Ubs global wealth management totalizza nel secondo trimestre dell’anno una raccolta netta di 16 miliardi di dollari, la seconda più alta su base trimestrale da oltre 10 anni
Ermotti: “La piena integrazione di Credit Suisse è chiaramente la migliore scelta per Ubs, i nostri stakeholder e l’economia svizzera”
Sfilza di record per Ubs dopo la maxi-acquisizione di Credit Suisse. Il colosso guidato da Sergio Ermotti archivia il secondo trimestre dell’anno con un utile netto di 29,2 miliardi di dollari, al lordo di un avviamento negativo di 28,9 miliardi legato al salvataggio dell’ex rivale svizzera. Ubs global wealth management totalizza nello stesso periodo una raccolta netta di 16 miliardi di dollari, la seconda più alta su base trimestrale da oltre 10 anni. “Stiamo riconquistando la fiducia dei clienti, riducendo i costi e intraprendendo le azioni necessarie per realizzare economie di scala che ci permetteranno di focalizzare meglio le nostre risorse e indirizzare gli investimenti per la crescita futura”, le parole di Ermotti, che annuncia l’addio al marchio di Credit Suisse dal 2025.
“Abbiamo preso la nostra decisione in merito a Credit Suisse dopo un’analisi approfondita di tutte le possibili opzioni”, continua Ermotti. “In base alla nostra valutazione, la piena integrazione è chiaramente la migliore scelta per Ubs, i nostri stakeholder e l’economia svizzera”. Stando a quanto annunciato in un comunicato ufficiale, Ubs e le attività svizzere di Credit Suisse opereranno separatamente fino alla chiusura dell’operazione di fusione nel 2024; marchio e attività dell’istituto elvetico saranno a loro volta mantenuti fino al completamento della migrazione dei clienti in Ubs. “Il nostro obiettivo è rendere la transizione per i clienti il più agevole possibile. Le due entità svizzere opereranno separatamente fino alla loro integrazione legale prevista nell’anno 2024, tramite una graduale migrazione della clientela verso i sistemi Ubs che dovrebbe completarsi nel 2025”, conferma l’amministratore delegato. Quanto al destino dei lavoratori, la previsione di Ubs è di un taglio di circa 3mila posti di lavoro.
Ubs global wealth management, raccolta record
Dalla chiusura della procedura di acquisizione lo scorso giugno, Ubs ha assistito a ogni modo a quella che definisce una stabilizzazione della base di clientela. Nel secondo trimestre i nuovi depositi netti del gruppo su base complessiva hanno toccato quota 23 miliardi di dollari, di cui 18 miliardi ascrivibili alle divisioni wealth management e alle attività svizzere di Credit Suisse. Ubs global wealth management, come anticipato in apertura, ha registrato una raccolta netta record di 16 miliardi, mentre la raccolta netta nell’asset management ha raggiunto i 17 miliardi. Nei mesi di luglio e agosto sono stati calcolati ulteriori 8 miliardi di afflussi di raccolta netta nelle attività complessive della gestione patrimoniale.
Maxi utile di 29 miliardi di dollari nel 2° trimestre
Guardando ai principali risultati finanziari, la banca ha registrato quindi un utile ante imposte nel secondo trimestre dell’anno di 29 miliardi di dollari. Gli accantonamenti netti per rischi di credito si sono attestati sui 740 milioni, a fronte di un rapporto costo/ricavi dell’88,9%. L’utile netto attribuibile agli azionisti ha superato i 28,8 miliardi, con un utile diluito per azione di 8,99 dollari e un rendimento del capitale Cet1 del 185%. La perdita ante imposte di Credit Suisse ammonta a 1,2 miliardi. Al netto dell’avviamento negativo e delle spese relative all’integrazione e agli oneri di acquisizione (pari in quest’ultimo caso a 374 milioni di dollari), l’utile ante imposte ha raggiunto gli 1,14 miliardi di dollari, con un rapporto costo/ricavi dell’80,3% e un Cet1 del 4,5%.
Risparmio sui costi di oltre 10 miliardi entro il 2026
Ricordiamo che Ubs mira a concludere l’integrazione entro la fine del 2026, con un risparmio sui costi lordi di oltre 10 miliardi entro la stessa data. “Si prevede che le spese cumulative legate all’integrazione saranno ampiamente compensate da effetti di accrescimento del valore alla pari di circa 12 miliardi di dollari relativi alle rettifiche al fair value applicate agli strumenti finanziari a costo ammortizzato”, aggiunge la società nella nota. Sulla base di queste stime, il colosso elvetico punta a un rapporto costo/ricavi inferiore al 70% e ad avvicinarsi a un rendimento del capitale Cet1 di circa il 15%.