Nello scegliere dove allocare il proprio denaro gli italiani guardano soprattutto alla rischiosità dell’investimento e alla solidità del soggetto proponente
La proporzione di azioni rispetto ai bond nel proprio portafoglio dipenderà da molte variabili personali a cominciare dalla tolleranza al rischio e dagli obiettivi finanziari di ciascuno
Va sfatato anche il mito che l’investitore in obbligazioni non corre rischi
Investire in azioni o in obbligazioni è una scelta fondamentale. Ma prima di capire lo strumento più adatto alle proprie esigenze di risparmio, è bene sottolineare che gli italiani non sono dei grandi investitori. Stando al recente rapporto stilato da Acri-Ipsos, infatti, la quota di chi investe parte del proprio gruzzolo è salita al 36% dal 34% di un anno prima, ma, nonostante i progressi, sono ancora tantissimi coloro che continuano a tenere il denaro parcheggiato sul conto corrente: sono il 62% degli intervistati contro il 63% del 2022 e il 61% del 2021. Una maggioranza, spiegano gli autori del rapporto, legata anche a una bassa alfabetizzazione finanziaria.
Investire sì, ma con poco rischio
Inoltre, tra chi investe domina l’avversione al rischio, con la quota di risparmiatori che vuole strumenti più sicuri salita dal 23 al 38%. Nello scegliere dove allocare il proprio denaro, infatti, gli italiani guardano soprattutto alla rischiosità dell’investimento (28%) e alla solidità del soggetto proponente (21%). In particolare, la scelta di prodotti come i titoli di Stato va a scapito della liquidità e di strumenti più rischiosi: la liquidità passa così dal 35 al 26%, mentre il capitale di rischio scende dal 10 al 7% rispetto alla precedente rilevazione.
I fattori che determinano un investimento
Quindi, tornando alla nostra domanda iniziale, la risposta è: dipende, soprattutto da chi è a investire. Le decisioni sugli investimenti, infatti, sono legate a molti fattori come il profilo di rischio, gli obiettivi finanziari, l’orizzonte temporale e le condizioni economiche del singolo soggetto.
Tuttavia, a prescindere dall’andamento dell’economia globale, possiamo dire che le azioni tendono a essere attività più volatili rispetto alle obbligazioni e sono soggette a fluttuazioni di prezzo più significative nel breve termine. Per questo, investire in azioni di solito è più adatto per chi ha un orizzonte temporale più lungo e una maggiore tolleranza al rischio
Al contrario, le obbligazioni sono generalmente considerate meno rischiose delle azioni, offrono rendimenti inferiori e sono scelte da investitori che cercano un flusso di reddito più stabile o con un profilo di rischio più basso.
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Sempre meglio diversificare il portafoglio
Comunque gli esperti consigliano di diversificare, cioè di investire in una combinazione di azioni e obbligazioni, come strategia per bilanciare il rischio e il rendimento nel portafoglio. La proporzione di azioni rispetto alle obbligazioni nel proprio conto titoli dipenderà dai fattori di cui dicevamo prima, come la tolleranza al rischio e gli obiettivi finanziari di ciascuno. Per questo è importante avere al proprio fianco un consulente finanziario prima di prendere decisioni di investimento che poi ci porteremo dietro per molti anni.
A maggior ragione con il quadro macroeconomico attuale, dove l’inflazione resta ancora elevata così come i tassi d’interesse e le preferenze degli italiani vanno per le obbligazioni governative, soprattutto per i Buoni del Tesoro poliennali. Basta vedere il successo registrato dal Btp Valore, dedicato solo ai risparmiatori privati, e dalla quota retail del Btp Italia di marzo e settembre che hanno assicurato allo Stato una provvista di oltre 60 miliardi, mentre da gennaio a fine luglio 2023 i piccoli risparmiatori hanno acquistato titoli di Stato per altri 83 miliardi di euro. Un amore tornato forte grazie al boom dei rendimenti dei bond pubblici dopo anni di tassi zero, ma che rischia di diventare meno conveniente di quel che si pensa.
Attenzione alle perdite in conto capitale
Guardando ai rendimenti storici, su un orizzonte temporale sufficientemente lungo, si scopre infatti che i principali indici azionari performano meglio di quelli obbligazionari, anche se al costo di una volatilità maggiore e quindi di un rischio superiore.
Inoltre, va sfatato il mito che l’investitore in obbligazioni non corre rischi. Nel 2022 l’indice dei Btp italiani a 10 anni ha fatto registrare la peggiore performance dal 1949, con una perdita in conto capitale anche del 20%, visto che i tassi sono schizzati dallo 0,25% al 4,5-5%. Un movimento repentino che ha fatto registrare forti minusvalenze a chi aveva bond in portafoglio.
Già dal secondo trimestre del 2024 i tassi d’interesse dovrebbero iniziare a scendere, ma è sempre meglio valutare con un esperto se è meglio non cedere alla tentazione di sbilanciare il proprio portafoglio troppo a favore delle obbligazioni.