Come vedremo dall’andamento dei principali indicatori, si prospetta un primo trimestre di sottoperformance per i fondi Esg – in particolare per quelli che adottano la strategia dell’esclusione dei settori in assoluto più “odiati” dagli investitori
L’indice settoriale Euro Stoxx Defence & Aerospace, che include i big dell’industria bellica, ha guadagnato il 6,91% da inizio anno, con una sovraperformance di oltre 16 punti sulla media del mercato e di oltre 20 punti rispetto all’indice Stoxx Esg
Di conseguenza, da inizio anno, i titoli che più di frequente vengono esclusi dalle strategie di investimento sostenibile Esg, le armi, il petrolio, il carbone, il gas, hanno sovraperformato gli indici di riferimento e sono fra i principali vincitori in questo scenario di crisi. Al contrario, gli indici che tracciano le azioni green più popolari hanno registrato risultati peggiori della media del mercato. E’ un’ulteriore conseguenza, di certo non la più grave, del “ritorno al passato” imposto dall’invasione della Russia in Ucraina.
“Negli ultimi decenni, molti si erano illusi che la guerra non avrebbe più trovato spazio in Europa, che gli orrori che avevano caratterizzato il Novecento fossero mostruosità irripetibili”, ha dichiarato il primo marzo il presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, intervenuto in Parlamento, ma “l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia segna una svolta decisiva nella storia europea”.
Guerra e Esg, performance a confronto
Le crescenti tensioni e poi lo scoppio del conflitto in Ucraina hanno caratterizzato i primi due mesi del 2022, anche sui mercati. Come vedremo dall’andamento dei principali indicatori, si prospetta un primo trimestre di sottoperformance per i fondi Esg – in particolare per quelli che adottano la strategia dell’esclusione dei settori in assoluto più “odiati” dagli investitori.
Il bilancio, per i mercati europei è il seguente. Da inizio anno alla mattina del 2 marzo, l’Euro Stoxx 600, l’indice di riferimento per le azioni del Vecchio Continente, ha ceduto il 9,36%. Nello stesso periodo, l’indice settoriale Euro Stoxx Defence & Aerospace, che include i big dell’industria bellica, ha guadagnato il 6,91%, con una sovraperformance di oltre 16 punti sulla media del mercato. Il confronto si fa ancora più impietoso se si chiama in causa l’indice Euro Stoxx Sustainability, che raccoglie le performance delle 40 società leader nel settore della sostenibilità nell’Eurozona. Quest’ultimo indice ha ceduto il 13,17% da inizio anno. Il portafoglio europeo “ricco di armi”, dunque, ha sovraperformato quello green di ben 20 punti in soli due mesi. Anche l’indice Euro Stoxx Oil & Gas, nonostante alcune importanti società del settore petrolifero abbiano subito l’impatto delle sanzioni alla Russia, ha comunque sovraperformato con un ritorno positivo dell’1,82% da inizio anno.
Dinamiche analoghe si sono osservate anche sul mercato americano. Mentre l’indice Dow Jones ha ceduto il 9%, da inizio anno alla chiusura del primo marzo, l’indice settoriale Dow Jones US Aerospace & Defence ha guadagnato l’11,86%, con una sovraperformance di oltre 20 punti sull’indice generale. Ancor più esuberante, grazie alle minori relazioni con la Russia, il comparto Oil & Gas americano, la cui performance da inizio anno, tracciata dall’S&P Oil & Gas Exploration & Production Select Industry, è stata del 24,13%. Nel mercato americano, invece, l’indice S&P Esg Index ha registrato una performance allineata a quella del Dow Jones, con un calo del 9,05% – che resta ben inferiore, comunque, a quella realizzata dai settori più spesso esclusi dai fondi Esg.
Come per il resto del mercato, la sovraperformance di Oil & Gas e difesa è legata a doppio filo al destino delle relazioni fra Russia e Occidente. L’estromissione finanziaria prolungata del Paese guidato da Vladimir Putin, fra i maggiori produttori mondiali di idrocarburi, non potrà che incidere sul mercato energetico e sugli affari delle società attive nel settore.
Allo stesso modo, l’entità della minaccia costituita dalla Russia alla sicurezza, dopo l’aggressione all’Ucraina inciderà probabilmente sulle politiche di riarmo per diversi anni a venire. “La Terza guerra mondiale sarebbe atomica e devastante”, ha detto il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, il 2 marzo. L’idea che i “cattivi” della Borsa stiano godendo solo un’effimera stagione di gloria, purtroppo, non sembra molto ancorata alla nuova realtà politica con cui l’Europa dovrà fare i conti.