Il divario di genere economico, al passo attuale, potrà essere colmato solo tra 257 anni. In Italia ben il 42% delle ragazze laureate non ha un lavoro (contro il 17% degli uomini), sebbene spesso le loro performance accademiche risultino migliori
Patrizia Bussoli: “Bisogna pensare a una finanza rigenerativa, che riveda il proprio dna, uscendo dalla logica di una mera rivendicazione dei diritti. La pandemia sta offrendo l’opportunità di ripensarsi”
Il caso dell’Italia: differenza salariale intorno al 10%
Certo si parla di un divario che, nel caso dell’Italia, affonda le proprie radici ancor prima dello scoppio della pandemia. Specialmente quando si parla delle posizioni di vertice. “Ai senior level e agli executive level la rappresentanza femminile è del 30%, per poi scivolare verso il 23 e il 15%”, spiega Patrizia Bussoli di Pramerica sgr. “Per non dimenticare la tematica della differenza salariale che, stando alle diverse statistiche, ruota intorno al 10% in tutti i settori. In quello finanziario, in particolare, se pensiamo alle persone con un Mba, dopo i tre anni dall’ottenimento del titolo le donne riportano un salario inferiore rispetto agli uomini del 18%. Dati Morningstar, invece, rivelano che su 25mila fund manager solo il 14% sono donne, un tema rimasto immutato dal 2000”.
“La crisi offre alla finanza l’opportunità di ripensarsi”
Ma cosa può fare la finanza in questo contesto? “La finanza ha dato molta attenzione all’inclusione, ma bisogna fare un passo in avanti. Oggi è più che mai necessario che gli strumenti e i criteri di finanziamento siano allineati ai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile definiti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite. Significa pensare a una finanza rigenerativa, che lavori da dentro e che riveda il proprio dna”, continua Bussoli. “Bisogna uscire dalla logica di una mera rivendicazione dei diritti e individuare la creazione di un valore comune di cui tutti possano beneficiare, una strategia molto più alta e ampia. La pandemia sta offrendo alla finanza l’opportunità di ripensarsi”, aggiunge.
Altri 257 anni per colmare il divario di genere
A ribadire i preoccupanti numeri del divario di genere anche Daniela Bernacchi, segretario generale dell’Un global compact network Italy, che ricorda come – al passo attuale – potrà essere colmato solo tra 257 anni. Nel nostro Paese, spiega, solo il 12% delle persone che hanno bisogno riescono ad accedere agli asili nido e ben il 42% delle ragazze laureate non ha un lavoro (contro il 17% degli uomini), sebbene spesso le loro performance accademiche siano superiori. Ma non bisogna dimenticare anche le opportunità della diversity. “Secondo una recente ricerca di Morgan Stanley, le aziende con un’alta rappresentanza femminile hanno rendimenti annuali superiori di 2,8 punti percentuali”, precisa Bernacchi, mentre “uno studio di Boston Consulting Group rivela come, se almeno il 25% dell’executive committee è composto da donne, si registra un incremento a livello di Ebit e di Roe rispettivamente del +55 e del +47%”.
Borsa Italiana: 36% delle posizioni manageriali in “rosa”
“La nostra convinzione come Borsa Italiana è che tutto parta da un senso di responsabilità molto forte e dall’applicazione di un approccio olistico, perché i temi complessi lo richiedono”, aggiunge Marina Famiglietti, head of hr del Gruppo. “La nostra responsabilità, in particolare, si articola in tre ambiti. Il primo riguarda il workplace. Ci impegniamo per far sì che la valorizzazione del genere femminile sia presente all’interno dei nostri uffici e della nostra realtà, includendo in tutti i processi hr un’attenzione per questo elemento. In quelli di recruting, per esempio, uno dei criteri ineliminabili è che ci sia almeno una candidata nella short list finale”, spiega.