patek Philippe & Co., come si definisce in gergo la firma sul quadrante di tutti i Patek prodotti ante 1948.
I primi due esemplari in acciaio furono venduti entrambi lo stesso giorno, il 22 Febbraio 1944, in Ungheria, al prezzo di 1.450 franchi svizzeri.
Le casse di produzione Croisier, storico cassaio utilizzato da Patek in quegli anni, furono ordinate nel 1942 e consegnate alla Patek l’anno dopo al prezzo di 40 franchi svizzeri ognuna. Dovremmo essere tutti grati alla Phillips per aver dato l’opportunita? al pubblico di vederlo dal vivo durante l’esibizione precedente l’asta di novembre del 2016. Dopo tanti anni (l’esperienza precedente risaliva a circa 12 anni prima a un’asta di Crott) la comunita? internazionale orologiera ha avuto la possibilita? di poter esaminarne un esemplare da vicino.
Quando fu venduto, l’orologio stabili? un vero e proprio record di offerta, con la cifra di 11 milioni di franchi.
C’e? un solo aspetto che in qualche modo mi sorprende e mi rattrista al tempo stesso: un orologio del genere dovrebbe es- sere in esposizione permanente presso il Museo Patek Philippe a Ginevra.
Sono convinto che se non ci fosse stato l’avvicendamento al vertice dell’azienda, esclusivamente di carattere generazionale, tra Philippe e Thierry Stern, oggi l’orologio costituirebbe una parte rilevante della collezione da polso della mitica maison ginevrina.