Le preoccupazioni sul sistema Italia
Preoccupazioni in merito sono espresse in particolare dal presidente del Copasir, Raffaele Volpi. “Recenti notizie […] accentuano le preoccupazioni già espresse dal comitato in merito al possibile controllo fuori dai confini nazionali di primari istituti bancari ed assicurativi”. Il problema, secondo Volpi, è che gli stessi sono “tra i maggiori detentori di debito sovrano italiano”. Il Copasir pensa che possa esservi “una autonoma attivazione degli organismi preposti” per assicurare che questi istituti “rimangano all’interno di un sistema di controllo e direzione italiano. Oggi come non mai, Raffaele Volpi ritiene che non si debba depauperare il sistema Paese dei suoi “capisaldi strategici in favore di attori che proseguono interessi diversi da quelli nazionali”.
Dopo Del Vecchio, la governance di Mediobanca è in evoluzione
In ogni caso, “indipendentemente dagli obiettivi e dalla strategia di Delfin, la richiesta di salire al 20%” per gli analisti “crea un forte supporto al titolo”, che resta interessante dal punto di vista fondamentale. Nel caso Bce e Bankitalia concordassero con l’aumento di capitale, “Del Vecchio diventerebbe il maggior azionista di Mediobanca, eventualmente controllando l’assemblea. Ricordiamo che a ottobre l’assise dovrà rinnovare il Cda della banca, cosa che potrebbe aumentare la pressione sul management attuale per un cambio di strategia”. È il commento di Banca Akros, che prosegue: “L’aumento della quota di Del Vecchio potrebbe anche spingere verso la cessione della quota del 3,3% di Banca Mediolanum e del 5,7% di Bollorè. Dopo l’acquisto del 10% da parte di Del Vecchio e la cessione del 9% da Unicredit, la governance di Mediobanca è ancora in evoluzione”.
Gli analisti di Morgan Stanley affermano che “l’attivismo degli azionisti è stato un driver di valore importante per Mediobanca. Anche se l’istituto ha fatto progressi significativi nella sua corporate governance negli anni, resta un focus. Un aumento della quota al 20% potenzialmente porterebbe a una influenza significativa sul board”. Sarebbe inoltre “una fonte chiave di incertezza rispetto alla strategia di medio termine della banca e alla continuità manageriale, che sono entrambe chiave per il nostro sovrappeso”.
Hanno chiuso la giornata in positivo anche Banco Bpm (+6,52%), Unicredit (+3,13%), Bper (+2,47%), Ubi B. (+2,44%), Intesa Sanpaolo (+1,78%). Lo spread Btp/Bund ha chiuso poco mosso a 191,304 punti base rispetto ai 193,057 punti base rispetto alla chiusura di venerdì. Si attende infatti la riunione della Bce di giovedì. Il mercato si aspetta un incremento del programma pandemico di acquisto di asset.