La profilazione della clientela in ambito investimenti per valutarne l’adeguatezza rappresenta uno degli strumenti più rilevanti per la tutela dell’investitore che s’avvale della consulenza finanziaria e del servizio di gestione del portafoglio
L’appropriatezza è difficile da misurare perché varia da investitore a investitore e la sua misurazione avviene attraverso una sorta di meccanismo di autovalutazione
Non è sufficiente conoscere le caratteristiche dell’investimento ma occorre anche che questo sia adeguato con quelli che sono gli obiettivi dell’investitore
Per il risparmiatore è importante arrivare ad una corretta valutazione del proprio profilo di adeguatezza e migliorarlo con formazione e l’aiuto di professionisti
Se un risparmiatore ha conoscenze ed esperienze finanziarie maggiori, la banca deve potergli offrire più libertà di scelta e quindi strumenti finanziari più dinamici
Alzi la mano chi andando in banca per sottoscrivere degli investimenti non ha sbuffato (o anche peggio…) davanti al cortese funzionario che gli chiedeva di aggiornare il questionario Mifid. Eppure la profilazione della clientela per valutarne l’adeguatezza rappresenta uno degli strumenti più rilevanti per la tutela dell’investitore che s’avvale della consulenza finanziaria per gli investimenti e del servizio di gestione del portafoglio. Un punto centrale anche per la Consob che in suo recente Quaderno ha sottolineato come “la valutazione di adeguatezza concorre ad alimentare la fiducia negli operatori finanziari e, a livello aggregato, ad assicurare l’efficienza dei mercati”.
La direttiva europea Mifid 1 introdotta in Italia nel novembre 2007 – poi corretta nel 2014 dopo lo scoppio della crisi finanziaria con la Mifid 2 – prevede che gli intermediari finanziari come banche e società di investimento debbano ottenere dai propri clienti alcune informazioni chiave in merito alle loro conoscenze in materia di investimenti e al tipo di prodotto prescelto, alla loro situazione finanziaria e ai loro obiettivi di investimento.
Le parole “magiche” di questo percorso sono appropriatezza e adeguatezza.
L’importanza assoluta del livello personale di conoscenza dei mercati
L’appropriatezza è difficile da misurare perché varia da investitore a investitore e la sua misurazione avviene attraverso una sorta di meccanismo di autovalutazione. In altre parole, deve essere lo stesso risparmiatore a dichiarare in un apposito questionario quale è il suo personale livello di conoscenza del mercato finanziario e dei singoli asset. L’obiettivo che il legislatore si è posto introducendo il principio dell’appropriatezza già nella Mifid 1 e poi riprendendolo nella MiFID 2 è ovvio: far sì che il portafoglio proposto dalla banca all’investitore sia formato da asset che l’investitore è in grado di comprendere. Una misura diventata necessaria dopo che nei primi anni 2000 furono venduti a risparmiatori ignari prodotti finanziari ad alto rischio come i bond Parmalat.
Il secondo principio è l’adeguatezza, elemento che riguarda gli obiettivi dell’investimento e la situazione patrimoniale dell’investitore stesso. Il principio guida che il legislatore ha seguito è questo: non è sufficiente conoscere le caratteristiche dell’investimento ma occorre anche che questo sia adeguato con quelli che sono gli obiettivi dell’investitore. In pratica, in base al principio dell’adeguatezza previsto dalla Mifid 2 è necessario che l’investitore sia messo nelle condizioni di non correre rischi troppo eccessivi.
Per questo le domande poste nel test di adeguatezza mirano a capire gli obiettivi finanziari dei risparmiatori e il loro livello di conoscenze.
Quali prodotti finanziari conosce il risparmiatore che si rivolge alla banca?
E con quali prodotti ha più dimestichezza?
Quante operazioni di investimento effettua in un anno?
Qual è il periodo di tempo per il quale il risparmiatore desidera conservare l’investimento?
Quali le sue reazioni ai movimenti negativi del mercato?
Queste sono solo alcune delle domande alle quali il risparmiatore deve dare risposta quando compila il test di adeguatezza.
Il punto di vista delle banche…
Questo è il punto fondamentale: il questionario si basa sul principio che se un cliente ha conoscenze ed esperienze finanziarie limitate, l’istituto finanziario al quale si rivolge deve potergli offrire la massima protezione possibile proponendo prodotti poco rischiosi. Viceversa, se un risparmiatore ha conoscenze ed esperienze finanziarie maggiori, la banca deve potergli offrire più libertà di scelta e quindi strumenti finanziari più rischiosi. Quindi, dal punto di vista delle banche lo scopo principale del questionario Mifid è quello di rendere maggiormente consapevoli i clienti, tutelarli e metterli nelle condizioni di poter fruire degli strumenti finanziari più indicati e più utili al raggiungimento dei loro obiettivi.
…e il punto di vista dei risparmiatori
Dal punto di vista dei risparmiatori, invece, molto spesso la compilazione del questionario di adeguatezza viene svolta con superficialità e noncuranza, perché si ritiene sia solo un adempimento burocratico. Al contrario, partecipare attivamente alla compilazione del questionario e fornire informazioni chiare e precise permette al risparmiatore di essere più consapevole e investire su prodotti finanziari che è in grado di capire.
Per il risparmiatore è importante arrivare ad una corretta valutazione del proprio profilo di adeguatezza per non vedersi propinare dalla banca prodotti finanziari non adatti e non utili al raggiungimento dell’obiettivo di investimento.
Anche per questa ragione, è controproducente per l’investitore falsare o modificare le risposte al questionario solo per avere accesso a strumenti finanziari che potrebbero poi non essere adatti al suo profilo di rischio e al suo obiettivo di investimento.
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