Elsa Peretti: da musa a designer
Elsa Peretti nasce a Firenze nel 1940, ma cresce a Roma. Il padre Nando, fondatore dell’Anonima Petroli Italiana, garantisce alla famiglia un tenore di vita agiato. Tuttavia Elsa decide ben presto di abbandonare la città eterna: si reca prima in Svizzera e poi a Milano, dove lavora nell’arredamento d’interni e parallelamente intraprende la carriera da modella. Per questo si trasferisce in Spagna, a Barcellona, dove posa anche per Salvador Dalì. Nel 1968 arriva a New York e inizia a collaborare con i più importanti stilisti, per cui disegna alcune linee di gioielli e boccette di profumi. Partecipa alla vita notturna della città e allo Studio 54 è ospite frequente. Diventa musa di artisti e fotografi come Helmut Newton: è lei la splendida donna ritratta nel 1975 su una terrazza, i grattacieli sullo sfondo ed Elsa ad indossare un costume à la Playboy realizzato dal designer Roy Halston.
Elsa Peretti per Tiffany & Co.: il bracciale Bone
È con Tiffany che Elsa viene consacrata come designer di gioielli a livello internazionale. Il primo pezzo realizzato per la celebre maison americana, il bracciale Bone, esce il 1° maggio del 1970, nel giorno del trentesimo compleanno della sua designer. Il successo è tale che ad Elsa viene offerto un contratto di collaborazione che scadrà soltanto nel 2032, al compimento del suo novantaduesimo compleanno. Le ragioni del consenso sono principalmente due: la modernità assoluta ed essenziale della forma e l’audace e controcorrente scelta del materiale.
Bone è pensato per avvolgere entrambi i polsi della donna (un bracciale per la mano destra, uno per la sinistra), ricalcando l’anatomia dell’ulna, una delle due ossa che collega l’avambraccio al polso. Così il solido bracciale, nella sua versione più famosa, si sviluppa come una spessa cuffia alta sei centimetri e dai bordi bombati che sinuosa abbraccia il polso e si incurva seguendo le forme del corpo di chi lo indossa. Anche il materiale scelto da Elsa, l’argento, sorprende. Celebri sono le parole che Roy Halston, stilista e amico di lunga data della designer, usò per convincere Liza Minelli ad indossare il bracciale, così da consacrarlo alla storia: “non puoi ancora permetterti l’oro, e i diamanti sono prerogativa degli uomini e dei loro regali; è quindi il tempo dell’argento”.
Il bracciale Bone di Tiffany, ieri e oggi
Bone viene lanciato anche in altre due versioni: una più piccola, alta solo 4 centimetri, l’altra alta 9,5 centimetri e distinguibile facilmente dalle altre, oltre che per le diverse dimensioni, da un taglio verticale nel bracciale, una sorta di spacco che aprendo il metallo lascia intravedere la pelle. Ad oggi, Bone è realizzato in oro giallo, oro rosa, argento e in rame con finitura in rutenio o nera. In occasione del cinquantesimo anniversario dal lancio, il bracciale è stato rivisitato in due collezioni limited edition: la prima con finiture rosse, verdi e blu elettriche a maggio 2020; la seconda in autunno, con pietre naturali incastonate all’altezza della sporgenza che riprende la forma dell’ulna.
“La meccanica e i suoi segreti mi hanno sempre interessata. Per questa ragione, credo che ogni gioiello dovrebbe essere allo stesso tempo attraente e facile da indossare”. Lo definiva così Elsa Peretti, un bracciale che sarebbe passato alla storia e che oggi è conservato nelle collezioni permanenti di diversi musei di tutto il mondo come il British Museum a Londra o il Metropolitan Museum of Art di New York. “Elsa, attraverso il suo genio estetico e la sua costante ricerca della perfezione nel design, si è guadagnata il riconoscimento come designer di gioielli più rispettata e di maggior successo al mondo”, disse di lei William Chaney, presidente del consiglio di amministrazione di Tiffany & Co. dal 1984 al 2003. Tanto che con i suoi gioielli Elsa costituisce ad oggi circa il 10% delle vendite nette annuali della maison americana. Tra cui Bone, un gioiello che è memoria di quelle cose, quelle proibite, quelle che affascinarono una bambina in una cripta romana e che restarono con lei per sempre.