Ripensare la domanda alimentare
Secondo il World Population Prospects 2019 pubblicato dalle Nazioni unite, nel 2050 la popolazione mondiale potrebbe arrivare a 9,7 miliardi di persone. In questo caso, le risorse alimentari potrebbero scarseggiare e sarebbe necessario produrre di più, oltre che in modo più attento alle esigenze del pianeta. Il secondo dei Sustainable development goals (Sdg) promossi dalle Nazioni unite nel 2015 punta proprio a “porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile”, continua Samama. “La produzione alimentare è al crocevia delle principali tendenze contemporanee che generano pressione sia sulla domanda che sull’offerta. Questa pressione è quantitativa, attraverso un aumento dei consumi globali spinto da una popolazione mondiale in crescita e dall’aumento dei livelli di reddito nei paesi emergenti, e qualitativa, attraverso cambiamenti nei consumi e nelle abitudini alimentari. Tale domanda in crescita e in evoluzione deve innegabilmente tenere conto dei vincoli sulle risorse naturali, già sotto forte pressione e delle sfide legate al clima”, prosegue l’esperto.
La soluzione di Amundi: Food for generations
“Il nostro percorso negli investimenti a impatto è iniziato nel 2017 con il lancio di una strategia per affrontare la sfida alimentare globale: nutrire una popolazione in crescita e mitigare l’impatto negativo della produzione e del consumo alimentare”, aggiunge Samama. Il fondo CPR Invest – Food for generations scende in campo su tale tema, investendo con un approccio responsabile in tutta la catena del valore agroalimentare: dal produttore al consumatore, con un’attenzione particolare al cambiamento dei modelli di consumo in seguito alla pandemia, quando e-commerce e consegne a domicilio hanno visto protagonisti i generi alimentari, “un boom nei periodi di lockdown che continuerà a crescere in futuro”, commenta l’esperto. Sono tre in particolare i pilastri con cui la società seleziona le aziende presenti in portafoglio: produzione, trasformazione e distribuzione dei prodotti alimentari. Tre anche gli obiettivi di impatto che il processo di gestione del fondo ha incorporato sin dal suo lancio: emissioni di carbonio, consumo idrico e tasso di riciclo dei rifiuti. Rispetto all’universo di investimento, la strategia mira infatti a ridurre al minimo il consumo delle risorse naturali e le emissioni di gas serra, così come a mantenere un elevato livello di riutilizzo degli scarti prodotti. “Questi indicatori, calcolati e pubblicati con frequenza mensile, sono stati selezionati in base alla loro elevata rilevanza rispetto alla filosofia del fondo, alla loro omogeneità e al loro livello di copertura”, conclude Samama. “Il regolare monitoraggio dell’impatto generato dalle aziende del portafoglio è fondamentale per ottenere un aumento del contributo positivo degli investimenti nel tempo”.