Gli Etf sono stati protagonisti della conferenza organizzata da We Wealth nella giornata conclusiva del Salone del Risparmio 2023, aperta anche al pubblico dei risparmiatori e degli studenti universitari. La tavola rotonda dal titolo ‘Diversificare e costruire portafogli efficienti con gli Etf’ ha fatto il punto sui trend in atto tra gli Etf sia a livello globale che in Italia, con focus anche sulla prospettiva di una diffusione più capillare dell’uso degli strumenti a gestione passiva anche tra i retail.
Nel 2022, un anno decisamente complicato per i mercati, non si è arrestato il trend di crescita degli Etf, che hanno archiviato il secondo miglior anno di sempre in termini di flussi a livello globale. Così come era già emerso in passato, nei momenti di stress sui mercati gli investitori hanno mostrato una crescente propensione a utilizzare gli Etf per posizionarsi sui mercati e nel corso dello scorso anno ben il 66% degli investitori ha spostato il proprio capitale dai fondi comuni agli Etf (survey Brown Brothers Harriman, aprile 2023).
Le tendenze in atto
I numeri raccontano che anche in Italia il mercato Etf è in buona salute, con circa 1.500 ETF quotati sull’ETFPlus di Borsa Italiana. Lo scorso anno sono stati quotati circa 200 nuovi strumenti e quest’anno ne sono già arrivati altri 60. “I flussi sono rimasti positivi per circa un miliardo di euro nel 2022 con un effetto prezzo, dovuto al calo delle quotazioni di mercato, che ha penalizzato le masse gestite, che si sono riprese quest’anno”, rimarca Silvia Bosoni, group head of ETFs di Euronext.
Tra i trend più evidenti c’è sicuramente l’interesse verso il fixed income, con una fetta che è del 38,7% dell’AuM totale rispetto al 24% medio in Europa. “C’è poi la crescita degli Etf attivi con i gestori attivi che cominciano ad entrare in questo spazio – aggiunte Silvia Bosoni – così come gli Etf tematici, sui quali è interessante notare una size media più bassa, sentore che si tratta di una tipologia di Etf che piace ai retail”. Infine, gli Etf Esg che nel 2022 hanno rappresentato circa i tre quarti delle nuove emissioni.
L’attuale scenario altamente incerto rende complicata l’allocazione sia di breve che lungo termine. In che modo gli Etf si prestano ad affrontare questa fase decisamente complicata? “Con l’inflazione ancora ben sopra l’obiettivo delle banche centrali è preferibile predisporre un portafoglio prudente e ben diversificato guardando ad esempio alla Cina o all’oro – ha rimarcato Ilaria Pisani, Head of ETF, Indexing & Smart Beta Sales di Amundi SGR – e nell’ambito obbligazionario bisogna stare molto attenti al rischio duration; in questo senso gli Etf permettono di gestire in maniera dinamica le oscillazioni della curva dei rendimenti”.
Gli Etf obbligazionari hanno fanno notevoli passi in avanti a livello di innovazione e hanno dimostrato appieno il proprio valore nel 2020, in coincidenza con le forti turbolenze legate alla pandemia Covid, quando si è potuta apprezzare la loro efficienza in termini di liquidità e liquidabilità. “Oggi l’obbligazionario è anche tornato attraente come rendimenti e il cliente può acquistare singole emissioni o si costruisce un portafoglio più strutturato con strumenti quali gli Etf. Ovvio che all’interno di questi strumenti ci sono vantaggi di diversificazione rispetto alla scelta di un singolo bond”, spiega Luca Giorgi, head of iShares & Wealth di BlackRock in Italia, che ha spiegato come l’innovazione negli Etf in questi ultimi 2-3 anni si è spostata su tutta la componente sostenibile, anche lato bond. “Riceviamo sempre più richieste anche dal cliente finale che vuole capire come investire attraverso gli Etf”, ha aggiunto Giorgi.
Il 2022 difficile sia per bond che azioni, con i portafogli diversificati tra equity e bond che hanno perso mediamente il 14%, potrebbe portare qualcuno a trarre conclusioni affrettate circa i benefici della diversificazione. “Nel tempo la diversificazione ha sempre evitato una concentrazione su rischi di mercato, ha evitato una concentrazione su determinate classi di attivi e ha evitato una concentrazione su rischio politici”, taglia corto Mauro Panebianco, Partner Pwc Italia e Asset Wealth Management Leader, che ha aggiunto: “La diversificazione rimane sempre l’elemento con cui generare valore e se c’è una combinazione anche con gli elementi derivanti dal costo degli investimenti e lo sfruttamento di obiettivi quali tematici e l’Etf è lo strumento migliore che combina tutte queste soluzioni”.
Di diversificazione ha parlato anche Giancarlo Sandrin, head of Italy and Spain di Legal & General Investment Management. “Fino a qualche tempo fa si pensava all’azionario geografico o ai settori, adesso l’innovazione a livello di prodotto permette di diversificare su grandi temi disruptive quali l’intelligenza artificiale. La direzione è quella di creare prodotti che si adattino alle nuove esigenze degli investitori”.
Più trasparenza sui costi, cosa cambierà?
Durante la conferenza Etf organizzata da We Wealth si è parlato anche del tema della c.d. Retail Investment Strategy avviata dalla Commissione Europea e che entro il 24 maggio dovrà fare la sua proposta di modifica. “Non ci sarà un divieto categorico degli inducements, ma si avrà sicuramente un focus maggiore sui costi perché effettivamente gli investitori non sanno chiaramente quanto pagano”, ha rimarcato Mauro Panebianco. Di che numeri stiamo parlando? Una buona fetta di ricchezza delle famiglie italiane è in fondi comuni, parliamo di 664 miliardi di euro con quota delle retrocessioni pari a circa 5-6,3 mld.
“Nella nuova versione della normativa l’abolizione dell’inducement arriva solo per quelle attività di compravendita che avvengono sotto execution only e non per la consulenza, che per l’Italia si stima valere circa il 25% del totale delle retrocessioni, ossia 1,2-1,5 mld.
Possibile scenario futuro? “Evoluzione dell’attività in execution only con soluzioni arricchite/roboadvisor; nuovi modelli bastano su prodotti wrapper o soluzioni gestite con un rinnovamento delle gestioni patrimoniali o dei prodotti assicurativi sotto i mattoncini fatti da fondi o Etf; e sicuramente una revisione dalla consulenza indipendente con nuove formule per i clienti più sofisticati”, è la previsione dell’esponente di PwC.
Cambiamenti normativi volti a perseguire una maggiore trasparenza sui costi. “E’ sicuro che deve esserci una remunerazione del servizio offerto – ha sottolineato Francesco Branda, Head ETF & Index Fund Sales Italy di UBS Asset Management – ma ciò che conta di più è aumentare la trasparenza, il regolatore vuole trasparenza nella struttura di costo. Di pari passo dovrà crescere il livello di competenza degli advisor finanziari. Ovviamente avremo maggiore competizione e sarà un fattore positivo per tutta l’industria, senza dimenticare che c’è una mole enorme di liquidità ferma sui conti correnti e uno dei problemi che tiene lontani alcuni potenziali investitori è quello della consulenza”.
Se vuoi conoscere meglio gli Etf consulta la nuova guida ETF di We Wealth