Chi nasce quadrato non può poi diventare tondo. E se si volesse passare da una linea retta a un cerchio? Qualsiasi sforzo sarebbe vano? Al pianeta Terra, e di conseguenza all’umanità, di certo non converrebbe. “La società umana opera attualmente secondo un modello lineare: preleva le risorse naturali, le trasforma in prodotti orientati al consumo e infine li smaltisce. Tale modello non è sostenibile” spiegano gli esperti di WisdomTree. Urge quindi adottare con maggiore costanza un modello economico già conosciuto, ma ancora oggi troppo poco sfruttato, l’economia circolare. “La transizione verso questo modello, nel quale si prelevano le risorse naturali e si realizzano i prodotti di consumo che vengono però riciclati dopo l’uso, consente di riportare le risorse alla loro forma originaria e utilizzarle di nuovo”. Dove concentrarsi? Ecco tre esempi.
Esempio 1: scomporre la plastica e riportarla alla forma originale
L’esempio che solitamente si prende quando si introduce il tema del riciclaggio è quello della plastica: secondo le stime delle Nazioni Unite, vengono prodotti 400 milioni di tonnellate di rifiuti plastici ogni anno e di questi solo il 9% viene riciclato, il 19% viene incenerito, circa il 50% finisce in discariche controllate. Il ben restante 22%, invece, viene abbandonato in discariche selvagge, bruciato a cielo aperto o disperso nell’ambiente. Riciclare la plastica non è semplice come si possa pensare, dato ne esistono diversi tipi e che se questi vengono mischiati tra loro il processo di riciclo non è possibile. A problema, però, può sempre corrispondere una soluzione: “Alcune aziende stanno utilizzando diverse metodologie chimiche per scomporre queste materie plastiche e riportarle alla loro forma originale. In questo modo, si prende la plastica grezza, la si scompone nella sua forma originaria e infine si riutilizza l’etilene per produrre nuovi tipi di materie plastiche” continuano gli esperti di WisdomTree.
Esempio 2: i carburanti rinnovabili, da rifiuti a fonte di energia
Nell’immaginario comune, alla parola “gas serra” la mente evoca “anidride carbonica”. Tuttavia, quello che ha maggior impatto sul riscaldamento globale è il metano: il 59% delle sue emissioni è infatti generato da attività umane e, nel 53% dei casi, queste dipendono dall’agricoltura, stando ai dati dell’Eurostat. Come risolvere il problema? Se la produzione di metano è inevitabile, questo si potrebbe sfruttare per la creazione di carburanti rinnovabili.
Tale processo prende il nome di termovalorizzazione dei rifiuti: “alcune aziende attive nella gestione di rifiuti catturano il metano rilasciato dalle discariche stesse e lo trasformano in carburante per autotrasporto sotto forma di gas naturale, sostituendo il gasolio di origine fossile”.
In alcune regioni la termovalorizzazione non è più solo un’idea, ma già realtà. Nei Paesi Bassi, ad esempio, McDonald’s sfrutta l’olio di cottura esausto e lo passa a Neste, un’azienda che lo trasforma in carburante diesel rinnovabile, che poi verrà utilizzato come rifornimento per gli autocarri del re dei fast food.
Il metano non è l’unico gas che si può catturare e riutilizzare: un ragionamento simile vale anche per il carbonio, anche se sono però necessarie infrastrutture molto specifiche, come le condutture. Le aziende che già le posseggono possono sfruttarle per catturare l’anidride carbonica proveniente da cementifici o acciaierie, per poi sequestrarla in pozzi petroliferi in disuso, evitando così che ritorni nell’atmosfera.
Esempio 3: il riciclo delle batterie dei veicoli elettrici
I veicoli elettrici stanno entrando sempre di più nella nostra vita quotidiana, andando a sostituire quelli tradizionali, alimentati a combustibili fossili. Questo processo porta con sé una domanda sempre più alta di batterie, ma cosa succede a queste una volta esaurite? WisdomTree sottolinea che “oggi esistono delle aziende in possesso di brevetti che consentono loro di prelevare le batterie dei veicoli elettrici non funzionanti o che non hanno superato l’ispezione e di scomporle nei componenti originali”. In questo modo il litio e il cobalto, terre rare necessarie per la costruzione delle batterie la cui estrazione ex novo è controversa e difficoltosa, possono essere riciclati e poi riutilizzati.
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