Felice approdo soprattutto per chi ama la vela, si raggiunge facilmente anche in traghetto dal porto di Hyères, con venti minuti di traversata. Le automobili non sono ammesse, solo le bici, che si possono anche noleggiare non appena sbarcati.
Mi piace perché è un luogo quasi selvaggio a due passi da una delle coste più chic e sofisticate del mondo. Un posto dove si cammina su strade quasi sempre sterrate, interrotte da piccoli sentieri che entrano nei boschi, da filari di vite e coltivazioni di ulivi. Un’isola in cui la macchia mediterranea, ricca di erbe profumate e fiori, arriva fino alla spiaggia e in cui i gabbiani la fanno da padroni volando nel vento sulle scogliere.
Visitarla è un’ottima ragione per scoprire l’isola e magari trascorrere un weekend lontano dal consueto, in un luogo meraviglioso. Dal cancello, un vialetto nel sottobosco conduce alla villa. All’ingresso, a tutti viene chiesto di togliersi le scarpe, forse un modo per “sentire” meglio e rallentare il passo, quasi un rituale religioso. Si entra così nel bianco e nell’atmosfera sospesa de “La mer imaginaire”, la mostra (da poco inaugurata e aperta fino a metà ottobre), curata dall’americano Chris Sharp.
Scendendo la scala d’ingresso si ha come la sensazione di addentrarsi in un mondo subacqueo silenzioso, una sorta di museo di storia naturale sottomarino. Ad accoglierci, l’affascinante opera di Jamaica Mello Landini: 20 metri di corda, come la cima usata dalle barche per attraccare in porto, che si divide, si intreccia e si adatta allo spazio. Poco dopo, la spettacolare fontana dei cento pesci di Bruce Nauman (2005), opera sonora in cui 97 pesci nuotano sospesi nell’aria sopra un bacino d’acqua in movimento e nella grande sala centrale, lluminata dall’alto dalla spettacolare vetrata immersa nell’acqua, luccica nel riverbero, “The fall and rise” di Bianca Bondi, uno scheletro di balena lungo 12 metri sospeso su polvere di sale.
Bianca Bondi, “The fall and rise”, Fondation Carmignac, Porquerolles
Accanto, la sala dedicata al maestoso dipinto sottomarino di Miquel Barceló, “Not Yet titled”. Un’opera poetica, una finestra sul fondale marino dell’isola.
Miquel Barcelo, “Not yet titled”, 2018, Fondation Carmignac, Porquerolles
Jeff Koons, “Acrobat”, 2003-2009 Fondation Carmignac, Porquerolles
Cosima von Bonin, “Killer Whale with long eyelashes2” (school desk ver.)
Ma si sa, il mare è fonte di immaginazione infinita. Bello essere liberi di spaziare, lasciarsi andare e scoprire nuovi fondali.
Uscendo “a rivedere le stelle”, bello perdersi nel “path of emotions” di Jeppe Hein, girovagare nel parco delle sculture, tra le uova giganti in marmo bianco di Carrara di Nils Udo e i volti dei tre alchimisti di Jaume Plensa (340cm di altezza), per finire nel meraviglioso enorme dipinto di Ed Ruscha in cui campeggia, a grandi lettere, la scritta “Sea of Desire”. La passione e la bellezza. Mai perderle di vista.