L’Anasf ha evitato di prendere una posizione pro o contro le criptovalute, benché le idee in merito, fra chi si occupa professionalmente di risparmio, sono spesso nette
“L’estrema fragilità dell’impianto normativo, unita ad elevatissimi valori di volatilità, giustifica la notevole prudenza con la quale noi consulenti finanziari trattiamo la materia”, ha dichiarato a We Wealth il presidente dell’Anasf, Luigi Conte
In Italia, le ultime rilevazioni eseguite dalla Consob hanno confermato come l’attenzione verso il mondo crypto abbia attraversato una nuova fase di crescita. Dal rapporto sulle scelte di investimento delle famiglie era emerso, infatti, come le criptovalute fossero uno dei “servizi digitali” più conosciuti dagli investitori: il 39% del campione, infatti, dichiarava di averne almeno sentito parlare, una percentuale doppia rispetto a quella degli investitori con familiarità nei confronti del robo advice (19%) e nettamente superiore a quella relativa al trading online (31%).
Lo scorso novembre We Wealth aveva raggiunto due protagonisti della consulenza finanziaria indipendente, Luca Mainò (Consultique Scf) e Salvatore Gaziano (SoldiExpert Scf), per capire quali fossero gli orientamenti dei professionisti in Italia. Ne era uscito un quadro ancora contrastato, fra chi riteneva adeguata, in certi casi, una piccola esposizione ai cripto-asset e chi preferiva sconsigliarli per qualsiasi cliente.
“Il tema delle criptovalute, e più in generale delle cripto-attività, è ad oggi ancora da regolamentare”, ha dichiarato a We Wealth il presidente dell’Anasf, Luigi Conte, interrogato su che cosa possa fare la consulenza finanziaria di fronte a questa nuova forma di investimento.
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L’associazione, ha dichiarato Conte, “condivide la scelta del legislatore” europeo, che ha proposto di “stabilire specifiche autorizzazioni per ciascun emittente di token, nonché la previsione che i consumatori siano informati, prima di porre in atto l’acquisto, in merito alle caratteristiche e ai rischi delle cripto-attività che intendono acquistare, attraverso l’obbligo per gli emittenti di pubblicare un documento informativo ‘White Paper’ di carattere generale”. E questo in momento “antecedente alla quotazione di una criptoattività sulla propria piattaforma di negoziazione”.
C’è ancora bisogno di chiarezza normativa, dunque. Il diritto, tuttavia, arriverà in momento in cui il mondo finanziario ha avrà già compiuto un grosso tratto di strada. Secondo Coinmarketcap, al 31 gennaio la capitalizzazione di mercato delle criptovalute si attestava a 1.680 miliardi di dollari.
“Anasf è d’accordo anche sulla previsione di richiedere ai fornitori di servizi per le cripto-attività che forniscono consulenza il possesso di vari requisiti di conoscenza ed esperienza e che mettano al corrente i clienti dei rischi dell’investimento ed effettuino una valutazione preliminare delle esperienze, delle conoscenze, degli obiettivi e della capacità dei potenziali investitori di sostenere le perdite”, ha affermato il presidente dell’associazione.
L’Anasf ha evitato di prendere una posizione pro o contro le criptovalute, benché le idee in merito, fra chi si occupa professionalmente di risparmio, sono spesso nette. Alcuni esponenti della Bce, ad esempio, non hanno risparmiato dure critiche sulle ragioni che attualmente sorreggono il rally delle crypto (ne avevamo parlato qui).
“Seppure l’interesse appaia crescente anche all’estero, la consistenza delle criptovalute nei portafogli finanziari degli investitori è ancora estremamente contenuta, nell’ordine di pochi punti percentuali”, ha sottolineato Conte, “l’estrema fragilità dell’impianto normativo, unita ad elevatissimi valori di volatilità, giustifica la notevole prudenza con la quale noi consulenti finanziari trattiamo la materia”.
A questo aspetto si aggiunge la storica debolezza degli italiani in materia economico-finanziaria, che mal si adatta a forme d’investimento attualmente dominate dalla speculazione a breve termine. “Il crescente interesse degli italiani sulle criptovalute, rilevato dalla VII rilevazione Consob, evidenzia la necessità di operare celermente per innalzare il livello di alfabetizzazione e digitalizzazione finanziaria dei cittadini”, ha detto il presidente dell’Anasf. “Dal rapporto emerge che a domande con riferimento a cinque nozioni base: relazione rischio-rendimento, tasso di interesse composto, inflazione, mutuo e diversificazione del rischio, solo circa il 50% degli intervistati ha risposto correttamente. Dunque”, ha concluso Conte, “non è prudente per la maggior parte di essi orientarsi verso soluzioni di investimento di questa natura, soprattutto senza un professionista al proprio fianco”.