Nelle ultime settimane alcuni si erano spinti a chiedere un recovery fund da 1000 miliardi. Ma in realtà l’accordo dello storico Eurogruppo del 9 aprile 2020 parlava di un fondo per la ripresa da 500 miliardi
La presidente Ursula Von der Leyen plaude all’avvicinamento fra fronte del nord e fronte del sud. E poi specifica quali saranno i tre pilastri europei della ricostruzione
Arrivano gli eurobond? La “scatola” del fondo di ripresa dovrebbe alla fine contenere ciò per cui era stata creata: una (prima) forma di emissione di debito comune europeo. La Commissione sarebbe infatti autorizzata a finanziare il recovery fund reperendo prestiti sui mercati per conto dell’Ue
Von der Leyen risponde a Merkel e Macron: i tre pilastri della ricostruzione europea
“La Commissione è convinta che la strategia di ripresa economica debba basarsi su tre diversi pilastri che operano insieme”, rammenta la presidente.
Il primo riguarda “le misure immediate adottate per consentire agli Stati membri di sostenere l’economia, principalmente sotto forma di un quadro flessibile degli aiuti di Stato e dell’attivazione della clausola di salvaguardia del patto di stabilità e crescita, nonché del sostegno fornito dalla Bce e la Bei”. Il secondo pilastro invece attiene ai “prestiti per 540 miliardi di euro in varie forme che costituiscono il cuore della risposta dell’Eurogruppo, compreso il programma Sure della Commissione”. Infine, il terzo sul “quadro finanziario pluriennale integrato dal recovery instrument che la Commissione adotterà la prossima settimana”. Von der Leyen sottolinea poi che “insieme, questi piani devono consentire agli Stati membri e alle imprese di superare la crisi”. Tali strumenti dovranno innescare “ingenti investimenti necessari per riportare l’economia europea sulla buona strada. La proposta ufficiale della Von der Leyen arriverà il 27 maggio.
Per quanto riguarda poi il sostegno a fondo perduto, Macron spiega che questi aiuti “non saranno rimborsati dai destinatari [per esempio le imprese, ndr]” ma “dagli Stati membri”. Angela Merkel dal canto suo specifica che i fondi non arriveranno dal bilancio dell’Ue e che quindi non si tratterà di prestiti”.
Gli eurobond, in un certo senso
La “scatola” del fondo di ripresa dovrebbe alla fine contenere ciò per cui era stata creata: una (prima) forma di emissione di debito comune europeo. La Commissione sarebbe infatti autorizzata a finanziare il recovery fund reperendo prestiti sui mercati per conto dell’Unione europea. Una sconfitta del fronte del nord? Niente affatto, ciascuno sembra avere la sua parte. Gli aiuti saranno infatti basati “su un chiaro impegno degli Stati membri ad applicare politiche economiche sane e un’ambiziosa agenda di riforme”. Ursula Von der Leyen per il momento è soddisfatta. Adesso, bisognerà tenere conto anche delle opinioni di tutti gli altri Stati membri, oltre che del Parlamento europeo. L’Italia si dice soddisfatta, con Palazzo Chigi che considera la proposta “un buon punto di partenza”, anche se ancora “da ampliare”. Una posizione, sottolineano dal governo riguardo al documento franco-tedesco, che “è frutto del lavoro congiunto con altri partner europei, in primis l’Italia”.
Qualche mugugno però arriva, da parte nordica. L’Austria fa sapere di preferire i prestiti agli aiuti. Sarà l’Ecofin del 19 maggio a rivelare se questa videoconferenza a due ha dato i suoi frutti. I mercati hanno deciso di si: al termine dell’annuncio, lo spread è calato a 215 punti base.