Siamo lontani dagli sfarzi del biennio 2021-2022 ma gli NFT della serie Bored Ape Yacht Club (di seguito BAYC) continuano a fare notizia. Da fenomeno primo tecnologico, artistico e quindi culturale, la collezione di “scimmie annoiate” ha infine raggiunto – invero, più di una volta – le corti di giustizia.
Bored Apes Yacht Club: un insieme di simboli sovversivi?
Ryder Ripps è un’artista americano che, sin dal novembre 2021, ha più volte sostenuto teorie complottiste, aventi ad oggetto la tesi che dietro la serie Bored Apes ci fossero in realtà un coacervo di simboli e messaggi riconducibili al neonazismo e all’estrema destra americana. A partire dal maggio 2022, Ripps, insieme a James Cahen (anche lui artista convenuto nel procedimento giudiziario di cui si discute), ha creato una propria collezione NFT, denominata “Ryder Ripps Bored Ape Yacht Club” (di seguito RR/BAYC).
La collezione RR/BAYC rinvia(va) alle stesse immagini digitali online della collezione BAYC, ma utilizza(va) propri univoci riferimenti registrati sulla blockchain Ethereum (“The [Ryder Ripps Bored Ape Yacht Club] NFT collection point to the same online digital images as the BAYC [NFT] collection but use verifiably unique entries on the Ethereum blockchain”).
Lo scopo dietro tale appropriazione è stato indicato da Ribbs e Cahen nella volontà di portare l’attenzione della società sul sopra menzionato (ma mai provato) uso di simboli e messaggi estremisti da parte di Yuga Labs nonché per la finalità di educare il pubblico sulla natura e sull’utilità degli NFT. Un fine, dunque, che rientrerebbe nell’area di tutela garantita dal primo emendamento della Costituzione USA circa la libera manifestazione del pensiero … se non fosse che Ribbs e Cahen hanno deciso di vendere la collezione NFT assumendo una condotta idonea a indurre i confusione i consumatori.
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La vicenda giudiziaria BAYC
A seguito di uno cambio di accuse reciproco, in data 24 luglio 2022, Yuga Labs ha infine citato in giudizio i due artisti, contestando come Ribbs e Cahen avrebbero fatto un uso improprio dei marchi (non registrati) BAYC, come parte di un più articolato piano per danneggiare la stessa Yuga, lucrando sulla notorietà della ben più nota collezione BAYC per ottenere un arricchimento ingiusto. Una delle principali tesi sostenute dall’attrice è basata sul concetto di False designation di origin – ossia l’accusa che i due artisti avrebbero utilizzato illegittimamente il nome e i simboli BAYC al fine di indurre in confusione i consumatori sulla possibilità che la serie RR/BAYC potesse essere in qualsiasi modo sponsorizzata, affiliata o anche solo collegata alla collezione ufficiale degli NFT Bored Ape Yach Club di Yuga Labs.
Quanto affermato dall’attrice è stato ovviamente negato dalla difesa degli artisti, i quali hanno invece sostenuto di aver posto in essere solamente un progetto satirico di arte concettuale e di performance, volto a contestare la condotta di Yuga Labs (che, come sopra già indicato, era stata accusata da Ribbs di promuovere messaggi occulti di matrice estremistica).
Il giudizio sommario di aprile
Nel mese di aprile 2023, la District Court si è sommariamente pronunciata a favore delle tesi di Yuga Labs.
In particolare, i giudici statunitensi hanno rilevato come Ribbs e Cahen abbiano assunto delle condotte difficilmente conciliabili con la creazione di un mero progetto artistico, seppur provocatorio. È stato dimostrato in corso di giudizio come, in effetti, gli artisti avessero registrato più domini Internet ed utilizzato nomi, segni e immagini che facevano esplicitamente e/o implicitamente riferimento ai marchi già utilizzati dalla Yuga Labs nella commercializzazione della collezione BAYC. Inoltre, è stato parimenti dimostrato come i convenuti abbiano effettivamente posto in vendita una collezione di NFT che si limita(va) a rinviare alle stesse immagini digitali online della collezione BAYC, senza possedere alcun contenuto espressivo autonomo o distintivo. Si tratta quindi di un’attività commerciale che, a detta della District Court della Central California, non può costituire un’opera artistica protetta dal Primo Emendamento della Costituzione USA: “As Yuga has pointed out, and the Court agrees, Defendants’ sale of RR/BAYC NFTs is no more artistic than the sale of a counterfeit handbag”.
La sentenza
In data 25 ottobre 2023, la Corte californiana ha infine condannato gli artisti al pagamento di 1.375.362,92 dollari a titolo di “disgorgement of the defendants profits” ossia la retroversione (ossia la restituzione) degli utili che i due artisti avrebbero ingiustificatamente ottenuto a seguito dell’utilizzo illegittimo dei marchi BAYC. Ciò anche in virtù del fatto che Ribbs e Cahen si sono rifiutati anche solo di sospendere la commercializzazione e la vendita dei loro NFT a seguito dell’avvio del procedimento giudiziario da parte di Yuga Labs.
Ulteriori 200.000,00 dollari sono stati riconosciuti alla Yuga Labs a fronte del riconoscimento che Ribbs e Cahen avrebbero posto in essere del “cybersquatting”, ossia avrebbero acquistato/registrato nomi di dominio identici o simili a quelli già esistenti utilizzati da Yuga Labs, al fine di trarre profitto dai ben più riconoscibili marchi BAYC. In particolare, gli artisti avevano registrato – fra i tanti – due nomi di dominio estremamente simili a quelli di Yuga Labs e/o ai marchi utilizzati da quest’ultima: ad esempio “rrbayc.com” al posto di “bayc.com”, e “apemarket.com”.
Quale ciliegina sulla torta dei due sfortunati artisti, la Corte californiana li ha infine condannati al risarcimento delle spese legali e dei costi affrontati da Yuga Labs nel giudizio, in considerazione del fatto che il caso era da considerarsi eccezionale (“A trademark case is generally considered exceptional for purposes of awarding of attorneys’ fees when a party has taken positions that can be characterized as “malicious, fraudulent, deliberate or willful”).
Insomma, scimmie estremiste o meno, l’utilizzo dei marchi relativi a BAYC it’s not mere monkey business.