Nel mondo, quasi un terzo dei lavoratori si metterà alla ricerca di un nuovo lavoro se gli sarà imposto il ritorno in ufficio full time dopo la pandemia
Parallelamente, i 67% manager americani concordano nel giudicare chi lavora da casa come una risorsa “più facilmente sostituibile”
Secondo un sondaggio pubblicato il 26 luglio dalla Society for Human Resource Management e condotto su 817 manager (593 dei quali supervisori di smart worker) il 67% degli amministratori ritiene il lavoratore da casa “più facilmente rimpiazzabile” rispetto a chi lavora in sede. Non solo: il 42% ammette inoltre di aver dimenticato qualche volta i lavoratori a distanza nel momento dell’assegnazione dei compiti e un altro 55% afferma di aver avuto difficoltà a gestire una squadra che lavora da remoto.
Sul versante opposto, i lavoratori hanno imparato ad apprezzare tutti i vantaggi del lavoro da remoto e una quota consistente di loro si dice pronta a tutto pur di mantenere questo benefit.
Ad altre simili rilevazioni hanno ulteriormente corroborato questo scenario. Secondo un sondaggio della University of Chicago Becker Friedman Institute for Economics, quattro lavoratori americani su dieci inizieranno a cercare un altro lavoro nel caso gli sarà negata l’opzione smart working.
Secondo un sondaggio Ipsos/Wef, che ha raggiunto 12.500 lavoratori in 29 Paesi, il 30% degli intervistati considererà la ricerca di un altro lavoro (con parità di salario e responsabilità) se gli sarà imposto l’ufficio full time. Percentuale che sale al 35% fra gli under 35. Secondo i dati di quest’ultima ricerca internazionale ben due terzi dei lavoratori nel mondo intendono lavorare in modo flessibile, alternando casa e ufficio, anche dopo il termine della pandemia Covid-19.
Smart working, le preferenze in Italia
In Italia, la media degli intervistati preferirebbe lavorare da casa 2,2 giorni alla settimana dopo la pandemia, così come in Germania, Svezia e Giappone, ma assai meno rispetto alla media globale (3,4 giorni). Il 17% degli italiani, infine, vorrebbe lavorare da casa tutti i giorni feriali – anche qui, un dato nettamente inferiore alla media globale (25%).
I datori di lavoro difficilmente saranno aperti a soddisfare queste aspettative: negli Stati Uniti, secondo il già citato sondaggio condotto a giugno le imprese prevedono di concedere, dopo il Covid, 1,2 giorni di smart working settimanale.