Il futuro è emerging. Gli asset (soprattutto azioni) legati ai mercati dei paesi emergenti hanno attirato roboanti flussi in entrata. La paura del primo lockdown è definitivamente sepolta?
Dietro agli enormi afflussi di masse accorsi a inizio anno verso gli asset emergenti c’è una spasmodica ricerca di rendimenti
Nel marzo 2020, il panico pandemico aveva fatto registrare deflussi per 90 miliardi. Pian piano però la marea è poi risalita, fino a far segnare flussi per 180 miliardi nel quarto trimestre, per un totale di 360 miliardi di masse investite negli Em (63 paesi) a fine 2020
17 miliardi di dollari in tre settimane. Dietro agli enormi afflussi di masse accorsi a inizio anno verso gli asset emergenti c’è una spasmodica ricerca di rendimenti. Legati a quei tassi che, a causa delle continue ondate di liquidità immesse dalle banche centrali nel sistema, continuano ad affondare. I paesi in via di sviluppo destinatari di tanto interesse da parte degli investitori sono 30. I dati sono dell’Institute of International Finance, l’analisi del Ft.
Nel marzo 2020, il panico pandemico aveva fatto registrare deflussi per 90 miliardi. Pian piano però la marea è poi risalita, fino a far segnare flussi per 180 miliardi nel quarto trimestre, per un totale di 360 miliardi di masse investite negli Em (63 paesi) a fine 2020. L’azionario emergente è salito del 9% nel 2020, quello delle economie avanzate del 2,7% (dati Msci). I gestori di portafoglio sono in generale ottimisti: il 62% sovrappesa gli asset legati ai paesi emergenti nel mese di gennaio. I dati sono di Bofa – Bank of America. Lo stesso report evidenzia che l’ottimismo verso gli Em bilancia il pessimismo verso gli asset Usa, dovuto alle recenti iniezioni di liquidità della
Fed.
Inoltre, molti mercati emergenti hanno performato al di sopra delle attese, nonostante gli elevati tassi di mortalità registrati in alcuni paesi, soprattutto in America Latina. E gli aiuti del Fondo monetario internazionale hanno evitato per ora ogni crisi sistemica del debito.
Grandi speranze per le azioni emergenti nel 2021 arrivano anche dalla crescita cinese, rimasta in territorio negativo (+2,3%) anche nel 2020. Gli investitori sperano che dal Dragone arrivi nei paesi emergenti la domanda per le materie prime, di cui i paesi in via di sviluppo sono grandi produttori. Molti analisti guardano con favore anche alle valutazioni dell’azionario emergente, ritenute molto basse. Con gli analisti BofA, concordano quelli di Goldman Sachs. “L’azionario Em dovrebbe performare bene durante l’anno grazie all’esposizione all’economia cinese, ai prezzi delle materie prime in salita e in generale alla ripresa dell’economia mondiale”.
Di contro, gli analisti di Bank of America sottolineano che le obbligazioni emerging hanno incontrato qualche difficoltà in più, a inizio 2021. Le ragioni sono da imputare a un accenno di risalita dei tassi treasury, nonché a un accenno di rafforzamento del dollaro. Un’eventualità che, se dovesse materializzarsi, getterebbe una luce fosca sull’andamento degli asset emergenti. Non bisogna dimenticare infatti che gli investimenti di portafoglio verso gli Em sono stati canalizzati solo dalle politiche espansive delle banche centrali e non da altri fattori. Si tratta quindi di un fenomeno ad elevato rischio dii instabilità.
Dietro agli enormi afflussi di masse accorsi a inizio anno verso gli asset emergenti c’è una spasmodica ricerca di rendimentiNel marzo 2020, il panico pandemico aveva fatto registrare deflussi per 90 miliardi. Pian piano però la marea è poi risalita, fino a far segnare flussi per 180 miliardi nel qu…
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