La filantropia è un settore da 1,5 mila miliardi di dollari, con stime di crescita fino 5 mila miliardi nella prossima decade
A fare la differenza nella filantropia non è tanto la quantità ma la qualità della donazione. Il trend è adottare un approccio imprenditoriale per rendere la filantropia strategica e ottenere il massimo impatto positivo possibile
Non solo donazioni ma anche social finance. Ad esempio, i development impact bond sono strumenti di finanziamento allo sviluppo il cui capitale investito più il profitto possono rientrare solamente al raggiungimento degli obiettivi prefissati
Verso una filantropia ‘intelligente’
Nella filantropia infatti, a fare la differenza non è tanto la quantità ma la qualità della donazione. È infatti sempre più riconosciuta la necessità di una filantropia ‘intelligente’, grazie a cui i contributi raccolti vengano gestiti con un approccio strategico, alla maniera di una vera e propria impresa.
Missione in cui UBS crede fortemente. Era il 1999 quando il gruppo bancario svizzero istituiva la UBS Optimus Foundation, ad oggi l’unica fondazione legata a una realtà globale nel mondo del wealth management. Scalabilità, collaborazione, controllata propensione al rischio, risultati verificabili, mente imprenditoriale e sostenibilità del progetto i sei principi chiave della fondazione la cui expertise, combinata con l’interesse e la passione dei propri clienti, ha finora generato un impatto fondamentale per l’ambiente e le vite di molti bambini.
Per quanto donare alle giuste cause rimanga sempre un gesto tra i più nobili, spesso è difficile per un filantropo orientarsi da solo nel mare magnum delle fondazioni e organizzazioni no-profit che si impegnano ad aiutare la società e l’ambiente. Il rischio è quindi quello che le donazioni non generino un impatto di lungo termine, alleviando sì le sofferenze dei più vulnerabili ma soltanto temporaneamente, o soffermandosi sì sugli aspetti più in vista di alcune problematiche ma non catturandone le cause profonde.
Secondo i dati della fondazione, infatti, sebbene ben il 90% dei maggiori clienti di UBS sia coinvolto in attività filantropiche personali, solo il 20% di essi è pienamente soddisfatto. È qui che la UBS Optimus Foundation interviene con la propria expertise: consulenza strategica, ricerca nel campo e sviluppo di progetti ad hoc (240 solo nel 2019, per un totale di 89,5 milioni di dollari raccolti e 109,5 milioni di dollari di finanziamenti approvati).
Filantropia, l’impatto del Covid-19
Tra i molti settori impattati negativamente dalla pandemia, infatti, vi è anche la filantropia. Una recente indagine della Charities Aid Foundation, condotta in 120 paesi, ha mostrato come il 94% delle organizzazioni legate alla beneficienza sia stata colpita in negativo dalla pandemia, con un decremento di oltre il 20% dei ricavi durante l’ultimo anno. Non solo: il 73% delle realtà intervistate ha riportato una diminuzione nelle donazioni ricevute.
Eppure, la volontà di fare del bene non si ferma. Lo confermano anche le ricerche di UBS: “vi è una correlazione tra il trasferimento del patrimonio nelle mani dei più giovani e le attività filantropiche”, ha sottolineato Judy Spalthoff, Head Family advisory and philanthropy services Americas. Solo “negli Stati Uniti, il ‘mercato’ più filantropico del mondo, le stime riportano che nei prossimi 25 anni le famiglie americane devolveranno 68 mila miliardi in beneficienza e agli eredi”, ha aggiunto Spalthoff. Proprio per questo UBS incoraggia le famiglie interessate a coinvolgere i giovani nelle loro iniziative filantropiche, trasmettendo la volontà di fare del bene come un valore familiare che produca risultati reali, significativi e sostenibili.
Se la filantropia diventa (anche) un investimento
Se una filantropia intelligente è quindi possibile, quali sono le strategie attraverso cui mettere in campo il proprio interesse e le proprie risorse finanziarie? In primis tramite programmi di successo pensati per creare un forte impatto sociale, ma anche attraverso pratiche di social finance grazie a cui tutti i profitti vengono reinvestiti in progetti futuri.
Ad esempio, tramite i development impact bond (dib), strumenti di finanziamento allo sviluppo. In questo caso un investitore fornisce il capitale iniziale per la realizzazione di un progetto ed è ripagato da donatori internazionali (o dal governo del Paese ospitante) attraverso il rientro del principale più un profitto. L’unico vincolo al rientro dell’investimento, il raggiungimento di precisi obiettivi di sviluppo: solo così l’impegno verso il progetto è assicurato al cento per cento.
L’esempio della UBS Optimus Foundation
Ma come sottolinea UBS, la strada è ancora lunga. “Per questo continueremo a lavorare a stretto contatto con i nostri donatori e con i partner in prima linea per assicurarci che i nostri progetti raggiungano i propri obiettivi. Senza dimenticarci di ricercare sempre altre idee innovative che hanno la potenzialità di generare un cambiamento reale, implementabile e sostenibile”: così Phyllis Costanza, Ceo UBS Optimus Foundation.