«Dopo i due anni di sconvolgimenti pandemici, il 2022 è stato il primo anno ad avere un andamento più regolare per le vendite e le attività del mercato dell’arte»: così Clare McAndrew, fondatrice di Arts Economics, e autrice del Global Art Market Report di Art Basel e Ubs, ha presentato l’ultima edizione – la settima – del rapporto. Le vendite hanno superato i livelli pre pandemia, segnando +3% a valore e +1% come numero di transazioni rispetto al 2021, per un valore complessivo stimato di 67,8 miliardi di dollari. Tuttavia «la performance è variata in maniera significativa tra regioni e segmenti di valore, e il tasso di crescita complessivo è stato più contenuto. Le aziende di fascia alta hanno conseguito risultati significativamente migliori rispetto alle altre, rafforzando la polarizzazione del mercato». Permangono poi gli effetti del lockdown, con gli scambi online assestatisi a un livello più elevato. È stato comunque impattante «il ritorno del ciclo di eventi delle fiere d’arte, delle inaugurazioni delle gallerie e delle aste», come sottolinea Noah Horowitz, ceo di Art Basel, «sebbene le incertezze economiche e sociopolitiche in corso e l’aumento delle normative sul commercio internazionale rappresentino una sfida per il business dell’arte».
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Gli Stati Uniti hanno mantenuto la loro posizione di piazza leader nel mercato globale dell’arte con una quota di vendite in valore che è aumentata del 2%, raggiungendo il 45% (30 miliardi) del totale. Il Regno Unito (12 miliardi; nel 2019 erano di 12,2 però) ha superato la Cina (penalizzata dalle politiche zero-Covid) e si è riportato al secondo posto con il 18% delle vendite; la quota della Cina è scesa al 17%; la Francia ha mantenuto la quarta posizione fra i mercati più grandi a livello globale, al 7%. Le vendite totali passate attraverso le case d’asta, sono state stimate a 30,6 miliardi di dollari; nel 2021 erano 31,2 miliardi di dollari (-2%; ma con un aumento dell’11% rispetto al 2019). La crescita si è limitata alla fascia alta del mercato: le vendite di opere con prezzi superiori ai 10 milioni di dollari sono aumentate del 12%; tutti gli altri segmenti di prezzo hanno registrato un calo, così come il segmento delle vendite private.
Si è un po’ sgonfiato il mercato delle opere “red chip” ovvero dell’ultracontemporaneo. Le opere degli ultimi 20 anni hanno infatti registrato un calo nelle quotazioni del 17%, mentre l’arte del dopoguerra è aumentata del 3%. Il timore è che alcuni artisti abbiano raggiunto troppo presto la soglia del milione di dollari.
Mercato dell’arte 2022: nft, vendite online, fiere
La frenesia speculativa intorno ai non fungible token si è sgonfiata nel 2022 (nel 2021 le vendite avevano sfiorato i 2,9 miliardi di dollari), arrivando a dimezzare gli introiti sotto il miliardo e mezzo (comunque 70 volte il livello del 2020). L’arte è stato il comparto più colpito dal crollo delle vendite di nft, ridottesi al solo 8% di quelle complessive su Ethereum. Nel 2021 erano quasi un quarto del totale. Le vendite online invece hanno tenuto.
Dopo due anni di crescita senza precedenti, le transazioni esclusivamente virtuali sono scese nel 2022 a 11 miliardi, con un calo del 17% rispetto al picco dei 13,3 miliardi di dollari del 2021, ma superiore dell’85% rispetto al 2019. Rappresentano il 16% del fatturato totale nel 2022 (nel 2020 era il 25%). Tuttavia il mercato non è tornato alla divisione pre-pandemica tra vendite online e offline (e appare improbabile che lo faccia nel prossimo futuro). Come prevedibile, l’attività fieristica ha ripreso vigore, anche se non è ancora tornata ai livelli pre 2020. Le vendite sono infatti aumentate in modo significativo soprattutto per quelle più importanti, passando dal 27% sul totale nel 2021 al 35% nel 2022; ma nel 2019 occupavano una quota del 42%.
Prospettive
Guardando al 2023 nel complesso, il 45% dei galleristi prevede un miglioramento delle vendite, e il 10% «un miglioramento significativo». Circa una su due case d’asta prevede un aumento delle vendite; un quarto (il 24%) invece è pessimista, prevedendo una flessione. L’ottimismo maggiore si ha verso i canali online: il 60% degli operatori d’asta intervistati è positivo; solo il 4% no. E i collezionisti hnw? Continueranno ad acquistare, per lo più. Oltre i tre quarti (77%) sono ottimisti sulle prospettive globali del mercato, e la maggioranza (55%) prevede di acquistare nuove opere d’arte nel 2023. Una situazione rispecchiata soprattutto dalle principali piazze, come quella degli Stati Uniti, in cui la percentuale dei potenziali compratori sale al 65%.
Conclude Paul Donovan, chief economist di Ubs Global Wealth Management: «Il mercato globale dell’arte ha dimostrato la sua resilienza. Nel contesto dell’economia globale, il 2023 sarà un anno cruciale, in cui si presenteranno i punti di svolta per l’inflazione, i tassi d’interesse, la crescita economica e mercati finanziari, il tutto in uno scenario geopolitico globale complesso».