«Ogni favola è un gioco… ed è vera soltanto a metà». Così una delle canzoni che più ci ricordano i tempi andati, negli accordi di Edoardo Bennato. Parole in cui si è sempre pensato si celasse una solenne verità, che le favole, appunto, siano un mondo allusivo di verità a metà.
Bene. Ora che siamo stati per un attimo catapultati in un mondo diverso, infantile diremmo, da quello che ci è toccato vivere in finanza quest’anno, cerchiamo di capire come, invece, si possa parlare di una solenne verità, per nulla solo a metà, nelle favole, ossia nella proposta che in esse si nasconde.
Vi siete mai chiesti come mai certe cose, o certe persone, o ancora certe esperienze, smettano di essere interessanti nella misura in cui noi stessi improvvisamente, o in seguito a eventi più o meno identificabili, smettiamo di interessarcene, occuparcene o alla fine (o all’inizio) di pensarle? Al contrario, il famoso take care trova la sua più profonda ragion d’essere nell’esperienza diversa che si vivrebbe ogni volta che occupandoci di qualcosa, o prendendocene cura, parlandone, e inesorabilmente rimanendovi connessi, ci ritroviamo a non poter fare a meno di essere coinvolti, se non condizionati da quel qualcosa (o qualcuno).
Cosa sarà sempre importante nella vita?
Ebbene, è qui che le favole tornano nella loro più solenne verità (non solo a metà). Perché tornando alla nostra lontanissima infanzia (parlo con un pubblico più o meno adulto) questa dinamica non può che far tornare alla mente le bellissime favole che si raccontano ai piccoli, inestricabilmente collegate alla fine, o sin dall’inizio, alla volontà genitoriale, anche inconscia, di creare una memoria o una coscienza profonda in quelle menti di ciò che conta, o meglio, di cosa sarà sempre importante nella vita, di cosa non si dovrà dimenticare mai. Una Cenerentola che, poverina, è oppressa dalle orribili sorellastre dovrà per sempre imprimere nella mente dei piccoli che non è bello fare del male ai più deboli, e una Bella Addormentata ricorderà loro quanto sia bello attendere che qualcuno ci venga a salvare quando più ne avremo bisogno. Senza andare a una Biancaneve che forse, in modo un po’ traumatico per i nostri tempi devo dire, potrebbe illuminare su una profonda verità, che la più bella del reame forse non è quella che sarebbe destinata a vincere su tutto, a prendere tutto… Sarà straordinario e apparentemente un po’ forte, capisco, accettare che tutto questo sia davvero successo quest’anno nell’esperienza della finanza. Almeno per chi come me, e non penso di essere la sola, ha fatto vera, insistente, e davvero ripetitiva, lasciatemelo dire, consulenza finanziaria. Non sono infatti mancate le reazioni – anche giustificate, lo accetto – da parte degli investitori, che in più di una occasione non si sono trattenuti da risposte quasi intolleranti rispetto alla, lo ridico, ripetitiva consulenza finanziaria. In certi casi è stato questo il motivo di una lontananza, se non distacco, per certi consulenti, dai clienti, proprio per non ritrovarsi a dire sempre le stesse cose. Ma, alla fine, l’obiettivo più o meno cosciente per chi invece si è, diciamo così, sottoposto alla fatica di raccontare tutte le sere la favola del principe azzurro, per chi non si è sottratto all’esperienza di una costante sollecitazione nei confronti dei clienti per far sì che rimanessero connessi, o meglio stimolati a riprendere in mano le verità o le possibilità dell’investimento, per costoro il risultato non può non essere arrivato, giunti alla fine di quest’anno così complesso. Un risultato che, se non è stato economico, è stato professionale. E scusatemi se i due aspetti quest’anno non hanno coinciso direi per nulla. Se c’è un aspetto che è stato evidente è il crollo del mercato e quindi dei rendimenti, non solo per i clienti, ma anche per i consulenti.
Non stancarsi di ripetere la verità…
Vero. Ma c’è un ulteriore aspetto che ha fatto la differenza, la vera differenza per chi, come me (e saremo tanti), non si è stancato di raccontare le favole della finanza, quelle favole che non sono vere soltanto a metà. Per chi ha accettato tutto questo, la ripetizione è stata fondamentale, come la più importante ripresa di tutte le coerenze della finanza, dopo tutto. E qui andiamo diretti su idee, o meglio schemi di pensiero, che ricordano la fondamentale verità nascosta nelle favole citate sopra, quelle adatte ai più piccoli. La verità più importante, che è forse stata quella meno tollerata, soprattutto in certi momenti, da parte dei clienti: che occorresse pensare a cosa succede da sempre in Borsa, non smettere di ripeterlo, come quella banalità della memoria originaria per chi investe da sempre, eppure soggetta a dimenticanza in assenza di vicinanza di ripetizione. Quale verità? Che quando i prezzi scendono riprendono, e che questo succede tanto più quanto più certi aspetti scatenanti smettono di diventare così roboanti, irruenti, determinanti.
L’inflazione è forse il caso più curioso. Arrivata a essere il dato più interessante da guardare, quasi a mettere in ombra verità più importanti e più utili per la mente dell’investitore, di questi ultimi tempi sta smorzando il tono (eccezion fatta per il nostro paese), diventando quell’aspetto, tra i tanti, che può fare sì una differenza nei prezzi, ma non più come prima. Non allo stesso modo. Lasciando più spazio, in questo suo spegnersi, alla più importante, ulteriore verità che è stato fondamentale non smettere mai di ripetere in consulenza: che stare, perseverare, senza interrompere bruscamente gli investimenti fatti, fa la differenza di valore del portafoglio nel tempo.
…a costo di sembrare banali
Capisco. Nel riprendere queste banalità della finanza, non si può non comprendere una reazione di intolleranza, di noia, di fastidio… come se si stesse ricordando cose assolutamente scontate per chi investe. Eppure, proprio di queste banalità si è rischiato di non parlare lungo tutto quest’anno, pensando di infastidire, se non di irritare il cliente, che aveva davanti a sé cadute che si faceva fatica a guardare, su tutti i fronti. Proprio perché, in quei frangenti, di tutto il cliente avrebbe voluto parlare tranne che di quei due banalissimi concetti. Come succede a chi non tollera più qualcosa o qualcuno, e per questo crede che la reazione più valida e giustificata sia quella di allontanare, se non di interrompere, qualsiasi connessione con quella cosa o quella persona (lasciatemi creare il collegamento forzato). Salvo poi capire che se ciò che si è cercato di allontanare o di tenere a distanza alla fine ha un valore, un senso, e dunque merita di essere ri-preso in considerazione se non ricordato, improvvisamente, anche per certi eventi, può ritornare ad essere fondamentale, importante.
Come sta avvenendo in questi ultimi tempi, in cui proprio il tener fede a certi investimenti o l’aver approfittato di prezzi che lungo tutto l’anno hanno fatto la differenza, con lo spegnersi dei riflettori puntati sull’evento scatenante sopra menzionato, si sono rivelate, per chi ha accettato la ripetizione e la memoria della loro importanza in finanza, due idee di valore, per quanto banali. E chi dall’altra parte della scrivania, il consulente finanziario, non si è stancato di ripeterne l’importanza e di forzare la loro “frequentazione” nonostante l’irritazione, non può che esserne fiero, o piuttosto contento, realizzando di essere stato davvero professionale. Nel suo aver ritenuto fondamentale, quest’anno più che mai, assomigliare a quel genitore che, mettendo a letto i suoi piccoli, nonostante fuori la vita non faccia che mostrare difficoltà e scandali, non si stanca di raccontare favole che non sono e non saranno mai inutili, se viste nel significato che portano, seminando nelle menti dei bambini che alcune verità fondamentali non smetteranno mai di esserci e soprattutto di avere un valore, come verità non solo a metà.
Alla prossima!
Maria Anna Pinturo
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