Le azioni hanno ampiamente recuperato tutte le perdite post-invasione: tutto finito? Si può entrare con decisione nel mercato con le attese di ulteriori rialzi?
Sondo domande semplici, ma rispondere è più difficile di come sembra – anche perché le analogie con il post 2020 non reggono molto
Secondo Richard Flax, cio di Moneyfarm la situazione di recupero attuale non può essere paragonata a quella successiva al coronacrash del 2020. “Alla luce della ripresa economica e degli attuali livelli di inflazione, le banche centrali non potranno prolungare la loro azione di supporto”, al contrario di quanto avvenuto nella fase pandemica. “Per il futuro non è dunque da escludere una maggiore volatilità, che rende consigliabile un posizionamento leggermente più conservativo rispetto agli ultimi diciotto mesi, con un’ampia gamma di esposizioni al rischio, anche se è bene ricordare che l’opzione più rischiosa resta senza dubbio quella di uscire del tutto dai propri investimenti”.
Immaginando la situazione dei risparmiatori che hanno notevole liquidità a disposizione, abbiamo approfondito queste premesse con Roberto Rossignoli, portfolio manager della stessa Moneyfarm.
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Come suggerisce di agire per quei risparmiatori che, finora, sono rimasti alla finestra con molta liquidità in portafoglio?
In queste fasi consigliamo di cercare di posizionarsi in maniera conservativa, sempre tenendo conto del proprio profilo di investitore e del contesto di mercato. Il futuro è incerto per definizione e non esiste un’allocazione ottimale valida per tutti gli investitori e per tutti i periodi. E’ giusto che investitori con un profilo più aggressivo mantengano una maggiore esposizione alle asset class rischiose anche nelle fasi di incertezza più acute, per beneficiare della
ripresa dei mercati, che è sempre difficile prevedere con esattezza.
Come rispondere, in questa fase, alla solita vecchia domanda “è il momento giusto per investire?”
A prescindere dal profilo di rischio, l’attuale contesto di mercato presenta alcune specificità che lo rendono molto delicato. La tensione in Ucraina si inserisce in un momento già non facile per i mercati finanziari, stretti tra materie prime in forte crescita, inflazione alle stelle e una politica monetaria che sta lentamente tornando a stringere i cordoni della borsa. Un’economia che si stava ancora riprendendo dal black-out Covid, insomma. In questa fase, asset class tradizionali come l’obbligazionario governativo e i conti deposito non forniscono alcun tipo di certezza. Crediamo che il modo migliore sia quello di continuare a mantenere esposizioni diversificate sia in termini di asset class che di geografie, tenendo conto che in momenti come questo la diversificazione può arrivare dalle fonti più disparate, come ad esempio dalle materie prime che, seppure molto volatili, presentano caratteristiche di decorrelazione con il resto del panorama finanziario.
Riteniamo che sui mercati le recenti settimane non rappresentino un momento di rischiosità particolarmente anomalo se guardate a livello globale. Il consiglio è quello di confrontarsi con il proprio consulente per verificare che la perdita registrata sia in linea con quanto potenzialmente dichiarato, ed eventualmente riflettere sulla propria capacità di sopportare il rischio.
Con quali accorgimenti sarebbe opportuno entrare nel mercato in questa fase?
Passando anche attraverso un bilanciamento della propria esposizione valutaria, soprattutto alla luce dell’inflazione; consigliamo pertanto di aumentare la parte in valute diverse dall’euro. In questo momento storico il dollaro presenta due pregi rispetto alla Moneta unica. Primo, la dinamica inflazionistica è meno legata all’aumento esponenziale dei prezzi delle materie prime ed è, a nostro avviso, più controllabile dalla Banca Centrale. Secondo, in momenti di incertezza il dollaro si è storicamente apprezzato, aiutando i risparmiatori internazionali.
In questo momento, però, se porti sicuri tradizionali come dollaro e oro possono continuare a funzionare, i titoli di stato possono aiutare a limitare i danni, ma hanno prospettive di rischio e rendimento sicuramente compromesse. E paradossalmente, beni più volatili come bond indicizzati all’inflazione o addirittura materie prime, se inserite in un contesto di portafoglio e dosate al punto giusto, possono aiutare a dare più stabilità al portafoglio.