Il lusso è meglio toccarlo con mano. Devono pensarla così i consumatori amanti del luxury. A dispetto della crescita dei canali digitali infatti, i negozi fisici del lusso sono e rimarranno un canale vitale, costituendo un punto di riferimento anche per gli anni a venire. Se ne è parlato il 16/11 a Milano, durante la presentazione del Fashion Luxury Industry Trends & Store of the future, che Deloitte Digital ha realizzato per MonteNepoleone District, associazione che rappresenta gli oltre 120 marchi globali del lusso presenti nel quadrilatero milanese della moda. Emerge dallo studio che circa il 60% dei clienti preferisce tuttora fare shopping nei negozi fisici del lusso. In particolare, il 47% desidera toccare i prodotti e provarli personalmente; il 70% afferma poi che gli assistenti alle vendite costituiscono delle figure fondamentali nell’esperienza di acquisto.
Il negozio fisico resta dunque il luogo deputato all’esperienza dei beni del lusso, in cui i brand possono offrire servizi sempre più esclusivi, immersivi e personalizzati. Perché, se è vero che l’acquisto digitale è cresciuto in volume durante la pandemia, non ha ancora battuto l’esperienza tangibile. Secondo le proiezioni dello studio, nel 2025 oltre il 70% dei ricavi dei player globali del settore Luxury Fashion sarà comunque generato da canali offline.
In particolare per il metaverso, il biennio 22’-23’ si rivelerà decisivo per comprendere la reazione dell’industria verso questo nuovo canale. Una brutale battuta d’arresto per le nuove tecnologie? Non esattamente. Si evince dal rapporto infatti che le vendite totali derivanti dai canali marketplace (+17%) ed e-commerce (+21%) sono cresciute significativamente. Il mercato dell’e-commerce potrebbe raggiungere i 1100 milioni di dollari nel 2025. Un posto di rilievo spetta al social commerce: gli acquisti effettuati tramite social media sono aumentati del 18%. Dal canto loro, i marchi del lusso stanno rendendo sempre più interattive le loro sedi fisiche o “semi-virtuali” tramite innovazioni tecnologiche come video shopping, extended reality, IOT al fine di personalizzare l’esperienza dei propri clienti.
Gli acquirenti del settore lusso sostengono del resto che per loro la personalizzazione è fondamentale (72%). In questo gruppo, il 39% desidera un trattamento personalizzato all’interno del punto vendita. Per dirla con Massimo De Gaetano, partner di Deloitte Digital: «Il cliente ora richiede ai brand uno shopping journey frictionless, ovvero senza attrito tra i canali fisici e on-line, emozionante e significativamente personalizzato».
Nel solco della nuova tipologia di domanda, il 68% degli investitori è convinto che, per far fronte alla crescente digitalizzazione dei clienti del Fashion&Luxury e per supportare la trasformazione dei brand verso modelli unified commerce, (brand experience univoca indipendentemente dal canale) si debba investire nelle nuove tecnologie. IoT (Internet of Things), robotics e blockchain e digital passport copriranno il 60% del portafoglio tecnologico di investimento.
Tra le tendenze legate alla sostenibilità nel mondo della moda, la seconda mano continuerà a diffondersi nei prossimi anni, crescendo tra il 15% e il 20%. Tra il 2017 e il 2021, il settore ha mantenuto un tasso di espansione del 13%. Invece, per quanto riguarda i beni di lusso nuovi, si è registrata una media del +4.5% a causa dell’impatto della pandemia Covid-19. Si prevede che la quota dell’usato aumenti di circa il 28%. I più attenti alle questioni ambientali e sociali sono gli appartenenti alla Gen Z, ovvero i nati dal 1997. Il 43% di questo gruppo di consumatori afferma di scegliere aziende con una solida reputazione in tema di sostenibilità. Trend che spinge il 60% dei dirigenti del settore a investire o a pianificare di farlo in un’ottica di economia circolare.