L’unica cosa che funziona nell’Afghanistan di oggi è il narco-stato, ha scritto Alberto Negri.
Dall’Afghanistan, secondo l’Ufficio Onu anti droga (Unodc), proviene oltre l’80% dell’oppio e dell’eroina consumati a livello globale. Un mercato che vale il 14% del Pil. Ci siamo dimenticati di questo mondo.
L’ultima volta che è successo, l’Europa è finita sotto scacco del terrorismo
In realtà il ciclo della “guerra al terrorismo” iniziato nel 2001 e continuato nel 2003 con l’attacco all’Iraq è stato un fallimento. Il conflitto afghano e quello iracheno non possono essere trattati disgiuntamente. Nella guerra al terrorismo lo scacco iracheno è più grave di quello afghano.
La sfida strategica in Iraq era sicuramente maggiore, nonostante da Baghdad le truppe Usa si siano ritirate ordinatamente nel 2011, dal momento che la regione del Golfo, con le sue risorse energetiche, rappresentava dal 1945 un’area prioritaria per gli Stati Uniti. Inoltre con il ritiro da Baghdad gli Usa hanno lasciato il Paese esposto all’influenza dell’Iran. Quali fossero le priorità lo dimostrano i numeri: nel 2002 in Afghanistan gli Usa avevano 10mila soldati, 25mila nel 2007, contro gli oltre 140mila in Iraq nel 2003. In ogni caso il ritiro americano dall’Iraq nel 2011 aveva lasciato il Paese senza protezione. Nel 2014 l’Isis conquistava Mosul, seconda città del Paese, e la fuga delle truppe irachene in quella fase è stata paragonabile a quella delle truppe di Kabul nell’agosto scorso.
Perché? In primo luogo si è detto che gli afghani disponevano di 300mila uomini: in realtà quello era il numero dei soldati a libro paga del ministro della Difesa, non i veri effettivi schierati sul campo che non erano più di 80mila. La seconda ragione della disfatta era che i talebani ormai da molto tempo controllavano il 50 per cento del territorio fuori dalle grandi città. Il vero problema non erano i talebani ma la propaganda occidentale che vantava risultati militari inesistenti: i raid americani e della Nato hanno fatto migliaia di morti senza conquistare l’Afghanistan.
Una terza ragione fondamentale è che i talebani sono popolari tra l’etnia maggioritaria dei pashtun, quella che tranne rarissime eccezioni nella storia ha sempre comandato a Kabul. La sconfitta del 2001 era stata una sconfitta non soltanto per il Mullah Omar ma per tutti i pashtun, dominanti nelle provincie del Sud ma anche nel Pakistan della North West Frontier, la retrovia che ha consentito loro di sopravvivere in questi anni con il consenso decisivo di Islamabad. Il Pakistan appoggia i talebani perché così controlla l’Afghanistan, considerato dai generali la “profondità strategica” essenziale per Islamabad. Il Pakistan si confronta a sud con l’India _ due potenze nucleari in tensione perenne per il Kashmir _ e l’Afghanistan è un tassello fondamentale in questo gioco pericoloso.
Che cos’è oggi l’Afghanistan abbandonato dagli occidentali? Un Paese sull’orlo del totale collasso economico e umanitario, visto che il budget dello stato derivava per il 75% dagli aiuti internazionali oggi congelati.
L’unica cosa che funziona è il narco-stato. Dall’Afghanistan, secondo l’Ufficio Onu anti droga (Unodc), proviene oltre l’80% dell’oppio e dell’eroina consumati nel mondo. In poche parole Usa e Nato in vent’anni non hanno fatto niente per contrastare gli oppiacei e dare alternative alla coltura del papavero che costituisce il 14% del Pil, un fatturato di circa 3 miliardi di dollari l’anno che supera di gran lunga le esportazioni di merci e prodotti legali.
Questi sono i dati delle Nazioni Unite. Noi ormai qui ci siamo già dimenticati dell’Afghanistan, dell’Iraq, della Siria, ma state certi che questo mondo – come altre volte è avvenuto in passato – non si dimenticherà di noi altrettanto facilmente.