Nonostante le difficoltà del Paese una piccola comunità di utilizzatori di criptovalute sta cercando di proteggersi dalle turbolenze economiche che seguiranno al nuovo regime dei talebani
Secondo Chainalysis l’Afghanistan è il 20esimo in cui l’adozione delle criptovalute è maggiore
“In Afghanistan, non abbiamo piattaforme come PayPal, Venmo o Zelle, quindi devo dipendere da altre cose”, ha dichiarato a Cnbc Farhan Hotak, un cittadino afgano di 22 anni. Le possibilità di pagare in forma digitale sono limitate nel Paese, ma per Hotak e gli altri connazionali che hanno puntato sugli asset crittografici questa forma di investimento è una sorta di garanzia verso le turbolenze economiche che aspettano il nuovo Afghanistan dei talebani. Già oggi il clima sfiducia ha sospinto i cittadini del Paese verso gli sportelli bancari, dai quali si sono allungate code perdita d’occhio che testimoniano tutto il desiderio di tornare fisicamente in possesso dei propri soldi.
I dati più precisi sull’adozione delle criptovalute in Afghanistan possono essere desunti dal Global Crypto Adoption Index elaborato da Chainalysis. Se nel 2020 il Paese nemmeno arrivava a comparire nella classifica, quest’anno risulta al 20esimo posto su 154 Paesi valutati in termini di utilizzo delle monete digitali. In termini di scambi P2P è addirittura settimo.
Un altro giovane afgano, Musa Ramin, ha raccontato come già prima dell’avvento dei talebani si fosse interessato agli investimenti in criptovalute, ottenendo buoni risultati. Oggi la funzione del suo wallet è cambiata: per quanto volatili, le monete digitali hanno prospettive di mantenimento del valore più solide della moneta nazionale. “Se un governo non viene formato rapidamente, potremmo vedere una situazione simile a quella del Venezuela“, ha detto Ramin alla Cnbc, anticipando che nel prossimo anno potrebbe incrementare la sua esposizione fino al 40% del suo patrimonio netto totale – una percentuale che, altrove, sarebbe decisamente spericolata.