L’Ecofin del 19 maggio non ha dato il via libera alle obbligazioni comunitarie, ma non le ha nemmeno rigettate. Già questo rappresenta una rivoluzione per l’Ue, che mai aveva previsto un’emissione di debito comune per finanziare gli stati membri
L’Ecofin però per il momento non si è compattato intorno alla proposta franco-germanica degli eurobond Ue. Austria, Danimarca, Svezia e Paesi Bassi non si fidano
Il ministro delle finanze dell’Austria, Gernot Bluemel, ha fatto sapere che il fronte del nord si rifiuta “di finanziare prestiti non rimborsabili”. Per uscire dalla crisi “è necessario fare investimenti nel futuro, non coprire i costi dei debiti passati
In attesa di fare il punto sugli eurobond però, l’Ue definisce gli altri strumenti. Così, diventa definitivo il via libera a Sure (cassa integrazione europea)
Il percorso Ue è difficile, ma gli eurobond potrebbero arrivare davvero
E poi dovrà raggiungere il tavolo dei leader Ue verso metà giugno, senza perdere i suoi elementi di massima attrazione per i Paesi del Sud, come i trasferimenti a fondi perduto per l’intero ammontare. Percorso tutt’altro che facile, visto che i cinque Paesi ‘frugali’, che si oppongono ad aumenti del bilancio comune, per niente impressionati dagli sforzi negoziali di Merkel e Macron, hanno già annunciato battaglia.
L’Ecofin però per il momento non si è compattato intorno alla proposta franco-germanica degli eurobond Ue. Austria, Danimarca, Svezia e Paesi Bassi non si fidano, e il ministro francese dell’economia Bruno Le Maire ammette che “saranno negoziati difficili, bisogna ancora conquistare la convinzione di altri Stati membri”. Ma intanto lo schema di accordo non è stato rigettato, e procede la sua marcia verso il tavolo della presidente della Commissione Ursula Von der Leyen.
Lo stesso premier italiano Giuseppe Conte ha sentito il presidente francese Macron e la cancelliera tedesca Merkel per preparare il negoziato su una proposta “ambiziosa”.
L’incaglio di Austria, Danimarca, Olanda, Svezia
Resta però lo scoglio degli stati del nord, inflessibili in materia di contabilità pubblica e restii a condividere con gli altri membri Ue i debiti della crisi Covid. Nemmeno il si di Angela Merkel sembra convincerli. Il ministro delle finanze dell’Austria, Gernot Bluemel, ha fatto sapere che il fronte del nord si rifiuta “di finanziare prestiti non rimborsabili”. Per uscire dalla crisi “è necessario fare investimenti nel futuro, non coprire i costi dei debiti passati”. Bluemel chiede anche “un impegno europeo per una maggiore disciplina di bilancio” dopo la crisi. Anche il ministro danese, Nicolai Wammen, è dello stesso avviso. “Per quanto riguarda il debito in comune con trasferimenti tra paesi, c’è una posizione ben conosciuta della Danimarca e non è cambiata con la proposta franco-tedesca”.
Eurobond, sul fronte Ue anche l’ottimismo di Paolo Gentiloni
Il commissario all’Economia Paolo Gentiloni nel frattempo rassicura sulle cifre. “Francia e Germania hanno parlato di 500 miliardi di sovvenzioni, siccome il fondo sarà un mix tra sovvenzioni e crediti agevolati, prestiti di lunga durata, vedrete che alla fine non saremo molto lontani da quelle cifre di cui abbiamo parlato, intorno al migliaio di miliardi”. In attesa di vedere la base di partenza del negoziato, cioè la proposta della Commissione, l’Ue cerca di chiudere sugli altri strumenti. E’ definitivo il via libera a Sure, il meccanismo che aiuterà la cassa integrazione, mentre sulle garanzie Bei alle imprese ancora non si trova un accordo, che dovrebbe arrivare non oltre il primo giugno”.