La correlazione negativa fra bond e azioni è sulla via del ritorno in questa prima parte del 2024 – e questa potrebbe essere la notizia che i fautori dei portafogli bilanciati stavano aspettando. Da inizio anno al 14 febbraio, l’indice azionario S&P 1200 (Tr) ha realizzato una performance positiva del 3%, mentre l’indice S&P Global Developed Aggregate Ex-Collateralized Bond Index (Usd) ha ceduto il 3,18% nello stesso periodo. La stessa dinamica si può osservare anche nel solo mercato americano, laddove a una performance positiva dell’S&P 500 del 5% è corrisposto un calo dell’1,8% dell’indice S&P 500 Bond.
Correlazione negativa bond: perché conta
La correlazione descrive come l’andamento delle azioni e delle obbligazioni possa andare nella stessa direzione (sarà, allora, una correlazione positiva), oppure in senso opposto (correlazione negativa). In passato la caduta delle azioni tendeva a coincidere con un aumento di prezzo delle obbligazioni e viceversa, mostrando una correlazione negativa. Questa caratteristica è riuscita, per anni, a contenere la volatilità dei portafogli, perché quando le azioni perdevano slancio, la componente obbligazionaria del portafoglio sosteneva i risultati complessivi della strategia, mitigando la caduta di valore in una fase di mercato negativa.
Da almeno il 2022 la correlazione negativa fra bond e azioni si è ribaltata e la prospettiva di robusti aumenti dei tassi d’interesse ha fatto crollare bond e azioni nello stesso momento, colpendo il valore di tutti portafogli bilanciati – spesso proposti alla clientela come una soluzione “prudente”. Nel corso del 2023, forse proprio per questo, i fondi bilanciati sono statila categoria di fondi che ha perso più masse gestite in Europa.
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La correlazione negativa potrebbe davvero tornare nel 2024?
La correlazione fra obbligazioni e azioni, osservata negli ultimi anni, è stata argomento di interesse non solo per i professionisti del risparmio, ma a anche nella ricerca accademica. In una nota del 4 dicembre Marco Jacopo Lombardi e Vladyslav Sushko della Banca dei regolamenti internazionali, avevano evidenziato come a partire dalla metà degli anni Novanta la correlazione negativa fra bond e azioni fosse diventata una caratteristica costante del mercato. Questa correlazione, però, si è ribaltata, diventando positiva, attorno alla metà del 2021 (in passato era già accaduto negli anni Ottanta e primi anni Novanta).
Ma quali sono le cause che portano le azioni e le obbligazioni a salire e scendere di prezzo contemporaneamente? “L’ambiente dell’inflazione gioca un ruolo chiave nel plasmare la correlazione nei ritorni di bond e azioni, sulla base della risposta che ci si aspetta dalla politica monetaria alle notizie”. Se l’inflazione è alta, come accaduto nel 2022-23, saranno soprattutto le notizie sull’andamento dei prezzi a guidare le reazioni di mercato. Da qualche tempo, però, la lotta all’inflazione sembra ormai procedere verso il ritorno agli obiettivi delle banche centrali.
E quando l’inflazione è bassa, hanno affermato Lombardi e Sushko, il focus degli investitori si sposta sull’andamento della crescita economica. Se il Pil sorprende in negativo, la prospettiva di riduzioni degli utili societari deprime il prezzo delle azioni; al contempo, una crescita in calo aumenta le possibilità che vengano tagliati i tassi, e questo fa salire il prezzo dei bond, hanno dichiarato gli autori. In modo del tutto coerente a questo modello, le sorprese positive sull’andamento della crescita arrivate nelle ultime settimane potrebbero aver favorito le azioni e, dall’altro lato, depresso i prezzi dei bond.
Se fino a 2023 inoltrato i dati raccolti da Lombardi e Sushko mostravano come la sensibilità della correlazione fra bond e azioni alle notizie collegate alla crescita risultava molto bassa, adesso le cose potrebbero essere cambiate.