Secondo un’indagine di Cyberint e del Financial Times, Telegram rischia di trasformarsi in un hub per i criminali informatici, emergendo come un’alternativa al dark web
Faggioli: “Stiamo assistendo a un aumento rilevante della virulenza degli attacchi. Necessari, per le aziende, investimenti in formazione, awareness e tecnologia”
Come spiegato invece da Tal Samra, analista di Cyberint, il passaggio dei criminali informatici dal dark web a Telegram è legata in parte all’anonimato offerto dalla piattaforma e alla sua maggiore accessibilità. Oltre a un minor monitoraggio delle forze dell’ordine. “In alcuni casi è più facile trovare acquirenti su Telegram piuttosto che sui forum perché tutto è più fluido e veloce. L’accesso è più semplice e i dati possono essere condivisi in modo molto più aperto”, osserva l’analista.
“Quello che sta accadendo è che, attraverso Telegram, i criminali informatici sono in grado di scambiare informazioni o dati in maniera sicura, considerando i sistemi di crittografia delle comunicazioni”, precisa Faggioli. “Non parliamo però di un sistema di comunicazione insicuro di per sé per chi lo usa. La questione è che siccome sistemi di comunicazione come Telegram permettono difficilmente di essere rintracciati e la collaborazione con le forze dell’ordine magari non è ancora matura, i criminali li utilizzano perché è più semplice comunicare e scambiare informazioni trafugate dalle aziende. Molte piattaforme nascono di nicchia, poi esplodono e non sono preparate a gestire in modo sufficientemente appropriato gli aspetti non di security intrinseca ma quelli che si possono generare dall’utilizzo della loro piattaforma, che diventa veicolo di operazioni criminali”.
Un aspetto che, come anticipato in apertura, richiama l’attenzione sulla necessità per le aziende di tutelarsi in primis dall’attuale virulenza degli attacchi. “È chiaro che esiste un problema di natura tecnologica, quindi occorre stanziare cifre sufficienti per potersi garantire una certa protezione, ma dall’altra parte molti di questi attacchi soffrono di una carenza di competenze. Che ci sia la necessità di investimenti in formazione, awareness e tecnologia, è un dato di fatto. Dopodiché esiste un tema di procedure interne, regole e metodologie che consentano anche una maggiore velocità nell’intercettare i fatti accaduti. Un elemento rilevante, se si considera che le statistiche mostrano come la stragrande maggioranza delle violazioni vengono scoperte molti mesi dopo”, osserva Faggioli. Poi conclude: “Tanto più le aziende inizieranno a proteggersi e le difese saranno efficaci, tanto più gli attacchi saranno onerosi e gli attaccanti saranno costretti a rischiare di più e a investire più denaro. Occorre quindi concentrarsi sulle difese anche per disincentivare gli attacchi rispetto a pretendere di arginare gli scambi di materiali piratati”.