Nonostante l’attuale crisi economica sia considerata tra le più severe degli ultimi anni, l’Ue sembra rispondere bene alle contrazioni che l’attraversano. Al riguardo, nell’ultimo trimestre la crescita della zona euro ha superato sia quella degli Stati Uniti che quella della Cina
A un anno di distanza dallo scoppio della pandemia, l’Unione europea fa i conti con sé stessa. Così, dopo un lavoro di introspezione, fissa gli obiettivi da perseguire nel prossimo futuro. Tra questi c’è quello dell’equità fiscale
Basti prendere in considerazione, inoltre, il fatto che l’attuale – e non conclusa – crisi economica già si differenzia dalla precedente. La scorsa volta, come si legge all’interno del discorso sullo Stato dell’Unione 2021 presentato dalla von der Leyen, ci sono voluti otto anni per far tornare il Pil della zona euro ai livelli pre-crisi. Ora, invece, le stime portano a credere che saranno almeno 19 gli Stati membri che riusciranno a tornare ai livelli pre-pandemia entro l’anno. Nell’ultimo trimestre, inoltre, la crescita della zona euro ha superato sia quella degli Stati Uniti che quella della Cina
E invero, come avverte la Presidente von der Leyen, per guardare con consapevolezza al futuro, però, occorre soffermarsi sul passato recente e comprendere in che modo l’attuale crisi ha inciso non solo sui modelli delle diverse economie domestiche dei vari Stati, ma anche sulla riprogrammazione degli obiettivi che, più ad ampio respiro, l’Europa tutta deve perseguire.
Comprendere questi aspetti è necessario se l’Ue, da un lato, vuole mantenere un’unità politica salda tra Stati membri – spesso in competizione economica tra loro –, e se, dall’altro, ha interesse a livello commerciale a rimanere un player importante nello scacchiere globale; altrimenti detto, l’Europa deve centrare i suoi obiettivi se non vuole (in un momento in cui i processi di globalizzazione si stanno riscrivendo) essere schiacciata dal peso specifico delle super potenze mondiali che si trovano, rispettivamente, a est e a ovest dei territori dell’Unione.
Ad avviso della von der Leyen, la manovra dell’Ue deve passare anche, necessariamente, da un riesame della propria governance economica, da nuove norme poste a tutela dei lavoratori – che stanno affrontano cambiamenti rapidi e inediti -, e da nuovi investimenti nelle competenze digitali, nella sostenibilità ambientale e nell’equità fiscale.
Venendo al digitale, non stupisce leggere, anche nel discorso sullo Stato dell’Unione 2021, che si tratta di un punto decisivo su cui l’Ue deve continuare ad investire: la spesa per il digitale nel Next Generation EU sforerà addirittura l’obiettivo del 20%. Investire nel digitale significa godere di sovranità tecnologica e, quindi, rendersi indipendenti dall’approvvigionamento di materiali dagli Stati extra-Ue (soprattutto Asia) nonché sulla produzione dei prodotti che ruotano attorno alla catena del valore del digitale e al circuito dei semiconduttori e dei chip; che, in modo diverso, fanno funzionare smartphone, scooter, monopattini elettrici, treni, fabbriche.
È intenzione della Commissione, pertanto, presentare una nuova legge europea sui semiconduttori al fine di creare un ecosistema europeo dei chip che sia all’avanguardia e che garantisca la sicurezza dell’approvvigionamento.
In secondo luogo, avverte la von der Leyen, mentre si pensa a creare nuovi mercati e rinsaldare la tenuta di quelli esistenti, occorre anche assicurare l’equità sociale; per farlo si deve passare necessariamente dall’equità fiscale.
La Presidente della Commissione, infatti, ha affermato che “nella nostra economia sociale di mercato è giusto che le imprese realizzino profitti. Ma per realizzare profitti hanno bisogno della qualità delle nostre infrastrutture, della nostra sicurezza sociale e dei nostri sistemi di istruzione”. Pertanto, poiché le imprese devono pagare il giusto contributo rispetto ai vantaggi che ottengono, si deve inasprire e rendere più efficace la lotta all’evasione e ridurre i fenomeni di frode fiscale.
In questi termini, svela Ursula von der Leyen, verrà proposto un progetto di legge per combattere i profitti dissimulati grazie alla copertura di società di comodo. Inoltre l’Europa farà “di tutto per portare a termine lo storico accordo mondiale sul tasso minimo di imposta sulle società”. Pagare il giusto importo di imposte, infatti, non è solo una questione di finanze pubblica, ma è soprattutto una questione di equità. La corruzione, tra l’altro, è un deterrente per gli investitori.
Infine, nel discorso reso dalla Presidente della Commissione, si è posto l’accento sulla necessità di insistere sulla riduzione delle emissioni. Le quali devono scendere almeno del 55% entro il 2030.
L’Europa, ha rimarcato Ursula von der Leyen, è la prima grande potenza economica a presentare un quadro legislativo globale per far sì che gli obiettivi climatici divengano, nel breve periodo, obblighi giuridici.