È normale che, parlando di vetture sportive di Modena, capitale indiscussa della Motor Valley, si pensi istintivamente ai brand più famosi, come Ferrari e Maserati. Ma il più antico e vittorioso costruttore di automobili modenese e? in realtà un altro, oggi non cosi? conosciuto; si tratta di Stanguellini, noto in tutto il mondo negli anni ‘50 e ‘60. In quel periodo infatti Vittorio Stanguellini, già celebre a livello nazionale per le sue vincenti elaborazioni di motori Fiat e per gli allestimenti di piccole e veloci vetture da competizione, conquisto? notorietà internazionale a seguito dell’istituzione da parte dei vertici federali automobilistici di un campionato dedicato ai giovani esordienti, da disputarsi su piccole monoposto derivate dalla produzione di serie.
L’iniziativa, originata da un progetto al quale partecipo? autorevolmente lo stesso Stanguellini, in virtù del buon nome conquistato a suon di vittorie conseguite, si concretizzo? nella nascita della “Formula Junior” ed ebbe notevole successo internazionale, contribuendo a lanciare piloti come Clark, Surtees, Bandini e Von Trips. Stanguellini, che per le monoposto in alluminio e telaio tubolare di sua creazione si era avvalso di un collaudatore di assoluta eccezione come Juan Manuel Fangio, amico di famiglia, si fece trovare pronto all’avvio delle competizioni, grazie soprattutto all’esperienza acquisita in tema di materiali e di contenimento dei pesi, esperienza che gli consenti? di dominare le prime stagioni europee ed americane.
Lungi dall’essere frutto di improvvisazione, l’attività motoristica in casa Stanguellini era iniziata più di cinquant’anni prima, allorche? Francesco, padre di Vittorio, trasformo? l’azienda di famiglia di timpani da orchestra di propria invenzione ed attiva fin dal 1879, in fabbrica di biciclette, tricicli a motore ed elaborazioni automobilistiche. Corridore egli stesso su vetture Ceirano e Scat, divenne il primo rappresentante Fiat di Modena nonché proprietario della prima automobile quivi immatricolata, la famosa Fiat Zero targata “MO 1”, tuttora esposta nel museo della Casa.
E? proprio su questa vettura che, nel 1908, Francesco Stanguellini porto? in trionfo a Modena il leggendario maratoneta Dorando Pietri, reduce dai giochi olimpici di Londra appena conclusi. In quella Olimpiade Pietri divenne una celebrità internazionale. Garzone di pasticceria in quel di Carpi, ma con all’attivo già diverse prestigiose vittorie (tra cui la 30 km di Parigi ed i campionati italiani), giunse solitario in prossimità del traguardo della maratona, ma, stremato dalla fatica e dal gran caldo, prima sbaglio? strada, poi fece gli ultimi metri barcollando e cadendo ben quattro volte.
Venne aiutato a rialzarsi da un giudice e dal capo dello staff medico e, tagliato il traguardo da vincitore, svenne all’istante. Il secondo classificato, l’americano Hayes, fece ricorso e Pietri fu squalificato e privato della medaglia. Gli oltre settantamila spettatori si indignarono, le immagini fecero il giro del mondo e Pietri fu considerato un eroe ingiustamente punito. La Regina Alexandra di Danimarca, moglie del Re di Inghilterra Edoardo VII, lo premiò con una coppa d’argento appositamente predisposta. Lo scrittore Arthur Conan Doyle, il creatore di Sherlock Holmes, ma nell’occasione cronista per il Daily Mail, propose al giornale di lanciare una sottoscrizione per permettere a Pietri di aprire una sua pasticceria a Carpi.
E non era finita. Pietri giro? il mondo, ingaggiato per esibirsi in gare e manifestazioni sportive, divenne professionista, vinse autorevolmente due rivincite disputate con Hayes e riuscì ad aprire a Carpi un Grand Hotel, un’autorimessa ed una concessionaria di auto. Nel 1932, alla scomparsa di Francesco, in Stanguellini gli subentro? il figlio Vittorio, anch’egli corridore amatoriale, che continuo? l’attività della Concessionaria Fiat, attiva dal 1925, e consolido? e rese predominante il settore delle elaborazioni motoristiche su vetture della Casa torinese.
Amico dei concittadini Ferrari e Maserati, nonché del mantovano Nuvolari, nel giro di pochi anni si impose come uno dei più talentuosi e vincenti preparatori italiani, misurandosi con nomi quali Ermini, Patriarca, Giaur, Siata, Cisitalia, OSCA, Abarth ed altri ancora. Con le sue preparazioni, come quella sulla Maserati 1500 che conseguirà il primo posto assoluto alla Targa Florio
del ‘37, e con le sue vetture (la Sport 750 derivata dalla 500 To- polino e la Sport 1100 derivata dalla 508), colleziona vittorie su vittorie, battendo in qualche caso anche le nuove Ferrari, come avvenuto al Gran Premio di Pescara ed a quello delle Cascine
di Firenze.
Memorabile e? rimasta la vittoria della Sport 750 alla Tobruk -Tripoli del 1939, vinta dal pilota Baravelli, che guido? ininterrottamente per più di 14 ore, per 1500 km, a oltre 100 Km/h di media, giungendo all’arrivo cosi? tanto in anticipo rispetto alle previsioni da non trovare il traguardo, non ancora allestito. Stanguellini sbaraglio? gli avversari riuscendo a sconfiggere le insidie della polvere e del caldo del deserto utilizzando una calza di seta della moglie come filtro della benzina e ricorrendo a un ingegnoso carburatore sdoppiato che iniettava nella camera di combustione anche una piccola quantità di acqua nebulizzata, per assorbire il calore e diminuire la temperatura del motore.
Soluzioni analoghe sono poi state riproposte dalla Ferrari 126C di Formula 1 negli anni 80, dalla Bmw M4 Gts nel 2015 e sono tutt’oggi di attualità. Le capacita? tecniche di Stanguellini gli consentiranno anche, qualche anno dopo, di realizzare in casa i telai delle sue auto, di progettare e costruire testate a 4 valvole per cilindro e doppio albero a camme e anche motori completi. Grazie all’epopea delle piccole 1100 di Formula Junior, che permisero al costruttore di vendere oltre duecento monoposto e conseguire più di cento vittorie, alla collaborazione per la realizzazione dei veicoli da record Nibbio, che ottenne 24 primati internazionali, e Colibrì, che ne conquistò altri 6, a Stanguellini fu attribuito il soprannome di “Mago”.
Per lo scrittore Guido Piovene era il “trasformatore” per eccellenza, maestro di “calcolo e di esattezza”; per il giornalista Gianni Marin, la sua fabbrica era la “Corte dei Miracoli”, per gli sportivi più attraente di simboli modenesi quali la Ghirlandina o la Secchia Rapita.
Avvalersi delle elaborazioni di Stanguellini era garanzia di vittoria, tanto che vi ricorsero anche i giovani rampolli Nuccio Bertone, che vinse la sua prima gara con una Sport 1100, e Umberto Agnelli, che divenne campione universitario con una 1100 TV preparata dal Mago.
L’inasprirsi delle competizioni e l’aumento del divario economico ed industriale tra le forze in campo, impedirono a Stanguellini di continuare il gravoso impegno nell’attività sportiva, che quindi dovette abbandonare all’inizio degli anni ‘60, dedicandosi unicamente alla sua concessionaria. Nel mondo degli appassionati il nome Stanguellini, il suo marchio con i colori di Modena (la “S” blu su fondo giallo) e le oltre 500 vittorie conseguite, non sono tuttavia mai state dimenticate e suscitano tutt’oggi grande fascino e ammirazione.
Le circa seicento vetture complessivamente prodotte (tra coupé, spider e Formula Junior) sono quindi sempre molto ambite e vengono generalmente trattate a cifre superiori ai 100mila euro, con picchi ben più elevati per le vetture particolari.
Cio? e? recentemente accaduto, per esempio, per una Stanguellini 1200 Spider America del ‘57 disegnata da Franco Scaglione per Bertone, con stilemi che richiamavano le Alfa Romeo B.A.T. e linee che anticipavano Giulietta e Giulia SS: in un’asta ad Amelia Island, in Florida, la vettura e? stata infatti venduta a una cifra vicina ai 300mila dollari.