Neanche un 2022 decisamente difficile per le principali asset class ha scalfito il
trend di crescita della gestione passiva. Anzi, così come era già emerso in passato, nei momenti di stress sui mercati si è andata ad acuire la tendenza degli investitori di rivedere le proprie allocazioni facendo uso massiccio degli Etf.
Da un survey pubblicato ad aprile da Brown Brothers Harriman (BBH) emerge che nel 2022 ben il 66% degli investitori ha spostato il proprio capitale dai fondi comuni agli Etf, con questi ultimi che hanno attirato flussi per quasi 856 miliardi di dollari lo scorso anno, il secondo miglior dato di sempre (dati Etfgi).
Di questo passo, BBH stima che tra 10 anni, nel 2033, il mercato globale degli Etf potrebbe valere più di 30.000 miliardi di dollari basandosi sul ritmo degli afflussi di mercato dell’ultimo decennio e sul fatto che, anno dopo anno, la maggioranza degli investitori prevede di mantenere o aumentare l’uso degli Etf. “Riteniamo che nei prossimi 10 anni si assisterà a un significativo interesse per le strategie a gestione attiva, a complemento dell’attuale interesse degli investitori per i prodotti indicizzati a basso costo”, è la previsione di BBH.
Ancora tanto potenziale inespresso
Previsioni di forte crescita anche quelle emerse dall’ultimo PwC Global Etf Survey che vede il mercato degli Etf portarsi in area 15.000 miliardi di dollari di masse gestite entro metà 2027, con un tasso di crescita media annua dell’11,77%. A emergere è la convinzione che ci sia ancora enorme potenziale non sfruttato dai gestori patrimoniali per supportare le esigenze degli investitori con elementi quali l’innovazione e la diversificazione dei prodotti in grado di aprire opportunità per una nuova ondata di crescita. Gli investimenti in capacità di distribuzione digitale, compresi i robo-advisor e le piattaforme online, sono visti come fondamentali per ampliare la base di investitori e raccogliere informazioni chiave a supporto dell’attività di marketing e lo sviluppo del prodotto.
Una fonte chiave di domanda di Etf è vista anche nei portafogli modello che offrono i vantaggi della personalizzazione e della diversificazione in linea con la propensione al rischio e gli obiettivi degli investitori.
Una delle maggiori sfide da affrontare è la mancanza di formazione. Pertanto, un passaggio fondamentale per fare breccia tra i retail sarà continuare a sensibilizzare gli investitori sui vantaggi degli Etf rispetto ad altri prodotti di investimento.
Se l’adozione degli Etf da parte dei retail è matura negli Stati Uniti, non è così per l’Europa o l’Asia, ma si stanno compiendo progressi. Ad esempio, il paper di Pwc mette in evidenza come la Germania e l’Italia sono due dei mercati in rapida crescita, in gran parte guidati da investitori autonomi e piani di risparmio in Etf.
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Traino del reddito fisso e fame di Esg
Mentre i tradizionali prodotti azionari passivi rimangono il segmento più ampio del mercato, si prevede che gli Etf a reddito fisso registrino tassi di crescita elevati sia negli Usa che in Europa. Altre due tendenze su cui c’è una certa concordanza sono: l’avanzata degli Etf a gestione attiva oltre due terzi degli intervistati europei si aspetta che più della metà dei lanci di nuovi Etf sarà sui fattori ESG nei prossimi due o tre anni.– che rappresentano al momento ancora una fascia di nicchia (il 5% degli AuM negli Stati Uniti e solo l’1,5% in Europa) – e gli Etf tematici su cui si prevede di una domanda significativa nei prossimi 2-3 anni. Infine, l’Europa si mostra all’avanguardia nei prodotti di investimento a timbro ESG, con il 21% dell’AuM nella regione classificati come ESG. Il survey PwC segnala che oltre due terzi degli intervistati europei si aspetta che più della metà dei lanci di nuovi Etf sarà sui fattori ESG nei prossimi due o tre anni.
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