Margrethe Vestager: “Riguardo all’intelligenza artificiale, la fiducia non è facoltativa, ma indispensabile. Definendo tali norme, potremo spianare la strada a una tecnologica etica in tutto il mondo e garantire che l’Unione nel suo complesso resti competitiva”
Le nuove regole, che attendono la green light del Parlamento europeo e degli Stati membri, seguiranno un approccio basato sul grado di rischio. Banditi i sistemi che rappresentano una minaccia per la sicurezza e i diritti individuali
Nicola Gatti: “Il regolamento rende molto meno attrattivo il mercato europeo, e quindi anche quello italiano, per chi si occupa di intelligenza artificiale. A rischio un isolamento dell’Europa rispetto ai principali centri di produzione dell’Ai”
La piramide del rischio
Per “rischio inaccettabile”, per esempio, si intendono quei sistemi che rappresentano una minaccia per la sicurezza, i mezzi di sussistenza e i diritti individuali (come i giocattoli che utilizzano l’assistenza vocale per incoraggiare comportamenti pericolosi nei minori), che saranno espressamente banditi. A “rischio alto”, invece, quei sistemi in cui l’intelligenza artificiale viene utilizzata nella gestione delle infrastrutture critiche, nella formazione scolastica o professionale, nell’occupazione, nei servizi pubblici e privati essenziali, nella gestione della migrazione, dell’asilo e delle frontiere, nell’amministrazione della giustizia e nell’applicazione della legge. Sono considerati poi a “rischio limitato” i sistemi di risposta automatica per fornire assistenza online, per i quali sono previsti particolari obblighi di trasparenza, mentre sono definiti a “rischio minimo” i videogiochi abilitati all’intelligenza artificiale o i filtri contro le email o le telefonate indesiderate.
Multe fino al 6% del fatturato
Le imprese coinvolte, che non rispetteranno le nuove regole, potrebbero andare incontro a sanzioni fino al 6% del proprio fatturato annuo. “L’intelligenza artificiale è un mezzo, non un fine”, osserva il commissario al mercato unico, Thierry Breton. “Esiste da decenni, ma ha raggiunto nuovi picchi grazie a nuove potenze di calcolo, offrendo un gigantesco potenziale in aree quali la salute, i trasporti, l’energia, l’agricoltura, il turismo o la sicurezza informatica. Ma presenta anche una serie di rischi. Le nostre proposte mirano a rafforzare la posizione dell’Europa come hub globale di eccellenza nel settore e a garantire che l’intelligenza artificiale rispetti i nostri valori e le nostre regole, sfruttandone il potenziale per l’industria”, conclude.
Ma quale potrebbe essere l’impatto del nuovo pacchetto legislativo sul mercato dell’intelligenza artificiale, in particolare quello italiano, secondo gli esperti del settore? “Il regolamento rende molto meno attrattivo il mercato europeo, e quindi anche quello italiano, per chi si occupa di intelligenza artificiale”, spiega a We Wealth Nicola Gatti, direttore dell’Osservatorio artificial intelligence del Politecnico di Milano. “In particolare, l’Europa non può ovviamente forzare questo regolamento fuori dai suoi confini tramite azioni legali e non ha la forza industriale per diventare il punto di riferimento l’Ai. Per quanto non sia possibile predire quelle che saranno le azioni che verranno intraprese dai leader del settore, la situazione che sembra oggi più probabile è che questo regolamento vada a isolare l’Europa rispetto ai principali centri di produzione dell’Ai”.