Le domande relative alle misure introdotte con i decreti “cura Italia” e “liquidità” sono 965.194 per 67,8 miliardi di euro
Banca d’Italia rivela che è stato accolto l’87% delle richieste
Secondo Stefano Caselli, lo Stato dovrebbe dare la garanzia ogni volta che una banca presta i soldi a patto che l’imprenditore ne metta una parte in equity
“La prima reazione era stata giustissima perché non c’erano alternative ed era un modo concreto di far arrivare soldi alle imprese, ma i mesi ormai sono passati, non basta più”. Il monito di Stefano Caselli, prorettore per gli affari internazionali dell’Università Bocconi, arriva chiaro. A cinque mesi dalla raccolta dei
primi dati del ministero dello Sviluppo economico e di Mediocredito Centrale sui prestiti garantiti, lo strumento introdotto dal decreto liquidità per soddisfare la sete delle piccole e medie imprese italiane è ormai obsoleto e necessita di una “correzione”.
L’ingranaggio risulta oliato, con
oltre 970mila richieste pervenute al fondo di garanzia tra il 17 marzo e l’11 agosto a favore di imprese, artigiani, autonomi e professionisti per un importo complessivo di circa 68,4 miliardi di euro. Nello specifico, le domande relative alle misure introdotte con i decreti “cura Italia” e “liquidità” sono 965.194 per 67,8 miliardi di euro, di cui più di 817mila riferite ai finanziamenti fino a 30mila euro con copertura al 100%. E i prestiti erogati hanno conosciuto un’impennata ancora più ripida nell’ultima settimana del mese di luglio, pari a oltre l’87% delle domande secondo l’ultima rilevazione di
Bankitalia.
Ma per Caselli, se la misura si è rivelata adeguata per rispondere all’emergenza, oggi non può restare invariata per due motivi. “Il primo è che i soldi li danno le banche, quindi il rischio di credito e la responsabilità è degli amministratori degli istituti finanziari, indipendentemente dalla garanzia. Ora che c’è bisogno di denaro per recuperare 10 punti percentuali di prodotto interno lordo, non è più sufficiente”. Inoltre, spiega, ottenere soldi dalle banche peggiorerebbe la centrale dei rischi delle imprese. “Se nell’immediato un po’ di soldi fanno piacere, nel breve periodo le aziende non li otterranno più, perché saranno più indebitate e avranno una centrale dei rischi decisamente peggiore”, aggiunge Caselli.
“Lo strumento dovrebbe essere corretto. Lo Stato dovrebbe dare la garanzia ogni volta che una banca presta i soldi a patto che l’imprenditore ne metta una parte in equity. In questo modo, lo schema potrebbe diventare molto solido e questo bilancerebbe in parte l’indebitamento ulteriore e potrebbe stimolare dei comportamenti molto virtuosi”, spiega l’esperto.
Cosa consiglierebbe a un imprenditore oggi?
“Bisogna vedere cosa succederà quest’autunno. Qualora il covid-19 tornasse in modo debole, credo che l’Italia abbia gli anticorpi per ripartire e consiglierei agli imprenditori di continuare a essere italiani nel miglior modo possibile”, dichiara Caselli. In caso, invece, di una recrudescenza del virus e di rinnovate misure di contenimento del contagio, “bisognerà mettere in pista strumenti più forti”. “Credo che gli imprenditori in questo momento, oltre a saper fare bene il loro mestiere, dovrebbero capitalizzare un po’ di più le proprie aziende. So che potrebbe non far piacere, ma questo è il messaggio più serio. Per avere più soldi dalle banche, bisogna dar loro un segnale e capitalizzare”.
I numeri della crisi
Secondo Bankitalia, al 31 luglio sono pervenute oltre 2,7 milioni di domande o comunicazioni di moratoria sui prestiti per un valore di 298 miliardi: il 93% è stato accolto dalle banche, mentre solo il 3% è stato rigettato. Inoltre, il 44% proviene da società non finanziarie, mentre le domande delle famiglie toccano i 94 miliardi di euro. Sfiorano i 12,4 miliardi per 415 operazioni i volumi delle garanzie relative a “Garanzia Italia” di Sace, società per azioni del gruppo Cassa depositi e prestiti. Inoltre, nel mese di giugno i prestiti bancari al settore privato sono cresciuti del 2,3% su dodici mesi (contro l’1,5% del mese di maggio), alle famiglie dell’1,6% (1,2% a maggio) e alle società non finanziare del 3,7% (1,9% a maggio).
Le domande relative alle misure introdotte con i decreti “cura Italia” e “liquidità” sono 965.194 per 67,8 miliardi di euroBanca d’Italia rivela che è stato accolto l’87% delle richiesteSecondo Stefano Caselli, lo Stato dovrebbe dare la garanzia ogni volta che una banca presta i soldi a patto che l’…