L’influenza nel settore finanziario a livello globale permette alla Svizzera e al Lussemburgo di essere i due Stati più ricchi del pianeta
Assicurando alle imprese, in particolare a quelle che operano nel digitale, un’aliquota fiscale particolarmente bassa, l’Irlanda è divenuta nel tempo uno degli Stati più ricchi
Anche durante la pandemia, che ha fatto registrare deficit e contrazioni economiche nelle economie più floride e stabili, per esempio, il Granducato del Lussemburgo si è confermato lo Stato più ricco del mondo, raggiungendo la cifra di 116.921 dollari pro capite. Primato invariato dal 1993.
Stesso discorso vale per la Svizzera: quasi impassibile ai fattori che condizionano l’economia globale, lo Stato elvetico tocca gli 87.367 dollari pro capite; detenendo, a tutti gli effetti, il titolo di secondo Stato più ricco del mondo.
L’Irlanda, invece, che a differenza degli altri due Paesi summenzionati, ha un passato non troppo lontano di profonda povertà, è ormai stabile al terzo posto della lista, con 85.205 dollari di Pil pro capite.
Per un verso, come si evince dall’analisi di TrueNumbers, questa ricchezza è dovuta all’enorme influenza che queste giurisdizioni hanno nel settore finanziario; comparto che traina l’economia globale. Lussemburgo, Svizzera e Irlanda, infatti, nel tempo, hanno riconvertito le loro economie e, da Paesi industriali quali erano (in particolare Lussemburgo e Irlanda), disseminati di miniere e acciaierie, si sono trasformati in centri di servizi finanziari ospitanti le sedi delle maggiori società multinazionali del mondo.
È evidente, però, che funzionale al raggiungimento della loro ricchezza, che ha permesso a questi Stati di superare addirittura i regni petroliferi del Golfo persico, è la politica fiscale adottata. Questi Paesi sono, infatti, considerati tanto dall’opinione pubblica che da alcune organizzazioni internazionali dei veri e propri paradisi fiscali, per il fatto di incentivare il profit shifting delle imprese e per attuare una strategia di concorrenza fiscale non sempre corretta dal punto, incentivando il cd. fenomeno della race to the bottom.
La loro politica fiscale, orientata a garantire una tassazione limitata per i redditi delle imprese e delle persone fisiche, unitamente alla loro posizione geografica strategica, che rende questi Stati limitrofi con altre economie di spicco a livello mondiale (UK e Germania, ad esempio) ha invitato holding, multinazionali, e high net worth individuals (HNWI) a creare in queste giurisdizioni, anche con società di comodo, il loro headquarter o il loro centro vitale di interessi.
Il Lussemburgo, in particolare, desta stupore, in quanto, pur avendo una popolazione che non supera il numero di abitanti di una città medio-grande italiana, vanta una ricchezza spropositata.
Il Granducato, situato nel cuore dell’Europa, crocevia tra la Francia, la Germania, e il Belgio, pur non essendo un vero e proprio paradiso fiscale, è considerato la cassaforte europea di numerose società e imprese: i fondi d’investimento di base in Lussemburgo gestiscono un patrimonio di oltre 4.500 miliardi di euro e la maggior parte dei più influenti miliardari del mondo ha interessi riconducibili a società che hanno sede in Lussemburgo.
E l’Italia, che posizione ricopre nella lista degli Stati più ricchi del mondo?
L’Italia, con un Pil pro capite stimato a 31.604 dollari è soltanto al 27esimo posto.