Stefano Caselli, prorettore per gli affari internazionali dell’Università Bocconi: “L’abolizione dei codici Ateco è un ottimo passaggio, così come il prolungamento della cig e l’adeguato pragmatismo riservato alla manovra sulla rottamazione”
Le misure previste dal decreto si articolano lungo cinque assi fondamentali: sostegno alle imprese e agli operatori del terzo settore, lavoro e contrasto alla povertà, salute e sicurezza, sostegno agli enti territoriali, e ulteriori interventi settoriali
Stanziati oltre 11 miliardi di euro per i contributi a fondo perduto a favore dei soggetti titolari di partita Iva che svolgono attività d’impresa, arte o professione, oltre che per gli enti non commerciali e del terzo settore
Anche se, certo, non sembrerebbe risolvere le preoccupazioni sull’esercito di imprese “zombie”, tenute a galla dalle politiche emergenziali dell’ultimo anno ma poco produttive e in grado di frenare, secondo alcuni esperti, la riallocazione delle risorse verso attività più dinamiche e redditizie. “È vero che nel salvaguardare tutti stiamo dando risorse anche a chi non è in grado di assicurare un futuro. Ma fino a quando non usciamo dalla situazione emergenziale del virus, siamo in un’economia di guerra. Con un indicatore che sottolinea come il numero dei poveri italiani stia crescendo a dismisura, tutelare a oltranza il lavoro e garantire che le piccole e medie imprese non chiudano, ha senso. Poi bisognerà sicuramente iniziare a fare dei distinguo. Si tratta di un orizzonte temporale di qualche mese. Se il piano vaccinale va avanti in modo deciso e riusciamo ad arrivare all’estate con una pandemia più gestibile, allora potremo ragionare sul rilancio. Ma fare una distinzione tra aziende zombie e aziende meritevoli oggi, vuol dire mettere a rischio la tenuta sociale”, conclude Caselli.
Le cinque aree di intervento
Come anticipato, le misure previste dal sostegni si articolano lungo cinque assi fondamentali: sostegno alle imprese e agli operatori del terzo settore, lavoro e contrasto alla povertà, salute e sicurezza, sostegno agli enti territoriali, e ulteriori interventi settoriali. Per quanto riguarda il primo filone, si parla di uno stanziamento superiore agli 11 miliardi di euro volto a coprire contributi a fondo perduto per i soggetti titolari di partita Iva che svolgono attività d’impresa, arte o professione, oltre che per gli enti non commerciali e del terzo settore. Abbandonato definitivamente il criterio dei codici Ateco, potranno presentare la richiesta coloro che abbiano subito perdite di fatturato tra il 2019 e il 2020 pari ad almeno il 30% (calcolato sul valore medio mensile). L’importo del ristoro sarà poi definito in percentuale rispetto alla differenza di fatturato rilevata, secondo sei fasce di indennizzo:
- 60%per i soggetti con ricavi e compensi non superiori a 100mila euro;
- 50% per i soggetti con ricavi o compensi da 100 mila a 400mila euro;
- 40% per i soggetti con ricavi o compensi superiori a 400mila euro e fino a 1 milione di euro;
- 30% per i soggetti con ricavi o compensi superiori a 1 milione e fino a 5 milioni di euro;
- 20% per i soggetti con ricavi o compensi superiori a 5 milioni e fino a 10 milioni di euro.
Tale importo non potrà ad ogni modo essere inferiore ai 1.000 euro per le persone fisiche e 2.000 euro per gli altri soggetti, né superare i 150mila euro. E potrà essere erogato tramite bonifico bancario direttamente sul conto corrente o come credito d’imposta, di cui sarà possibile usufruire in compensazione F24. Inoltre, è previsto un fondo per il turismo invernale, l’incremento a 2,5 miliardi delle risorse per il fondo per l’esonero dai contributi previdenziali per autonomi e professionisti, e la proroga della sospensione delle attività dell’agente della riscossione fino al 30 aprile 2021. Oltre a un intervento volto a tagliare i costi delle bollette elettriche per le imprese.
Dal lavoro al piano vaccinale
Per quanto riguarda invece il capitolo lavoro, il decreto sostegni prevede la proroga del blocco dei licenziamenti fino al 30 giugno 2021, della cassa integrazione guadagni e degli interventi per i lavoratori in condizioni di fragilità. Ma anche un rifinanziamento pari a 400 milioni di euro del fondo sociale per occupazione formazione e di 100 milioni per il fondo straordinario per il sostegno degli enti del terzo settore, un’indennità per i lavoratori stagionali e a tempo determinato di 2.400 euro e per i lavoratori sportivi tra i 1.200 e i 3.600 euro, il rifinanziamento del reddito di cittadinanza e il rinnovo di tre mensilità del reddito d’emergenza. Per non dimenticare infine i 2,1 miliardi dispiegati per l’acquisto dei vaccini e i 700 milioni per gli altri farmaci anti-covid.
Oltre 10 milioni di italiani a rischio povertà
L’allarme delle associazioni del settore, però, continua a risuonare. Secondo un’analisi del centro studi di Unimpresa, a fine 2020 si contano 10,4 milioni di italiani a rischio povertà, tra quattro milioni di disoccupati e 6,3 milioni di occupati in situazioni instabili o “economicamente deboli”. Una quota in crescita del 13% rispetto al 2015, quanto ammontavano a 1,2 milioni. “Per evitare che questa area di disagio sociale cresca ancora di più, bisogna andare ben oltre quei 32 miliardi di euro stanziati venerdì scorso col decreto sostegni, che non bastano, e questo il governo di Mario Draghi deve capirlo rapidamente”, interviene Salvo Politino, vicepresidente di Unimpresa. “C’è un fattore tempo che è fondamentale: lo scostamento di bilancio era stato approvato a dicembre, il decreto che stanzia quei fondi è del 19 marzo e i primi bonifici, assicura il governo, dovrebbero arrivare intorno alla metà di aprile. Vuol dire oltre 100 giorni per un pacchetto di aiuti che, in ogni caso, risponde solo parzialmente alle drammatiche esigenze che stiamo affrontando”, aggiunge, ribadendo come occorra “mettere le imprese in condizione di trattenere i lavoratori e di tornare a crescere per assumere”.
Sulla stessa linea d’onda anche Confcommercio. Secondo il presidente della confederazione, Carlo Sangalli, il decreto sostegni “ha ancora forti limiti. I parametri per ottenere gli indennizzi sono troppo selettivi e le risorse sono insufficienti. Le speranze sono appese ai vaccini, ma intanto le imprese non hanno più riserve per andare avanti”. Come sottolineato da Piazza Belli, infatti, le aziende si trovano a fronteggiare l’impatto di una “picchiata della spesa per consumi nel 2020 prossima ai 130 miliardi di euro”, motivo per cui i ristori dovrebbero essere “più adeguati in termini di risorse, più inclusivi in termini di parametri di accesso e più tempestivi in termini di meccanismi operativi”.