Lavoce.info riprendendo i dati dell’Office for National Statistic e uno studio dello UK Trade Policy Observatory presso l’Università del Sussex, ha fatto il punto sugli effetti commerciali della Brexit
Nel complesso, le esportazioni e le importazioni globali del Regno Unito sono diminuite di circa un quinto. Si tratta della più grande contrazione del commercio britannico da oltre vent’anni
L’aumento dell’1,7 per cento (cioè di 0,2 miliardi di euro) nel commercio britannico con il resto del mondo non è riuscito a compensare il crollo di quello con l’Ue
Alla fine il Regno Unito è veramente uscito dall’Unione Europea e gli effetti della rottura sul piano commerciale sembrano essersi verificati prima del previsto, nonostante l’accordo raggiunto in extremis dalle parti. A fare il punto sulla questione è un’analisi de lavoce.info: le esportazioni dal Regno Unito all’Unione europea, come riporta l’Office for National Statistic, agenzia governativa britannica, sono calate a gennaio del 40,7% (cioè 6,5 miliardi di euro) su base annua, a fronte invece di importazioni contrattesi del 28,8% (7 miliardi di euro). È tutta colpa della Brexit?
Secondo uno studio dello UK Trade Policy Observatory presso l’Università del Sussex ci fa capire perché con ogni probabilità la risposta è sì. Il condizionale è però d’obbligo, principalmente per tre motivi: la pandemia non ha fatto distinzioni in tema di rotte commerciali, l’aggiustamento dell’economia a shock di questa portata richiede tempo per completarsi, e le imprese si sono mosse in anticipo, accumulando scorte negli ultimi mesi del 2020 per ridurre il rischio di eventuali problemi di approvvigionamento nei primi mesi del 2021. Tenendo a mente queste premesse, lo studio ha fatto un’analisi duplice: da una parte ha confrontato il valore degli scambi di gennaio 2021 con il valore medio degli scambi nello stesso mese dei tre anni precedenti: 2018, 2019, 2020 e dall’altra ha paragonato il cambiamento nel commercio tra Regno Unito e UE con l’evoluzione del commercio tra Regno Unito e i paesi extra-UE.
Mentre le esportazioni britanniche verso l’Ue sono diminuite complessivamente del 46,5 per cento (contro il 40,7 per cento calcolato dall’Office for National Statistics) rispetto alle esportazioni medie dei mesi di gennaio 2018, 2019 e 2020, quelle verso i paesi extra-Ue sono diminuite complessivamente del 9,5 per cento. Per quanto riguarda invece il commercio in entrata, le importazioni britanniche dall’Ue sono diminuite del 29,3 per cento (rispetto al 28,8 per cento calcolato dall’Office for National Statistics), mentre quelle dai paesi extra-Ue sono scese del 17,7 per cento. “In prima approssimazione si può dunque concludere che il crollo delle esportazioni britanniche nel gennaio di quest’anno sia imputabile per un 20 per cento (cioè 9,5/46,5) alla pandemia e per il restante 80 per cento alla Brexit. Lato importazioni, un 40 per cento del calo (cioè 17,7/29,3) è imputabile alla pandemia e il restante 60 per cento alla Brexit. L’impatto maggiore dell’uscita dalla Ue si è sentito nelle esportazioni di beni di consumo dal Regno Unito” osserva Gianmarco I.P Ottaviano, autore dell’articolo de lavoce.info e professore di economia all’Università Bocconi.
Come si spiega questa divergenza tra flussi in entrata e flussi in uscita nel e dal Regno Unito? Ottaviano, intervistato da We Wealth, ha fatto chiarezza. “Dal 1 gennaio è in vigore il Free Trade Agreement, accordo che prevede una serie di controllo al passaggio delle merci al confine, al fine di evitare arbitraggio commerciale da parte di paesi terzi” afferma Ottaviano che spiega che senza questi controlli altri paesi che non godono di accordi preferenziali avrebbero potuto sfruttare accordi specifici con una delle due parti (Regno Unito e Unione Europea), per far entrare le proprie merci nell’altra a condizioni più favorevoli. “Il problema è che il Regno Unito, a differenza dell’Unione Europea, per via del regime transitorio in scadenza a luglio non ha ancora iniziato a fare questi controlli” continua Ottaviano. Il che significa che i problemi per le imprese italiane e europee che operano nel Regno Unito potrebbero iniziare solo a partire da quest’estate. “Da luglio per i piccoli esportatori italiani ed europei presenti sul mercato britannico potrebbero esserci effetti rilevanti. I controlli – e la burocrazia annessa – disincentivano il commercio con il Regno Unito. Tuttavia gli effetti negativi potrebbero essere compensati da una domanda sostenuta nel Regno Unito, per via di una campagna vaccinale e dunque una ripresa economica più avanti rispetto ad altri paesi” afferma Ottaviano che conclude sottolineando che i reali effetti della Brexit sul commercio si potranno apprezzare fino in fondo solo quando l’emergenza pandemica sarà rientrata.