Apple ha nuovamente rinviato il ritorno in ufficio a gennaio 2022 (era già slittato da settembre a ottobre). Sulla stessa linea Google, Facebook e Twitter
Wells Fargo riporterà in sede i propri dipendenti a partire dal 4 ottobre (contrariamente al precedente obiettivo del 7 settembre)
L’Inps ha ricordato nella circolare 2842 che l’indennità di malattia per la quarantena da covid-19 potrà essere erogata solo per gli eventi relativi al 2020
Banche in ordine sparso: il dietrofront di Wells Fargo
La diffusione della variante Delta, intanto, ha modificato la cronologia del rientro in ufficio anche per alcune grandi banche d’affari. Wells Fargo, rivela Cnbc, riporterà in sede i propri lavoratori a partire dal 4 ottobre (contrariamente al precedente obiettivo del 7 settembre). Lo stesso vale per BlackRock che, secondo Bloomberg, starebbe rinviando il tutto di un mese. Nessun dietrofront per JpMorgan e Goldman Sachs. La prima ha messo in campo il rientro del personale a partire da luglio, con una rotazione che consentirà di dimezzare la capienza massima degli uffici, esortando tra l’altro tutti i dipendenti a vaccinarsi. La seconda, invece, ha già riportato in presenza la maggior parte dei propri dipendenti statunitensi a partire dal 14 giugno (anche se non mancano alcune eccezioni che permetteranno il rientro al 30 settembre).
Il nodo green pass pesa sulle riaperture in Italia
Riaperture a macchia di leopardo anche in Italia, dove l’obbligo del green pass per accedere alle mense aziendali e la quarantena non più equiparata a malattia non mancano di sollevare perplessità e reazioni. L’Inps ha ricordato infatti nella circolare 2842 che l’indennità di malattia per la quarantena da covid-19 potrà essere erogata solo per gli eventi relativi al 2020 (nel limite delle risorse disponibili), precisando che “il legislatore attualmente non ha previsto, per l’anno 2021, appositi stanziamenti” e che quindi “salvo eventuali interventi normativi, non potrà procedere a riconoscere la tutela previdenziale per gli eventi riferiti all’anno in corso”.
Un “salasso per le imprese italiane in vista della ripresa post-ferie e delle riaperture”, nelle parole di Unimpresa. Secondo l’associazione, quello che viene definito un “pasticcio normativo” determinerà un danno in busta paga per i lavoratori compreso tra i 600 e i 700 euro in media per 10 giorni di assenza; una cifra che potrebbe salire a 950-1.000 euro nel caso di un isolamento fiduciario di tre settimane. Questo qualora le aziende non coprissero le prestazioni Inps non riconosciute. “Ancora una volta a rimetterci nel gioco dello scarica barile tra Inps e ministero del Lavoro saranno le imprese e i lavoratori”, osserva il consigliere nazionale di Unimpresa, Giovanni Assi. “Il mondo delle imprese chiede, pertanto, che il ministro Orlando intervenga il prima possibile per dirimere questa situazione e che lo faccia al più presto. Possibilmente già prima della scadenza del periodo di paga in corso, al fine di evitare spiacevoli incomprensioni su chi e se debba pagare lo stipendio in quelle giornate di assenza obbligate oltre che mandare in tilt ancora una volta i professionisti che si troveranno a elaborare le buste paga con l’ennesimo dilemma”.