Nei primi nove mesi dell’anno la raccolta delle reti si è ridotta del 18,8% rispetto all’anno precedente con una flessione nel solo risparmio gestito pari circa al 57%. Se si restringe il campo di osservazione alla raccolta delle quote di fondi comuni e al solo terzo trimestre, il calo anno su anno, secondo i dati di Assoreti, è stato del 77,1%. Si tratta di una flessione passeggera o resterà un contesto duro per l’industria del risparmio gestito e le reti?
Reti, strada in salita
Secondo un rapporto stilato da Mediobanca Securities prima della pubblicazione delle ultime trimestrali, il contesto di elevata inflazione e di riduzione del risparmio costituirà un freno per il business delle reti di consulenza ancora per diverso tempo. Fra l’inizio del 2021 e la metà del 2022 il tasso di risparmio delle famiglie italiane, infatti, si era gia ridotto di quasi la metà, passando dal 12,7 al 7,5%. Anche il rialzo dei tassi d’interesse potrebbe aggiungersi alle forze avverse per il settore.
“La potenziale revisione” nella composizione del risparmio “delle famiglie in seguito al balzo dei tassi di interesse dal 2° trimestre di quest’anno rappresenta un rischio ancora maggiore” rispetto alla riduzione della capacità di risparmio dovuta all’aumento dei prezzi, ha scritto Mediobanca Securities. “Supponendo che lo stock di attività finanziarie si riposizioni dai depositi e dal risparmio gestito verso le obbligazioni (dall’attuale 4% al 10%), vediamo il rischio che il settore dell’asset management possa perdere nel tempo una cifra cumulativa di circa 200 miliardi di euro negli asset in gestione”, ha affermato l’autore del report aggiornando a We Wealth la stima elaborata a ottobre. Questo aspetto, unito al già citato declino del risparmio che le famiglie italiane avranno a disposizione per investire, si legge nell’analisi, “potrebbe praticamente azzerare la capacità delle reti di consulenti finanziari nel raccogliere nuovi capitali in prodotti di risparmio gestito”.
Finora la Borsa ha creduto nel recupero
Nella prima metà dell’anno le banche-reti hanno visto tutte una riduzione della raccolta anno su anno a doppia cifra. In particolare, Azimut ha accusato un calo del 71% e, anche se l’obiettivo massimo stabilito dalla società per l’intero venisse raggiunto (8 miliardi) si tratterebbe di un calo del 57% rispetto al 2021. Sempre nella prima metà dell’anno, Banca Generali, Banca Mediolanum e Fineco Bank hanno osservato una contrazione della raccolta netta, rispettivamente, del 39, 27 e 11%.
I dati relativi al terzo trimestre, comunque, sono stati in generale migliori delle previsioni per le reti, che in Borsa hanno successivamente beneficiato di un trend favorevole per il settore finanziario, che ha trainato Piazza Affari. Nel mese di novembre Azimut, Fineco Bank e Anima Holding sono riuscite comunque a sovraperformare in Borsa il già positivo risultato del Ftse Mib (7,93%), rispettivamente con un balzo del 17, 15 e 10%. Meno frizzanti, invece, sono state le performance di Mediolanum e Banca Generali, nell’ordine del 4%.