Mediamente, il margine di intermediazione risulta in crescita del +3,8% con Azimut al +22,6% (pari a +103 milioni), Fineco al +9,3% (pari a +47,3 milioni) e Mediolanum al +6,8% (pari a +70,2 milioni); fa eccezione unicamente Banca Generali
Primanni: “Malgrado la situazione in termini di contesto di mercato sia enormemente mutata, le reti quotate hanno mantenuto la capacità di generare ricavi, dimostrando una buona resilienza. La stessa cosa non si può dire tuttavia delle valutazioni”
Il caro energia, l’aumento dei tassi d’interesse e l’inflazione galoppante sembrerebbero non intaccare i ricavi delle reti quotate. Ma le loro valutazioni, sì. Secondo una nuova ricerca condotta da Excellence Consulting, il price to book value delle big della consulenza (Banca Mediolanum, Fineco Bank, Banca Generali e Azimut) ha subito infatti una contrazione del -20% tra settembre 2022 e settembre 2021. In media, inoltre, da inizio anno a oggi hanno perso in Borsa l’11,08%, sottoperformando l’indice principale (-10%); ma con differenze significative: si passa da Azimut con il -20,02% a Banca Generali con il -14,41% fino a Banca Mediolanum (-9,51%) e Fineco Bank (-0,41%).
“Dalla nostra analisi emerge un quadro sorprendente”, dichiara Maurizio Primanni, ceo di Excellence Consulting. “Malgrado tra il terzo quarto 2022 e il terzo quarto 2021 la situazione in termini di contesto di mercato sia enormemente mutata, le reti quotate hanno mantenuto la capacità di generare ricavi, dimostrando una buona resilienza”. Mediamente, il margine di intermediazione risulta in crescita del +3,8% con Azimut al +22,6% (pari a +103 milioni), Fineco al +9,3% (pari a +47,3 milioni) e Mediolanum al +6,8% (pari a +70,2 milioni); fa eccezione unicamente Banca Generali, che registra un calo di -139 milioni.
Il margine d’interesse sale invece per tutte e quattro le reti quotate: per Banca Generali si parla del +34,7% (pari a +22,7 milioni), per Banca Mediolanum del +18,3% (pari a +47,2 milioni) e per Fineco Bank del +13,5% (pari a +25,1 milioni). Quanto alle commissioni nette, a registrare un dato positivo sono Azimut (+21,3% pari a +99,6 milioni), Fineco Bank (+6,8% pari a +22,2 milioni) e Banca Mediolanum (+3% pari a +23 milioni); resta ancora una volta esclusa Banca Generali, che incassa una contrazione delle commissioni nette del -31% (pari a -162 milioni).
In calo anche gli asset amministrati e gestiti (in media -3%) e la raccolta netta (-25%). Ricordiamo a quest’ultimo proposito che – dopo lo sprint di ottobre – le scadenze fiscali hanno spinto la raccolta del mese di novembre delle principali reti di consulenza a 2,2 miliardi, in calo rispetto ai 2,5 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno. Resistono Banca Mediolanum, che registra una raccolta netta totale pari a 695 milioni di euro a fronte dei 467 milioni di novembre 2021, e Fineco, la cui raccolta netta ammonta a 480 milioni di euro a fronte dei 479 milioni dello stesso periodo dello scorso anno. Quanto al Gruppo Azimut e a Banca Generali, la raccolta netta del mese di novembre risulta pari rispettivamente a 531 milioni di euro (contro i 761 milioni di novembre 2021) e a 501 milioni di euro (contro gli 810 milioni di novembre 2021).
Restano infine le valutazioni che – come anticipato in apertura – in termini di price to book value si sono ridotte di oltre il 20% in media nel periodo considerato “con anche aziende notoriamente valorizzate dal mercato come Fineco Bank che, pur avendo fondamentali positivi sia in termini di crescita del margine di intermediazione sia dell’utile netto, hanno perso valore”, precisa Primanni. A pesare, osserva l’esperto, è soprattutto il nodo-tassi. “L’aumento dei tassi genera un innalzamento del saggio di remunerazione atteso dagli investitori, un meccanismo che finisce per deprimere le quotazioni anche delle aziende che hanno fondamentali positivi”, spiega. Poi conclude: “È importante prendere atto di tale elemento e conseguentemente agire per attivare nuovi motori di crescita a partire da quelli legati alla generazione del margine di interesse”.