Credi in quello che fai
Non sei solo e non devi farlo da solo
Facile e veloce, non lo è mai
Quali idee ci sono in Italia oggi?
“Siamo un paese di innovatori. Lo dice la nostra storia, lo hanno dimostrato i nostri ingegneri, scienziati e anche le persone comuni. Il presente è diverso, sicuramente più complesso, e lo sarà sempre di più. La soluzione è soltanto una: migliorarsi, sempre. Nel nostro settore, il venture capital, la Silicon Valley è la Mecca. Ma non perché vi siano più idee, o perchè siano più valide, piuttosto perché vi è l’ecosistema ideale per promuoverle e svilupparle. Innovare non significa avere una buona idea, significa essere capaci di realizzarla. E per esserlo sono necessarie molte altre componenti, oltre all’idea: la cultura in primis, l’organizzazione e il metodo, la finanza e le regole. E’ questo che ci differenzia ancora rispetto alla California, o ad altre culle dell’innovazione internazionali, come ad esempio Israele o Singapore. Negli ultimi anni abbiamo fatto passi da gigante: basti pensare al numero ed al valore degli investimenti in Venture, al decuplicarsi delle nuove iniziative di business al vaglio degli addetti ai lavori, investitori, incubatori, factory. Sembra scontato, ma non lo è affatto. In Italia siamo forti e così riconosciuti internazionalmente in settori come l’ingegneria, il design, il fashion, il food, lo siamo con le grandi aziende che ci distinguono sul mercato internazionale, lo siamo nei distretti in giro per il nostro paese, dobbiamo esserlo sempre di più anche innovando in questi settori, con grandi e nuovi che si sostengono e stimolano a vicenda. Questa a mio avviso è la strada e la stiamo imboccando”.
In cosa il “sistema paese” limita la crescita di questi business?
“In Italia quell’ecosistema ideale, manca. La cultura prima di tutto: fiducia in chi ha promosso l’idea, e non solo riposta nel suo track-record, ma nelle sue potenzialità. La propensione al rischio e la competenza degli investitori, perché fare venture non significa fare finanza. Nessuno potrà mai convincermi del fatto che per far bene venture si debba essere prima imprenditori che uomini di finanza. Uno schema di gioco favorevole, regole e meccanismi che mettano nelle condizioni migliori chi si affaccia in un mercato nuovo, anzi vecchio, ma con l’intento di cambiarlo, evolverlo. Offrirgli realmente la possibilità di competere coi grandi, ma soprattutto metterlo nelle condizioni di farlo a livello internazionale, in Europa, in tutto il mondo. Perché quando parli di start up, la competizione è per definizione a livello globale per questioni di scalabilità. Ma sono un ottimista di natura e, seppur lentamente, qualcosa si muove nella direzione giusta”.
Quali occasioni crea lo scenario del dopo-Covid, per imprenditori e investitori?
“Quello che preferisco! Non fraintendetemi, non auguro a nessuno di rivivere ciò che abbiamo e stiamo vivendo a causa del coronavirus, ma l’essere umano dà il meglio di sé quando messo alle corde. Qualcuno la chiama selezione naturale, a me piace più interpretarla come una sonora sveglia, un’occasione per un reset, per renderci conto che dobbiamo cambiare quello che serve, che non possiamo rimanere seduti sulle nostre abitudini. Vale se si parla di ambiente ed eco-sostenibilità, vale per l’economia equo-solidale, vale per politica e per chi governa, i quali devono essere i primi a promuovere l’innovazione, innovando loro stessi, vale, per necessità di cose, per chi fa impresa, in tutte le sue forme. Nel nostro portafoglio abbiamo realtà di settori eterogenei, alcuni favoriti dalla contingenza, altri colpiti a più riprese dal virus, ma tutti hanno reagito allo stesso modo: incassa, studia, colpisci! Al termine di questa orribile fase della nostra vita avremo imparato tanto, preoccupiamoci di trarne il più valore possibile”.
Cosa della sua storia personale la aiuta nel lavoro quotidiano si supporto ai nuovi business?
“Cosa mi aiuta? Credo su tutto, la perseveranza, la voglia di imparare a far tutto, in prima persona, sporcandomi le mani. Questo si trasforma in conoscenza, in disponibilità di soluzioni per risolvere i problemi e le criticità che ci troviamo ad affrontare quotidianamente. A sua volta, questo ti rende positivo, ottimista, perché arrivi ad un punto dove puoi dirti, fra te e te, non c’è niente che non va o che non possa riparare. Ma solo fra te e te, altrimenti diventi più arrogante di Iron Man“.
Tre consigli per un imprenditore che voglia avere successo nel lungo termine?
- Credi in quello che fai. L’hai ideata, studiata, provata anche più di una volta, magari ti ritroverai ad averla cambiata, tanto quasi da non riconoscerla, ma è la tua idea ed è quello che ti ha portato fina a dove sei. Continua…
- Non sei solo e non devi farlo da solo. Trovare il compagno ideale è fondamentale. Non deve essere quello della vita, ma quello dell’occasione. Qualcuno che ti metta in discussione, qualcuno che ti accompagni nel percorso, che colmi i tuoi buchi e che tu possa massimizzarne il suo valore. Sarà tutto più facile e veloce.
- Facile e veloce, non lo è mai. Ma il tempo è una componente altrettanto fondamentale per il successo di una start up. Make it easy, comprensibile, efficace. Significa arrivare prima di altri, ma significa anche avere l’occasione di rimanerci, per molto e molto più tempo di altri.