La blockchain (letteralmente “catena di blocchi”) sfrutta le caratteristiche di una rete informatica di nodi per gestire un registro distribuito che raccoglie dati e informazioni
I principali ambiti di applicazione pratica della blockchain sono quattro: l’utilizzo dell’immutabilità di registro, gli smart contract, i token e le criptovalute
Correva l’anno 2008 quando Satoshi Nakamoto pubblicò un white paper in cui definiva possibile lo scambio di asset finanziari senza bisogno di intermediari. Una sorta di dichiarazione di guerra alla finanza tradizionale. Fu allora che nacque il Bitcoin, prima applicazione per eccellenza della blockchain. Ma bisognerà attendere il 2014 per comprendere quanto non fosse tanto la criptovaluta a essere rivoluzionaria, quanto piuttosto la tecnologia che c’era dietro. Valeria Portale, direttrice dell’Osservatorio blockchain & distributed ledger del Politecnico di Milano, racconta a We Wealth come funziona. E quali sono i settori che possono sfruttarne i benefici.
- Cos’è la blockchain e come funziona
- Blockchain: applicazioni reali
- Chi investe nella blockchain
- Blockchain: un mercato da 28 milioni
- Le principali piattaforme blockchain
- Il futuro della blockchain
Cos’è la blockchain e come funziona
La blockchain (letteralmente “catena di blocchi”) sfrutta le caratteristiche di una rete informatica di nodi per gestire un registro distribuito che raccoglie dati e informazioni e che non prevede la presenza di un’entità centrale di controllo e di verifica. “Non c’è un unico registro cui tutti possono accedere, ma ogni nodo della rete possiede la propria versione del registro”, precisa Portale. “Una rete di nodi, dunque, che si scambiano informazioni, le scrivono sul registro distribuito e attraverso meccanismi sofisticati (i cosiddetti “meccanismi di consenso”) si accordano sulla versione finale del registro per tenere traccia di tutte quelle che sono le transazioni e gli scambi di informazioni che avvengono all’interno della rete”.
Blockchain: applicazioni reali
I principali ambiti di applicazione pratica della blockchain sono quattro:
- l’utilizzo dell’immutabilità del registro per registrare sulla blockchain alcune caratteristiche di dati o documenti e renderle accessibili e verificabili da altri attori dell’ecosistema o attori terzi. Un esempio è quello delle applicazioni di “notarizzazione” che consentono di effettuare il “timestamping” di un documento in modo da poterne verificare la data di creazione;
- gli smart contract, un set di istruzioni informatiche che consentono di svolgere attività in automatico. Un sistema che esisteva ben prima della blockchain ma che è stato da essa rafforzato. Questo perché lo smart contract, spiega Portale gira “su tutti i nodi della blochchain e tutti potranno verificare che quelle istruzioni informatiche sono state svolte in modo corretto e potranno gestire un’eventuale transazione in modo rafforzato”;
- i token, asset digitali che viaggiano su blockchain e consentono lo scambio di informazioni tra tutti gli attori del network complessivo;
- le criptovalute, anch’esse dei token ma con una valenza monetaria.
“A livello internazionale abbiamo studiato in realtà migliaia di applicazioni che possiamo dividere in tre gruppi: il cosiddetto internet of value, relativo allo scambio di criptovalute, stablecoin o Central bank digital currency; le soluzioni blockchain for business, che utilizzano il registro distribuito per fornire per esempio certificazioni certe della data di registrazione di un dato o scrivere dei piccoli smart contract che possano essere visibili a tutti; e infine tutto quello che riguarda il decentralized web e che porterà verso il cosiddetto Web3, il nuovo paradigma del web in cui il registro distribuito sta alla base della gestione delle informazioni (gli Nft fanno parte di questo mondo)”, racconta Portale.
Chi investe nella blockchain
A investire in queste tecnologie sono principalmente gli attori del settore bancario e finanziario più tradizionale ma anche il mondo della logistica e quello dell’agrifood (per la tracciabilità di filiera, per esempio). “Il settore finanziario è quello che all’inizio ha reagito nel modo peggiore, perché l’ha percepita come una dichiarazione di guerra. Poi ne ha preso coscienza e ha iniziato a coglierne i vantaggi”, spiega l’esperta. Dei 1.600 casi censiti negli ultimi cinque anni, aggiunge, oltre il 40% riguarda il mondo bancario. Che sta guardando a queste tematiche non solo sul fronte dei pagamenti ma anche in termini di efficientamento e tokenizzazione. “L’Associazione bancaria italiana (Abi), per esempio, ha creato un progetto legato alla spunta interbancaria. Negli scambi di denaro tra banche, la tecnologia basata sui registri distribuiti consente infatti conteggi più sicuri, decentralizzati e controllati”.
Blockchain: un mercato da 28 milioni
Secondo le ultime rilevazioni del Politecnico di Milano, gli investimenti delle aziende nel settore della blockchain ammontavano a fine 2021 a 28 milioni di euro, a fronte dei 21 milioni del 2020 e dei 30 milioni del 2019. “L’anno terribile del covid-19 ha infatti rallentato gli investimenti in innovazione da parte delle aziende”, spiega Portale. “Non è che non si sia investito in innovazione ma non si è investito in innovazioni più futuristiche. Tra l’altro, 28 milioni di euro è ancora poco se si pensa che secondo i dati AssiForm le aziende italiane investono circa 70 miliardi di euro in innovazione digitale. Questo implica che c’è ancora molto da fare”.
Le principali piattaforme blockchain
Tra le principali piattaforme blockchain si ricordano Bitcoin, Algorand, Ethereum, Cardano ed Eos. “C’è Cryptobase che si basa su meccanismi di consenso un po’ energivori come Bitcoin ed Ethereum. Ma anche altre che si basano su processi di consenso leggermente diversi come Algorand, che consuma meno energia. Altre, infine, che si basano su principi legati alla privacy come Zcash o Monero”.
Il futuro della blockchain
“Stiamo iniziando ad assistere a una diffusione sempre più ampia delle criptovalute”, racconta infine Portale: circa il 12% degli italiani dichiara di possedere o aver posseduto criptovalute e il 17% di volerne possedere nel prossimo futuro, per esempio. “Quindi la blockchain potrebbe certamente cambiare il modo in cui effettueremo i nostri pagamenti. Ma anche il modo in cui gestiamo i nostri asset digitali: basti pensare alla compravendita di una casa senza passare dal notaio ma registrando sul registro pubblico lo scambio dell’atto di proprietà dell’immobile”. Le potenzialità sono molteplici, conclude. “È in generale una tecnologia che sta un po’ più dietro le quinte, quindi magari non lo vedremo direttamente ma potrà comunque avere degli effetti sulla nostra quotidianità”.