Michael Burry, l’analista che nel 2008 predisse la crisi dei mutui sub prime, ha lasciato intendere, tramite twitter, che l’eccesso di massa monetaria si tradurrà in iper-inflazione. I twitt sono stati poi cancellati
Secondo Raul Caruso, professore all’Università Cattolica, le condizioni fondamentali per il verificarsi dell’iperinflazione sono banche centrali che stampano moneta, istituzioni in crisi, e aspettative inflattive
Il ritorno di un’inflazione si tradurrebbe in maggiore disuguaglianza, debiti pubblici più sostenibili ed effetti valutari, e quindi di cambio, da valutare
“In arrivo un’iper-inflazione in stile Weimar. E stavolta non dite che non vi avevo avvertito” suona più o meno così il tweet del profilo twitter Cassandra, alias Michael Burry, l’analista rockstar su cui hanno fatto anche un film: la grande scommessa. Nel 2008 aveva previsto prima degli altri lo scoppio della crisi dei mutui sub-prime. Oggi si pronnuncia per l’iperinflazione. Avrà ragione?
Un paragone che non regge
Il ruolo delle aspettative e i prezzi calmierati
Su queste considerazioni di politica economica e sul ruolo delle istituzioni, si innescano le aspettative dei consumatori, il driver principale che porta i prezzi dei beni a raddoppiare nel giro di qualche ora, e a quadruplicare o quintuplicare nell’arco di pochi giorni. “Nel momento in cui i prezzi aumentano e i salari non si adattano a questa dinamica, le persone iniziano ad avere atteggiamenti di acquisto frenetici, in quanto si aspettano che il loro potere d’acquisto sarà ogni giorno minore. Il risultato è una spirale vorticosa di inflazione” spiega Caruso. Una soluzione, almeno temporanea, potrebbe essere quella di calmierare i prezzi. “Dal momento che il coordinamento del sistema è praticamente impossibile, le autorità hanno un ruolo decisivo. Talvolta possono decidere di fissare i prezzi. Spesso ciò avviene nei periodi di guerra quando vengono imposti prezzi amministrati su beni di prima necessità” continua il professore che sottolinea che tuttavia per ottenere il risultato sperato il governo non deve essere autoritario, ma piuttosto autorevole “Weimar, Venezuela, ZImbawe e sono un esempio di istituzioni che hanno perso di legittimità e con essa quando la loro capacità di controllare l’attività economica e quindi i prezzi”.
Gli effetti del ritorno dell’inflazione
Se dunque ad oggi una dinamica di iperinflazione è altamente improbabile, è più verosimile, anche alla luce dell’ampia liquidità in circolazione, che nei prossimi mesi si assisterà comuqnue ad un ritorno dell’inflazione. Le conseguenze sarebbero sociali, fiscali e produttive. In primis si potrebbe assistere ad un aumento delle disuguaglianze “Con il ritorno dell’inflazione generalmente si osserva un aumento dei livelli di povertà. I prezzi più alti sono infatti una tassa sulla fascia di popolazione meno ambiente, in quanto ricadono soprattutto sui beni di prima necessità”. Per un effetto negativo c’è ne è uno positivo. Il vantaggio dell’inflazione ha a che fare con il debito. “Nel giro di due o tre anni ci sarebbe invece un sollievo per i governi: i rapporti debito/pil si contrarrebbero, lasciando la possibilità ai governi di differire la tassazione e fare nuovo debito”. Infine, da valutare quale sarà l’effetto per le imprese e per il prodotto interno lordo. “La dinamica dei prezzi intacca anche i rapporti di cambio. In un contesto dove negli ultimi anni la modesta crescita del pil italiano è da attribuirsi esclusivamente all’export tale relazione assume un’importanza cruciale. Bisogna augurarsi che l’euro non si apprezzi troppo nei confronti delle altre valute: ma ciò dipende anche da cosa succede negli altri paesi”.