Era il lontano novembre 2011, al culmine della cosiddetta crisi del debito sovrano, e il nostro BTP era praticamente identificato come un manifesto di tendenza “terroristico”. Del resto, i dati parlavano da soli: Btp (biennale!) al 7,25% e spread oltre i 550 punti base. Il titolo di testa, in verità – e qui ci serve ricordarlo – riprendeva a sua volta l’impressionante uscita de Il Mattino di Napoli in un giorno davvero nefasto del lontanissimo 1980 (io avevo dieci anni, ma ricordo cosa accadde), quello a ridosso del terribile terremoto dell’Irpinia. Terremoto reale: una tragedia umanitaria, dunque, all’origine di un announcement così forte, ripreso decenni dopo per accentuare l’intensità di un altro fenomeno, sicuramente diverso per gravità ma equivalente quanto a globalità e radicalità dello sconvolgimento. Su un fronte diverso. Quello finanziario. Bisognava fare presto, per riaffermare la credibilità dell’Italia, per fermare quel rialzo di rendimento di titoli che, dopo essere stati la garanzia per tutti gli italiani, tradizionalmente identificati come il “popolo dei risparmiatori”, venivano scambiati o comunque valutati alla stregua di carta straccia e dunque eroganti un rendimento che ne rendesse per lo meno verosimile ancora l’acquisto. Di quei titoli che, proprio in forza di tali spregiudicati rialzi, divennero in quell’anno la causa o piuttosto l’accelerazione di quel debito gigantesco che ancora ci portiamo dietro…. con corsi e ricorsi che nel tempo non ne hanno certo diminuito, ma anzi incrementato, l’ammontare. Al punto da dover quasi rappresentare, oggi più che mai a seguito di quanto accaduto con il Covid, il famoso emittente italiano come il padre di famiglia che, nel tempo, continuando a spendere con nuovo debito non ha fatto che peggiorare la sua posizione finanziaria netta, senza contemporaneamente incrementare il reddito prodotto.
Allora sembrava potersi identificare chiaramente un pericolosissimo nesso, tra una finanza (domestica?) malata e il suo esito nell’economia reale, il debito reale alle stelle di un intero Paese. Quasi l’emergere di un nesso, direi, degenerativo, di un sistema che, invece, nella sua condizione di salute richiederebbe che la finanza esprimesse niente di meno che una possibilità opportunistica per la stessa economia reale, piuttosto che la sua inevitabile condanna.
Succede però che proprio quello stesso titolo potrebbe essere ripreso anche oggi. Sì, anche oggi: FATE PRESTO. Ma non per il debito italiano.
Me lo ha fatto venire in mente il monito di Savona, presidente della Consob, nel suo intervento dello scorso 14 giugno. Quasi riscrivendo quel famoso titolo apparso anni fa, torna padrona la parola “urgenza” riferita ad un’azione che deve essere fatta al più presto per introdurre «strutture di consultazione formale tra organi di Governo e autorità indipendenti per dare un indirizzo unitario». Facendo intravvedere un nuovo, nuovissimo, distruttivo nesso tra le due sfere: finanza e realtà economica. E qui la finanza in una veste quasi impazzita. Savona ne parla come «un genio uscito dalla lampada che non si può più far rientrare …». E alla fine il nome, le criptovalute identificate come «una minaccia molto seria per la tutela del risparmio». Mi colpisce che proprio il presidente della Consob non si limiti a tradurre il suo Fate Presto in un semplicistico monito ad eliminare il tema, a cercare di non guardarlo perché non si tratta di finanza, continuando piuttosto a seguire la tradizione dell’investimento. E che invece dica tutt’altro, che occorre una presa d’atto, che occorre intervenire con regole nuove perché «quelle applicate finora non bastano più». Perché, qui è il punto, il sistema è sempre più letteralmente inondato da questo fiume ormai in piena degli investimenti virtuali, esito della nuova finanza informatica. Quasi non si potesse che prendere atto di una ormai evidente realtà, quella di una finanza fatta anche di questo digital phenomenon, cripto e blockchain, vera punta dell’iceberg del distanziamento dal fisico, pronta o meglio di fatto già addentro a un nuovo e senz’altro più pericoloso processo, di distorsione prima e di inevitabile degenerazione subito dopo, dell’economia reale.
Di questo Fate Presto alla seconda se ne parla sì, ma forse si parla di più di quello che si conosce. E allora il ciò di cui si sparla sempre di più sono le parole che abbiamo sempre detto, sull’inflazione e sui panorami possibili per il prossimo già presente mood degli investitori. Cosa succederà, dato che le previsioni sono sempre più orientate al rialzo più a breve dei tassi? Vedi ultime dichiarazioni di Powell. Oppure, si tratta di rialzi di inflazione temporanei dovuti al rimbalzo post lockdown? E questo rimbalzo è sostenibile? O piuttosto la crescita potrebbe assumere la forma di una K o di una W., etc. etc.?
È più difficile, invece, che si continui a parlare del Fate Presto evidenziato da Savona, perché meno sostenibile, per usare un termine a tutti ben noto. E qui torniamo allo stesso “silenziamento” del Fate Presto che anni fa aveva scosso il mondo finanziario per l’inerpicarsi della curva del rendimento del BTP.
Stesso monito, sull’urgenza di intervento su questioni irrimediabilmente foriere di esiti devastanti sull’economia reale, di cui anche Savona parla quando dice che «se la regolamentazione si limitasse a mettere sabbia nel meccanismo e, come ampiamente si discute, appagarsi nel tassare i guadagni ottenuti, la conseguenza potrebbe essere la continuazione della loro diffusione che potrebbe sfociare in una nuova crisi di mercato».
Inflazione dunque? Importante parlarne, ma in fondo qui siamo ancora nella valle del noto e siamo pronti a interventi di portafoglio preparatori.
Siamo invece pronti ad affrontare cosa potrà accadere proprio a causa di questo nuovissimo e contemporaneo effetto di nuova generazione della finanza, prima nei portafogli, e poi in quell’economia reale di cui forse ci importa troppo poco sul lato finanziario che tanto ci prende e ci incanta nel suo tentativo di rimanere sempre scollato dalla realtà dei fatti?
Investitori in prima linea, consulenti finanziari in trincea. Forse il nuovo Fate Presto interessa davvero. Tutti.
Alla prossima!