Il vino francese più caro d’Italia
Il Romanée-Conti è in media il vino più caro del mondo. La bottiglia top lot dell’asta Bolaffi fu acquistata da un commerciante di vini nel 1993. Fu solo verso la fine degli anni ’90 che l’acquirente pensò di rivenderla (abradendo il numero di serie per evitare la tracciabilità della sua assegnazione) al proprietario di un’enoteca lombarda, ultimo proprietario.
La 1990 è da annoverare tra le «ottime annate» di sempre, in tutto il mondo. In questo millesimo sono stati prodotti vini di altissima qualità, molti dei quali ancora considerati giovani, altri invece da iniziare a bere adesso. Fra questi, si possono annoverare i Bordolesi (Francia), i californiani, gli Australiani. Mentre i vini prodotti nella Borgogna e nella Valle del Rodano sono di una complessità tale da avere davanti a sé ancora molti anni. Lo stesso vale per i Sauternes. Anche in Italia, in particolare in Piemonte, il 1990 per il Barolo è stato un anno brillante. Tra qualche anno questo grande vino regalerà una bevuta straordinaria a chi avrà avuto la pazienza di aspettare.
«Il complicato 2020 per noi di Aste Bolaffi sarà ricordato (anche) come un’ottima annata per le aste dei vini. Mai abbiamo avuto così tanta richiesta come quest’anno, lo dimostra lo straordinario successo delle quattro aste organizzate, due delle quali in pieno lockdown primaverile. Con i ristoranti chiusi e l’isolamento in casa, notiamo che i collezionisti e gli amanti del vino non rinunciano alla loro passione e anzi sembrano coltivarla sempre più, investendo in grandi bottiglie oppure “consolandosi” bevendole», aggiunge Filippo Bolaffi.
Un po’ di storia
Il Domaine de la Romanée-Conti, il più famoso e collezionato di Borgogna, si trova nel villaggio di Vosne-Romanée. Se ne producono circa 6000 bottiglie all’anno. La storia di questo vigneto risale all’Abbazia di Saint-Vivant nel 13° secolo. Nel 1631 assume il nome di Romanée, e nel 1760 il nome di Conti dal principe Luigi Francesco di Borbone-Conti. Nel 1869 passa a JacquesMarie Duvault-Blochet, che alla sua morte lo lascia ai suoi pronipoti. Oggi, il Drc appartiene a due famiglie, la de Villaine e la famiglia Leroy.