Secondo l’asset manager globale, “il contesto di debole crescita dovrebbe sfavorire i mercati azionari”
La politica monetaria “più accomodante” dovrebbe fornire, per Aviva Investors “un certo sostegno, anche se questa influenza si farà sentire maggiormente nel reddito fisso”
A causa dell’aumentata avversione al rischio, Aviva Investors continua a sovrappesare il dollaro americano
Secondo la view dell’asset manager, il commercio mondiale e l’industria manifatturiera sono già su livelli recessivi, in gran parte a causa del continuo scontro tra Cina e Stati Uniti. “Il pericolo che il rallentamento si estenda ai servizi maggiormente dedicati al mercato interno è in aumento”, sottolinea la società.
“In risposta – spiega Aviva Investors – le banche centrali hanno allentato la politica monetaria, adottando un atteggiamento accomodante, posizione che dovrebbe essere mantenuta per tutto il 2020. L’assenza di pressioni inflazionistiche significative ha reso questo aggiustamento più chiaro. Il Pil mondiale è visto in crescita di circa il 3% quest’anno e del 2,75% nel 2020, il valore più basso degli ultimi dieci anni”.
Per l’asset manager globale, “il contesto di debole crescita dovrebbe sfavorire i mercati azionari”. La politica monetaria più accomodante fornirà invece “un certo sostegno, anche se questa influenza si farà sentire maggiormente nel reddito fisso, come titoli di stato e credito alle imprese”.
“Dopo aver ridimensionato il nostro outlook economico e, data la crescente preoccupazione relativa a rischi di revisione al ribasso, siamo cauti riguardo alle prospettive per gli asset di rischio, con un’allocazione neutrale verso l’azionario”, ha spiegato Michael Grady, head of investment strategy e chief economist di Aviva Investors.
“La nostra preferenza – chiarisce il manager – è per un modesto sovrappeso delle obbligazioni sovrane, del credito e del debito dei mercati emergenti. Le azioni dirette e indirette delle banche centrali dovrebbero fornire sostegno e contribuire a mitigare i rischi di una recessione severa e di un ciclo di default. Continuiamo a sovrappesare il dollaro americano a causa dell’accresciuta avversione al rischio”.